2007-05-31 08:54:21

Alla Conferenza di Aparecida, la solidarietà dei vescovi alla Chiesa venezuelana, dopo la chiusura di "Radio Caracas Television"


"Ringrazio tutti per le molteplici espressioni di solidarietà e per il sostegno delle vostre preghiere di fronte alla nuova situazione di tensione e violenza che si vive nel mio Paese, dopo che il governo nazionale ha deciso di non rinnovare la concessione della frequenza ad uno dei canali televisivi con maggiore copertura nazionale". Così, durante la Conferenza episcopale di Aparecida - in dirittura d'arrivo in Brasile - si è espresso all'apertura della sua omelia mons. Ubaldo Santana Sequera, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Conferenza episcopale del Venezuela. I particolari da Luis Badilla Morales:


“Vi chiedo di pregare per la globalizzazione della cultura della vita nei nostri popoli e per l'urgenza necessaria di fronte ai diritti umani", ha affermato mons. Santa Sequera, che ha ricordato il significato e l'importanza della festa di Pentecoste di domenica scorsa. "Così come gli Atti degli Apostoli raccontano come il Vangelo si diffuse - e i frutti che ha dato la "prima" Pentecoste nei tempi apostolici - nello stesso modo dovrà prolungarsi e manifestarsi nella "Pentecoste" di Aparecida; nel tempo ordinario delle nostre vite, della nostra storia, delle nostre chiese", ha aggiunto il presule venezuelano. Sottolineando che il Documento finale dell'incontro si trova in una fase avanzata, orma definitiva, l'arcivescovo di Maracaibo ha precisato che oggi la cosa più importante è "la conversione dei cuori... Aparecida deve essere per tutti noi una lezione inaugurale di questa Chiesa che vuole essere casa, scuola e luogo di comunione per tutti, in ciascuno dei nostri Paesi. Siamo consapevoli dell'importanza di questo documento, ma ricordiamoci sempre che non sono i documenti quelli che trasformano il mondo. E' l'amore di Cristo, che il suo Spirito versa sui nostri cuori, ciò che trasforma veramente il mondo permettendo di dare ai documenti l'uso più adeguato".

Nell’incontro con la stampa, ieri, hanno preso parte mons. João Braz de Aviz, arcivescovo di Brasilia, e mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal, arcivescovo di Cartagena, in Colombia, presidente della Commissione che ha redatto il Messaggio finale. Mons. João Braz de Aviz ha sottolineato il fatto che l’Assemblea è stata un’espressione della comunione ecclesiale ma, ha precisato, "occorre intendere questa come un atteggiamento di apertura a tutti”. “Comunione non solo tra i cattolici - ha insistito - ma anche comunione con altre confessioni religiose e con la società tutta. Mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal da parte sua ha voluto confermare che il Messaggio finale era già stato approvato in Assemblea plenaria e che una delle sue caratteristiche principali è quella di essere un testo rivolto a tutti i membri della Chiesa”. Il presule colombiano ha però rilevato che l’intenzione degli episcopati è anche quella di aprire ponti verso ogni componente della società latinoamericana. “La Chiesa - ha affermato - è desiderosa di aprire un dialogo sincero e rispettoso con tutti, anche con coloro che magari non condividono tutto o parte del magistero e della Rivelazione stessa. Noi vogliamo che il nostro interlocutore sia ogni singolo individuo, ogni persona, nonché i popoli, la famiglia delle nazioni. Insieme, tutti, possiamo renderci protagonisti della costruzione di un mondo più solidale e giusto”. Infine, mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal è tornato a parlare dell’opzione preferenziale per i poveri rilevando, di fronte alle domande dei giornalisti, che questa è una scelta irreversibile come aveva detto Benedetto XVI, poiché la sua radice ultima è cristologia”. “Certo - ha commentato - in America Latina e nei Caraibi i poveri aumentano a dismisura. Riteniamo dunque che non basti ripetere questa nostra scelta, è anche urgente molta immaginazione e creatività per dare risposte adeguate a questa sfida. Dobbiamo essere capaci di trovare nuove forme per far fronte alla povertà”.







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