2007-06-04 16:06:33

Mons. Bertin:altri Paesi dietro l'attentato contro il premier somalo


Rischia di precipitare la situazione in Somalia dove, ieri a Mogadiscio, un attentato suicida ha provocato sette morti, ma ha fallito il vero obiettivo, il primo ministro somalo Ali Mohamed Gedi. L’attacco stamani è stato rivendicato dal sedicente “Movimento dei Giovani Mujaheddin”, ma il premier Gedi punta senza mezzi termini il dito contro al Qaeda, la rete terroristica internazionali di Osama Bin Laden. Anche stamani nuove violenze. Almeno 4 civili sono morti e numerosi altri sono rimasti feriti a Mogadiscio, in seguito all'ennesimo attacco contro un convoglio militare etiopico. Sulle forze che in questo momento stanno cercando di destabilizzare la Somalia, Christoper Altieri, ha raggiunto telefonicamente mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico a Mogadiscio: RealAudioMP3


R. - Ciò che posso dire è che durante questi ultimi 17 anni - il periodo cioè dell’anarchia, soprattutto nel centro-sud del Paese - ci sono stati diversi gruppi che si sono richiamati all’islam e spesso all’islam radicale. Particolarmente in questi ultimi due anni, elementi che spesso si ispirano al fondamentalismo hanno compiuto degli attentati mirati ad esponenti dei vari governi di transizione, che si è sempre cercato di mettere in piedi, o comunque persone che hanno appoggiato la nascita di un esecutivo provvisorio. Dire, allora, che l’attentato alla vita del primo ministro sia senz’altro opera di al Qaeda, forse è una conclusione troppo affrettata. Ciò che si può dire invece, guardando ai vari proclami, all’ideologia cui i gruppi terroristici si rifanno, alle tecniche militari e alle armi che utilizzano, è che certamente ci sono degli appoggi a livello internazionale, che vanno dunque al di là del territorio della Somalia. Se questi siano poi direttamente legati ad al Qaeda o ad altri movimenti, certamente non posso dirlo.








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