2007-05-31 15:05:40

'Assetato di salvezza per tutti': sarà proclamato Santo dal Papa, domenica prossima, il francescano polacco Simone da Lipnica


Predicatore ferventissimo, una vita penitente, intessuta di preghiera e di studio, caritatevole testimone dell’amore accanto ad ammalati e sofferenti, morì di peste, vittima della sua dedizione. Questi i tratti salienti della personalità di Simone da Lipnica, francescano polacco, vissuto nel 1400, che domenica prossima sarà proclamato Santo da Benedetto XVI, insieme con altri tre Beati, in Piazza San Pietro. Giovanni Peduto ha intervistato padre Luigi Perugini, confratello di Simone da Lipnica: RealAudioMP3
 
R. - Simone nacque a Lipnica Murowana, nella Polonia meridionale intorno agli anni 1435-1440. Fin da piccolo mostrò un carattere precocemente maturo e pio, una naturale predisposizione alla preghiera e un tenero amore alla Madre di Dio trasmessogli dalla propria famiglia. Incline allo studio, nel 1454 si iscrisse alla famosa Accademia Jagellonica di Cracovia. Proprio in quegli anni era presente in città San Giovanni da Capestrano, che con la santità della vita e il fervore delle sue prediche, attirava molti giovani alla sequela di Francesco di Assisi. Anche Simone, con giovanile entusiasmo, chiese di essere accolto nel convento francescano di Stradom nel 1457. La vita penitente, austera, intessuta di preghiera dei francescani, fu l’humus nel quale si preparò alla professione religiosa e al sacerdozio, ricevuto intorno al 1460. Per circa venti anni si dedicò alla predicazione popolare, manifestando con chiarezza i doni di sapienza e di grazia di cui lo Spirito lo aveva arricchito. Si preparava a questo ministero con lunghe ore di preghiera e con profondo studio delle Sacre Scritture. Nel 1463, primo tra i Frati Minori, ebbe l’incarico di predicatore ufficiale della cattedrale del Wawel a Cracovia. Le fonti più antiche lo definiscono “predicator ferventissimus”. Nell’anno 1478 venne per breve tempo in Italia, per partecipare al Capitolo generale di Pavia. Si fece pellegrino alla tomba di San Bernardino da Siena, all’Aquila, alle Tombe degli Apostoli a Roma. Poi proseguì per la Terra Santa. Simone coronò la sua vita virtuosa con una straordinaria testimonianza di amore per gli ammalati ed i sofferenti. Imperversando la peste, che si era manifestata a Cracovia il 15 agosto 1482, seppe trasformare quel tempo di morte e di dolore in un tempo propizio per la carità. Affiancò i confratelli francescani nell’opera di soccorso agli appestati, moltiplicò la sua presenza al capezzale dei moribondi, passò ovunque confortando, amministrando i sacramenti e annunciando la consolante Parola di Dio. Fu inevitabile che anch’egli rimanesse contagiato dal male, vittima della sua stessa dedizione. Mori il 18 luglio 1482, con gli occhi fissi sulla Croce, chiedendo per sé la più umile delle sepolture.

 
D. - In quale contesto e’ vissuto e in che maniera ha espletato la sua missione?

 
R. - L’esperienza spirituale del nuovo Santo si inquadra nell’opera riformatrice dell’Ordine Francescano, promossa da San Bernardino da Siena e introdotta in Polonia da San Giovanni da Capestrano. Questa riforma si proponeva una più rigorosa osservanza della Regola di San Francesco, cioè una rinuncia ai privilegi in materia di povertà, una vita di preghiera ritirata negli eremi, una predicazione di carattere popolare. Ad imitazione di San Bernardino da Siena e San Giovanni da Capestrano, anche il Beato Simone da Lipnica diffuse la devozione al Nome di Gesù, per disporre l’uditorio all’accoglienza della Parola predicata. In occasione dei suoi sermoni invitava il popolo ad invocare quel Nome santo, per tre volte ad alta voce, ottenendo frutti di penitenza, e sincere conversioni.

 
D. - Quale è stato il suo carisma?

 
R. - Il Beato Simone da Lipnica è passato alla storia della santità serafica col titolo di “Salutis omnium sitibundus” cioè “Assetato di salvezza per tutti”. Consapevole di essere, in virtù della sua vocazione francescana, dono ai fratelli, li servì instancabilmente, spezzando per loro il pane della Parola di Dio nelle continue e affollate predicazioni, e aggiungendo a questo il pane materiale della carità per i poveri ed indigenti.

 
D. - Vuole raccontarci un episodio significativo della sua vita?

 
R. - Nel 1478 il Beato Simone ebbe la gioia di coronare un suo sogno: compiere un pellegrinaggio in Terra Santa. In quell’anno si trovava infatti in Italia ed era per lui più facile raggiungere i Luoghi santi. Visse questa esperienza in spirito di penitenza, da vero amante della passione di Cristo, con la nascosta aspirazione di versare il proprio sangue per la salvezza delle anime, se così fosse piaciuto a Dio. Emulo di San Francesco nel suo amore per i Luoghi santi, nell’eventualità di essere catturato dagli infedeli, prima di intraprendere il viaggio volle apprendere a memoria la regola dell’ Ordine « per averla- diceva - sempre davanti agli occhi della mente ».

 
D. - Quale messaggio lascia al mondo d’oggi?

 
R. - Possiamo affermare che il nuovo Santo seppe coniugare in maniera eroica, l’impegno tra evangelizzazione e testimonianza della carità, compito di ogni cristiano. Il grande amore alla Parola di Dio, lo condusse a riconoscere Cristo in ogni fratello, soprattutto i più poveri e sofferenti: quelli che incontrava alla porta del suo convento, o che affollavano le chiese e le piazze per ascoltarlo, quelli infine che furono vittime della pestilenza. L’Ordine dei Frati Minori, che si prepara a celebrare l’VIII centenario della sua fondazione, che si compirà nel 2009, gioisce particolarmente per la Canonizzazione del Beato Simone da Lipnica, perché, riconosce in lui un autentico seguace di San Francesco e un interprete autorevole della povertà, dell’umiltà e della letizia lasciateci in eredità dal Santo Fondatore.







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