Antonio Rosmini verso l'onore degli altari: intervista col postulatore
Questa mattina, alla presenza del Santo Padre, è stato promulgato il decreto che riconosce
un miracolo attribuito alla intercessione di Antonio Rosmini, il grande filosofo e
teologo italiano del 19.mo secolo, nato nel 1797 a Rovereto e morto a Stresa nel 1855.
Ma fu soprattutto insigne uomo di Chiesa, fondatore dei Padri Rosminiani e delle Suore
della Provvidenza (Rosminiane). Non fu molto capito ai suoi tempi e alcune sue opere
finirono all’Indice dei libri proibiti, a causa di una errata interpretazione del
suo pensiero che ha precorso il Concilio Vaticano II. Tutto è stato chiarito col tempo
ed ora è aperta la strada alla sua beatificazione. Con noi a parlarcene, il postulatore
della Causa, il rosminiano padre Claudio Massimiliano Papa:
D. - Come ha accolto
la notizia?
R. – Ho accolto la notizia del decreto da lei, in questo momento.
Sapevo che il Santo Padre oggi avrebbe ricevuto il cardinale Saraiva Martins e avrebbe
firmato i decreti. Ufficialmente, io il decreto ancora non ce l’ho in mano, quindi
questa notizia mi fa particolarmente felice.
D. - Chi era Rosmini?
R.
– Antonio Rosmini è un prete roveretano, come lei ha già detto. Uomo di pensiera,
di cultura, che fondò un istituto religioso e che dedica alla ricerca culturale tutta
la sua vita. Sulle parole del Papa Gregorio XVI che lo ha invitato a ricondurre gli
uomini alla religione mediante la ragione.
D. - Non sempre è stato ben compreso…
R.
– Bé, sicuramente è stato un uomo di grandissime vedute che ha anticipato di 100 anni
il Concilio Vaticano II, e questo evidentemente è rapportato a non essere subito compreso.
D.
- Qual è il fulcro del suo pensiero?
R. – Il pensiero di Rosmini è l’idea dell’essere,
cioè il riconoscere il divino nella natura e in questo dare la capacità all’uomo di
poter comprendere, di poter capire, di poter approfondire. Dal punto di vista spirituale,
però, questo diventa la carità universale: nella triplice forma della carità spirituale,
materiale, intellettuale.
D. - Quando parlava delle 5 piaghe della Chiesa cosa
intendeva?
R. – Evidentemente rientra in questo principio che già abbiamo detto
di intuizione del Vaticano II, di intuizione di un pensiero che deve andare al di
là dell’apparenza per andare alla sostanza. E anche in questo senso, le 5 piaghe della
Chiesa non sono una critica alla Chiesa, ma sono un saper maturare con la Chiesa nell’Oggi.
D.
- Qual è l’attualità del suo messaggio?
R. – Direi proprio questa triplice
forma della carità. Il Papa anche ultimamente ha insistito proprio sulla carità intellettuale,
dicendo agli universitari, lo scorso dicembre, che se dovesse scrivere un altro capito
della sua enciclica sulla carità, la dedicherebbe proprio alla carità intellettuale.
Bene, è Rosmini che già 150 anni fa fa della carità intellettuale il suo punto di
ricerca di Dio nell’uomo d’oggi.