2007-06-05 14:08:50

Grande partecipazione in Iraq ai funerali del sacerdote e dei tre diaconi caldei uccisi a Mossul. Altre due chiese attaccate a Baghdad


La violenza anticristiana registra due nuovi episodi, dopo l'eccidio di domenica scorsa a Mossul di un sacerdote e tre suddiaconi. L'agenzia INA riferisce oggi di due chiese attaccate nel quartiere di Dora, a Baghdad: si tratta della chiesa di St. John the Baptist - nella zona di Hay Al-Athoriyeen, che avrebbe visto l'uccisione delle sue guardie - e della chiesa di Saint Jacob, nella zona di Hay Al Asya, che sarebbe stata trasformata in moschea. Ma la brutalità nell'Iraq di oggi ha molte facce, come quella del video diffuso da gruppi armati sunniti, nel quale si annuncia la morte dei tre marines americani rapiti il 12 maggio scorso - morte messa in dubbio dalle forze USA - o quella della trentina di cadaveri rinvenuti nelle ultime 24 ore nella capitale irachena.

Intanto, circa duemila persone e le massime autorità della Chiesa in Iraq hanno partecipato ieri a Karamles, nel nord del Paese, ai i funerali del sacerdote caldeo e dei tre sudbdiaconi morti a Mossul. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, il Patriarca caldeo, Emmanuel III Delli, ha ribadito la condanna per quello che ha definito “un atto orribile contro Dio e contro l’umanità”, ringraziando Benedetto XVI per la solidarietà espressa attraverso un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Durante le esequie, la moglie di uno dei tre suddiaconi uccisi, presente all’agguato, ha dato poi la sua testimonianza del brutale assassinio. Eliana Astorri ha chiesto a Younis Tawfik, scrittore e giornalista iracheno sunnita, docente di letteratura araba presso l’Università di Genova, se l'uccisione dei religiosi sia opera di fanatici o il frutto di un preciso disegno: RealAudioMP3


R. - Il disegno c’è, esiste, e non solo nei confronti dei cristiani iracheni, ma anche di tutta la classe intellettuale irachena: cercare di eliminare la classe "illuminata". Qui parliamo della comunità cristiana: da sempre, almeno in Iraq, da quando io ero ancora ragazzino e cercavo la conoscenza, andavo alla cattedrale o nella chiesa della mia città, Mossul, dove la comunità cristiana è abbastanza bene inserita. Questa classe ha un legame attraverso la fede con l’Occidente, anche in campo scientifico - tra i medici iracheni più bravi vi sono sono cristiani, e così i più bravi economisti, ricercatori sono cristiani - e dunque ciò significa che qualcuno sta cercando di svuotare il Paese della classe intelligente e illuminata per lasciar precipitare il Paese in un tunnel di oscurantismo e dunque, a questo punto, è chiaro che l’opera viene portata avanti da al Qaeda o da alcuni gruppi affiliati ad al Qaeda.

D. - Lei è nato a Mossul. Qual è stato e qual è il rapporto, ora, tra comunità cristiane e musulmane?

 
R. - Per quanto riguarda la convivenza tra musulmani e cristiani, era eccellente perché con Saddam Hussein, pur nel suo regime, pur nel suo partito, i cristiani erano comunque inseriti ugualmente come iracheni di altra fede. Il problema è nato dopo la caduta del regime di Saddam, quando il Paese è stato lasciato in preda al caos per più di un anno, quando è stato azzerato lo Stato. Dunque, la situazione attuale è completamente diversa da quella precedente: oggi, nel mirino ci sono i cristiani perché sono la classe che faceva da collante tra l’Iraq e il mondo esterno, soprattutto l’Occidente, ed è quella che poi aiutava il Paese a crescere, a guardare verso il futuro perché innanzitutto loro si consideravano “iracheni”, poi “cristiani”.







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