Sarà beatificato Franz Jägerstätter, il contadino austriaco ucciso dai nazisti per
essersi opposto a Hitler in nome del Vangelo
Ieri il Papa ha aperto la strada alla proclamazione di due nuove Sante e 320 nuovi
Beati: tra questi ci saranno numerosi martiri. Martiri giapponesi, uccisi in odio
alla fede nel 1600, e martiri della guerra civile spagnola del 1936. Tra i prossimi
Beati figura anche un contadino austriaco, Franz Jägerstätter, di cui quest’anno si
celebrano i 100 anni dalla nascita, ucciso dai nazisti nel 1943 per essersi opposto,
in nome del Vangelo, al regime hitleriano. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Franz
Jägerstätter nasce il 20 maggio 1907 in un paesino dell’Alta Austria a pochi chilometri
dal confine con la Baviera. Nel 1938 la Germania hitleriana annette l’Austria. L’anno
successivo le truppe naziste invadono la Polonia: scoppia la Seconda Guerra Mondiale.
Franz Jägerstätter è un contadino, è sposato e ha tre figlie. Nel 1943 ha 36 anni:
viene arruolato nell’esercito del Terzo Reich. Lui si rifiuta. L’ideologia nazista
va contro il Vangelo, va contro la sua coscienza. Conosce le parole di San Pietro:
”Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. Cercano di convincerlo. Rischia
la vita. Il suo parroco Josef Karobath scrive: ”Mi ha lasciato ammutolito, perché
aveva le argomentazioni migliori. Lo volevamo far desistere ma ci ha sempre sconfitti
citando le Scritture”. Franz ha la sapienza dell’umile, non usa parole difficili ma
le parole chiare ed esigenti del Vangelo.
Prega,
medita, digiuna, legge i documenti della Chiesa: nel 1937 Papa Pio XI aveva pubblicato
l’Enciclica “Mit Brenneder Sorge” con la quale condannava duramente l’ideologia razzista
e anticristiana del nazismo. “Nessun potere coercitivo dello Stato – scriveva Papa
Ratti - potrà sostituire a lungo andare i più profondi e decisivi stimoli, che provengono
dalla fede in Dio e in Gesù Cristo”. Franz è arrestato: in carcere, parlando con la
moglie, ricorda le parole di Gesù: “chi ama il padre o la madre più di me non è degno
di me ”. Viene ghigliottinato il 9 agosto 1943, a Berlino, nello stesso carcere in
cui sarà impiccato il teologo protestante Bonhoeffer. Nel suo Testamento leggiamo:
“Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la
mia volontà”. Benedetto XVI nella sua visita nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau
il 28 maggio dell’anno scorso, aveva ricordato quanti nella Germania di Hitler si
erano opposti al regime nazista ed erano considerati allora come “il rifiuto della
nazione”: “Ora però noi li riconosciamo con gratitudine come
i testimoni della verità e del bene, che anche nel nostro popolo non era tramontato.
Ringraziamo queste persone, perché non si sono sottomesse al potere del male e ora
ci stanno davanti come luci in una notte buia. Con profondo rispetto e gratitudine
ci inchiniamo davanti a tutti coloro che, come i tre giovani di fronte alla minaccia
della fornace babilonese, hanno saputo rispondere: ‘Solo il nostro Dio può salvarci.
Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e
non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto’”.