La Grande missione continentale in America Latina, dopo i giorni del confronto: un
commento sulla Conferenza di Aparecida
Dopo i giorni di Aparecida, per i vescovi dell'America Latina e dei Caraibi è tempo
di bilanci. Per due settimane, dopo il solenne avvio della quinta Conferenza generale
dell'Episcopato continentale alla presenza da Benedetto XVI, lo scorso 13 maggio,
i presuli e gli esperti presenti nella città mariana del Brasile si sono confrontati,
alla luce del magistero papale, sul presente e sul futuro della Chiesa locale. Per
una valutazione di questo importante appuntamento, il servizio di Luis Badilla
Morales:
“Nella
Chiesa tutti siamo chiamati ad essere discepoli e missionari. Occorre formarci e formare
tutto il Popolo di Dio per adempiere con responsabilità e audacia il nostro compito
(...) Siamo stati chiamati ad essere una Chiesa con le braccia aperte e a dare valore
ad ognuno dei suoi membri. Incoraggiamo perciò gli sforzi che si portano avanti nelle
parrocchie per essere "casa e scuola di comunione", animando e formando piccole comunità
e comunità ecclesiali di base così come nelle associazioni dei laici, nei movimenti
ecclesiali e nelle nuove comunità”. E’ questo uno dei passaggi più rilevanti del Messaggio
conclusivo della V Conferenza, che chiama in causa i latinoamericani con la Grande
missione continentale: quest'ultima aperta, nella sostanza, il 31 maggio con la celebrazione
eucaristica che ha suggellato i lavori di diciotto intense giornate di comunione e
riflessione. I laici latinoamericani, sotto la guida dei vescovi, saranno “la misura
del successo” della rivitalizzazione dell’evangelizzazione nei prossimi anni. Spetta
soprattutto a loro raggiungere oltre 555 milioni di battezzati, che corrispondono
al 62% degli abitanti del continente americano. Si tratta di uno sforzo gigantesco,
mai registrato prima. Le grandi linee sono state già tracciate. «Davanti alle nuove
difficili scelte - ha detto Benedetto XVI in apertura dell‘incontro episcopale - i
fedeli sperano da questa V Conferenza un rinnovamento e una rivitalizzazione della
loro fede in Cristo, nostro unico Maestro e Salvatore, che ci ha rivelato l'esperienza
unica dell'Amore infinito di Dio Padre per gli uomini. De questa fonte, potranno sorgere
nuove strade e progetti pastorali creativi, capaci di infondere una ferma speranza
per vivere in maniera responsabile e gioiosa la fede ed irradiarla così nel proprio
ambiente". Queste “nuove strade” e questi “progetti pastorali creativi”, contenuti
nel Documento finale di prossima pubblicazione ma già anticipati nella sintesi che
i vescovi hanno resa pubblica, possono contare con la forza trainante di un laicato
che non ha uguale nel mondo cattolico; infatti, il 90% dei missionari laici e oltre
il 40 dei catechisti della Chiesa universale si trovano in America Latina. Questi
discepoli-missionari (nei dibattiti della Conferenza è prevalsa l’idea di sostituire
la “e” con un trattino per mettere l’accento sull’unicità dei due concetti), nello
svolgimento della Grande missione, porranno agli interlocutori la domanda del Papa:
“Perché vogliamo essere discepoli di Cristo?” e daranno la sua risposta: “Perché speriamo
di trovare nella comunione con Lui la vita, la vera vita degna di questo nome, e per
questo vogliamo farlo conoscere agli altri, comunicare loro il dono che abbiamo trovato
in Lui”. Trovare nell’incontro personale con Gesù, dunque, “la vita, la vera vita
degna di questo nome”. E ciò che più si addice ai popoli latinoamericani. E ciò che
si aspettano dalla Chiesa e dall’evangelizzazione. Lo dimostra tutta la fase preparatoria
della Conferenza e i tantissimi contributi fatti pervenire al CELAM. Il futuro di
questa grande sfida è anche nelle mani dei pastori, dei vescovi e del clero, diocesano
e religioso, più che mai chiamati oggi all’adempimento generoso, tempestivo, dinamico
e creativo dei piani pastorali delle diocesi e della Conferenze episcopali locali.
Parlando ai vescovi del Brasile, “Maestri di fede”, Benedetto XVI, poche ore prima
dell’apertura della V Conferenza citò la Populorum progressio di Paolo VI:
“Laddove Dio e la sua volontà non sono conosciuti, dove non esiste la fede in Gesù
Cristo, e nella sua presenza nelle celebrazioni sacramentali, manca l’essenziale anche
per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici. La fedeltà al primato
di Dio e della sua volontà, conosciuta e vissuta in comunione con Gesù Cristo, è il
dono essenziale che noi vescovi e sacerdoti dobbiamo offrire alla nostra gente”.