Il cardinale Poupard insignito dall'Università polacca di Lublino della Laurea Honoris
Causa, a 25 anni dalla creazione del dicastero pontificio della Cultura
“Sin dagli inizi della Chiesa, si è sviluppata una naturale apertura al dialogo, mantenuto
vivo nei secoli, che ha prodotto in ogni campo dell’attività umana i frutti della
cultura nuova”. L’affermazione è del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura, insignito ieri in Polonia - durante una cerimonia all’Università
cattolica di Lublino - della Laurea Honoris Causa nel 25.mo della creazione del dicastero
pontificio, voluto da Giovanni Paolo II. Il porporato ha tenuto nell’ateneo una Lectio
magistralis dedicata al “Dialogo della Chiesa con la cultura”. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Era
la fine degli anni Settanta quando il giovane rettore dell’Istituto cattolico di Parigi,
Paul Poupard, si trattenne in una delle stanze dell’Università polacca di Lublino
per un lungo e appassionato pomeriggio di conversazione con l’arcivescovo di Cracovia,
Karol Wojtyla. L’argomento di quello scambio di vedute: la fede e la cultura. Forse
è nato lì un rapporto destinato a portare un quindicennio più tardi il cardinale Poupard
a capo del Pontificio Consiglio della Cultura, chiamato a quell’incarico dall’arcivescovo
polacco divenuto Papa. E’ stata allora naturale l’emozione con la quale ieri il presidente
del dicastero pontificio è ritornato all’Università di Lublino per riceverne l’onorificenza
e parlare ancora di quel medesimo, inesauribile rapporto tra fede e cultura. Nella
sua Lectio magistralis, il cardinale Poupard ha posto l’accento sull’aspetto del dialogo,
che sin dalle origini ha spinto la Chiesa a incontrare e quindi a “inculturare” il
messaggio di Cristo nelle tradizioni di altri popoli. Il “concetto di persona”, reso
“più umano” dal Vangelo rispetto all’accezione greca o latina, è già un “brillante”
esempio, ha affermato il cardinale Poupard, della novità portata dalla Chiesa nell’incontro
tra fede, ragione, cultura. Ma le “conquiste”, ha osservato, sono state “innumerevoli”
nel corso della storia: arte, letteratura, musica e, in tempi più recenti, anche ricerca
scientifica, giurisprudenza, economia in chiave solidale dimostrano lo sforzo del
dialogo prodotto dalla Chiesa con i vari settori del sapere umano.
Oggi,
dopo la parentesi illuministica, “la promozione del dialogo tra la Chiesa e la cultura
- ha detto il cardinale Poupard - non è solo un’esigenza. Essa rappresenta una vera
sfida che, oltre ad un’attenta analisi della situazione della cultura contemporanea,
richiede una multidirezionale risposta culturale e soprattutto pastorale, fondata
su un atteggiamento di discernimento evangelico”. Per una cultura che sconta la “crisi
della verità oggettiva”, l’estrema settorializzazione delle discipline “che frantumano
il sapere”, il “forte impoverimento spirituale” che ha nutrito il “successo delle
credenze parallele”, esoteriche o New age, e i rapididssimi cambiamenti imposti dalle
dinamiche finanziarie e dalla tecnologia, con la relativa omologazione dei linguaggi
e la diffusione della globalizzazione, impongono che all’interno del processo di dialogo
tra Chiesa e cultura sia presente “un vivo dialogo tra scienza e fede capace di ricostruire
i ponti danneggiati o addirittura distrutti”. In quest’ottica, ha concluso, si pone
il Progetto STOQ, la recente iniziativa di sei Pontificie Università romane che, con
il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, intendono favorire un dialogo
tra scienze naturali, filosofia e teologia, cercando “di realizzare - ha ricordato
il porporato - l’ideale di ricerca interdisciplinare, auspicato da Giovanni Paolo
II nella Lettera Enciclica Fides et Ratio e oggi sostenuto dal Papa Benedetto XVI”.