Il libro del card. Bertone sull'ultima veggente di Fatima: intervista col porporato
Il cardinale Tarcisio Bertone, oggi segretario di Stato vaticano, fu a suo tempo l’inviato
speciale di Giovanni Paolo II presso suor Lucia, l’ultima veggente delle apparizioni
di Fatima. La sua è dunque una testimonianza di valore storico su quello che accadde
il 13 maggio 1917 e nei mesi successivi a Fatima, dove la Madonna apparve ai tre pastorelli
Lucia, Giacinta e Francesco. Documenti inediti, raccolti nel volume scritto dal porporato
in collaborazione con il vaticanista Giuseppe De Carli; documenti che rivelano importanti
particolari e gettano nuova luce su quegli eventi. Il libro, edito da RAI, Eri, Rizzoli,
si avvale – caso più unico che raro – della presentazione di Benedetto XVI.
D.
- Tre incontri ufficiali, tra il 2000 e il 2003, con l’ultima veggente di Fatima,
come lei scrive nel libro: quale impressione porta ancora oggi nell’anima, eminenza,
di quelle molte ore di colloquio trascorse con Suor Lucia?
R. – Credo che in
tutto siano almeno 10 ore di colloquio, che si sono dipanate sia nel colloquio privato
con lei, la prima volta alla presenza del vescovo di Fatima e Leiria, e sia alla presenza
anche della superiora del monastero, molto buona, molto accogliente e molto delicata
e premurosa verso questa testimone eccezionale di eventi soprannaturali, che era l’anziana
suor Lucia, e sia anche con la comunità, perché suor Lucia era un punto-chiave per
la comunità, un punto di riferimento essenziale. Una suora serena, tranquilla, luminosa,
capace di comunicare la gioia di essere amati da Dio e di essere al servizio di Dio
e della Chiesa, soprattutto nella grande preghiera di interecessione. Una suora che
aveva memorizzato con una perfezione meticolosa tutto ciò che “Nostra Signora”, come
chiamava lei la Madonna, aveva comunicato ai tre pastorelli e in modo particolare
a lei, perché lei – rispetto anche a Francesco e a Giacinta – era la più matura e
colei che avrebbe avuto la missione di comunicare poi i famosi tre segreti di Fatima.
Una suora che si irradiava, che diventava radiosa, soprattutto nella preghiera, e
nella preghiera del Santo Rosario in modo speciale.
D. – Quale fu, invece,
l’impressione di suor Lucia alla notizia dell’attentato a Giovanni Paolo II del 1981,
che Papa Wojtyla collegò sempre alla visione del segreto di Fatima?
R. – Suor
Lucia, come le altre suore del monastero, appena ebbero appreso la notizia dell’attentato,
furono sconvolte e si radunarono subito in preghiera perché la Madonna intervenisse
a salvare il Papa. E io ho interrogato esplicitamente suor Lucia sulla sua prima reazione
di fronte all’attentato, in collegamento proprio con la terza parte del segreto di
Fatima, e lei mi ha risposto: “Io ho pensato subito a quell’uomo vestito di bianco”,
che nella redazione del terzo segreto aveva già detto: “avemmo il presentimento che
fosse il Papa”. E quindi collegò essa stessa la cosa, per prima, prima ancora di Papa
Giovanni Paolo II, perché Giovanni Paolo II collegò l’attentato al mistero del segreto
di Fatima dopo essersi fatto portare il testo del terzo segreto. E direi che lei per
prima collegò questo terribile evento con la profezia di Fatima. Quella notte certamente
fu una notte tumultuosa, ma una notte di intensa preghiera di intercessione.
D.
– Nonostante la pubblicazione della terza parte del Segreto, numerose sono tuttora
le critiche e le obiezioni da parte di chi sostiene che non tutto sia stato in realtà
rivelato: qual è la sua opinione su questo punto?
R. – Io ho presentato anche
ad una trasmissione televisiva il testo autentico, le quattro paginette, cioè il foglio
unico redatto da suor Lucia. Le parole del terzo segreto sono contenute in quel foglio
e non ci sono altre parole scritte da suor Lucia che riguardino il terzo segreto.
Le altre parole sono state inventate, formulate da altre persone, ma non corrispondono
certo agli scritti di suor Lucia. Quindi, io sono fermamente convinto sia per la documentazione
che era nell’Archivio Segreto del Sant’Uffizio, che è stata portata – come si sa –
nel 1957 a Roma; sia per le dichiarazioni esplicite, personali di suor Lucia alla
presenza del vescovo di Leiria, che non c’è altro: il terzo segreto è questo, dalla
prima all’ultima parola. Sono 62 righe. Ecco, se si vuole, 25 righe da un lato del
foglio – si è citato il cardinale Ottaviani che parlava di un foglio di 25 righe,
io ho cercato anche forse di interpretare, di spiegare, di giustificare questa affermazione
del cardinale Ottaviani; e poi le altre righe – 16 più 16 – dall’altra parte del foglio
e quindi non c’è altro! Allora, io non posso accettare che ci siano altri segreti,
che ci sia un quarto segreto. Quella famosa frase: “Il Portogallo serberà intatta
la fede”, è contenuta in un altro scritto di suor Lucia e chiude con i puntini, come
sappiamo, una parte delle memorie di suor Lucia. Basta: non c’è altro! Non ha continuato
e non c’è assolutamente una profezia dell’apostasia della Chiesa, come molti vorrebbero
che ci fosse. Io ho ripetuto: com’è possibile che la Madonna, Madre della Chiesa,
che accompagna la Chiesa ed è, soprattutto, l’aiuto del Papa e dei Vescovi, come l’ha
invocata Giovanni XXIII, faccia una profezia per dire che ci sia un’apostasia della
Chiesa? La Chiesa è fedele: “portae inferi non prevalebunt”, anche se uomini e donne
di Chiesa possono tradire la loro fede, e anche uomini di Chiesa, magari collocati
in posti di responsabilità, come abbiamo visto anche recentemente. Però questo non
vuol dire: la Chiesa è fedele! La Chiesa è aiutata dall’assistenza dello Spirito Santo
a conservare intatta la fede e salda la concordia, come diceva il proto-vescovo di
Vercelli, Sant’Eusebio: “Fidem custodire et concordiam serbare”.
D. – Il suo
libro, eminenza, è particolare anche per un altro motivo: è il primo a recare la presentazione
di un Pontefice. Perché Benedetto XVI ha deciso di scriverla di suo pugno?
R.
– Lo spiega egli stesso proprio nella presentazione, perché dice: “Abbiamo lavorato
insieme per la pubblicazione del segreto, del terzo segreto di Fatima”, e ha voluto
proprio che questa mia memoria degli incontri con suor Lucia fosse anche siglata,
in qualche modo, dalla sua lettera di presentazione che è molto bella, come è straordinariamente
profondo il commento che il Papa fa alla pubblicazione del terzo segreto. Ed è una
prova, abbiamo sempre detto che non si tratta di un giudizio infallibile sulla applicazione
del terzo segreto a Giovanni Paolo II, ma è una prova che c’è una perfetta sintonia
tra Giovanni Paolo II, l’allora cardinale Ratzinger, adesso Papa Benedetto XVI, e
il povero sottoscritto che è stato inviato da Giovanni Paolo II a suor Lucia proprio
per una verifica della veridicità dei fatti. Quindi, nel libro c’è un’ulteriore prova
della veridicità dei fatti raccontati da suor Lucia e del terzo segreto, e anche –
come dice il Papa stesso – l’occasione per conoscere la limpida freschezza dell’animo
di suor Lucia, l’intelligenza del cuore, tipica della sua femminilità, trasferita
però in una robusta, incrollabile fede cristiana. Anche davanti ai fatti più drammatici
e alle prove più dolorose.