Tra i nuovi Santi di domenica prossima la Beata Maria Eugenia di Gesù, fondatrice
delle Suore dell'Assunzione della Beata Vergine Maria
Una società trasformata dai valori del Vangelo, più che dalle sole novità della Rivoluzione
francese. Fu il sogno e poi un'obiettivo al quale consacrò la propria esistenza la
Beata Maria Eugenia di Gesù, al secolo Anna Eugenia Milleret de Brou, fondatrice dell’Istituto
delle Suore dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Domenica prossima, la religiosa,
morta nel 1898, sarà canonizzata da Benedetto XVI in Piazza San Pietro, insieme con
altri tre Beati. Giovanni Peduto ha chiesto un profilo della nuova Santa al
postulatore della Causa di canonizzazione, mons. François Duthel:
R.
- Maria Eugenia di Gesù nacque a Metz, Francia, il 1817. Apparteneva ad una famiglia
benestante della borghesia francese. Molto giovane, si era interrogata sul senso della
vita e aveva cercato di darsi delle risposte. Questo le fece prendere coscienza di
quanto fosse superficiale l’educazione data alle ragazze del suo ceto sociale. Inoltre,
in un contesto storico ancora fortemente segnato dalle idee della rivoluzione francese,
capiva che molti valori spirituali erano andati perduti. Questa duplice presa di coscienza
fece nascere in lei il desiderio di portare la propria piccola pietra per la costruzione
di una società trasformata dai valori del Vangelo, senza tuttavia rinnegare gli ideali
più alti della Rivoluzione. Convertitasi da adulta, passando da una fede convenzionale
ad una fede personale e impegnata, Maria Eugenia Milleret rispose alla chiamata di
Dio e fondò una Congregazione religiosa, apostolica e profondamente contemplativa
allo stesso tempo.
D. - Qual è il suo carisma?
R.
- Maria Eugenia aveva un progetto di vita apostolica fortemente radicato in una profonda
vita di preghiera. Dall’inizio, volle unire educazione e contemplazione. Le donne
consacrate alla missione educativa, diceva, “hanno bisogno più di altre di una intensa
vita di contemplazione e di adorazione”. La spiritualità che volle dare alla Congregazione
è centrata su Gesù Cristo, la Parola fattasi carne per ridare all’uomo la piena dignità
di figlio di Dio. Per lei, ogni persona è unica e chiamata a diventare ciò che Dio
vuole che sia e a realizzare la propria missione sulla terra, là dove vive. La pedagogia
di Maria Eugenia è animata dalla visione dell’uomo e del mondo creati a immagine di
Dio. Le religiose dell’Assunzione vivono questo carisma in comunità. Contemplazione,
missione e vita fraterna sono vissute in profonda unità tra loro.
D.
- In quale contesto ha vissuto Maria Eugenia e come ha realizzato la sua missione?
R. - È vissuta nel XIX secolo, secolo complesso,
alla ricerca di un equilibrio dopo gli sconvolgimenti della rivoluzione. Secolo attraversato
da lotte appassionate per la libertà, secolo di grandi scoperte: la prima locomotiva,
la fotografia; secolo della prima industrializzazione che contribuisce ad approfondire
il fossato tra le diverse classi sociali. Secolo segnato dall’egoismo, da una religiosità
ristretta o dalla negazione di Dio, ma anche da una nuova fioritura di santi: Teresa
di Lisieux, il curato d’Ars, Don Bosco, Bernadette Soubirous. Secolo infine di apostoli
e di profeti, di pionieri protesi verso il futuro. Tra loro, c'è Maria Eugenia Milleret
che capisce come, per ricostruire un mondo cristiano secondo il Vangelo, all’indomani
della Rivoluzione, la Chiesa abbia bisogno di dedicarsi all’educazione cristiana delle
giovani. In questo contesto storico molto particolare, va collocata la vita di Maria
Eugenia Milleret. Le sue intuizioni le faranno percorrere un cammino in linea con
la restaurazione evangelica e cristiana della società che sarà poi confermato dagli
orientamenti del Vaticano II.
D. - Vogliamo
ricordare un episodio significativo della sua vita?
R.
- La grazia della prima comunione come lei stessa ce la descrive: "Fu un brevissimo
istante, ma non l’ho mai dimenticato… nel momento in cui ricevetti Gesù Cristo, fu
come se tutto ciò che avevo visto sulla terra, anche mia madre, non fossero altro
ombre passeggere". Poi, sentì una voce interiore dirle: verrà un giorno in cui lascerai
tutto ciò che ami per glorificarmi e servire questa Chiesa che non conosci. Questa
grazia maria Eugenia la custodirà nel suo cuore e la ritroverà il giorno della "conversione”
a Notre Dame de Paris. Dopo aver sentito la predicazione del padre Lacordaire, sentirà
di essere completamente convertita e prenderà subito la decisione di consacrare tutte
le sue forze o meglio tutta la sua debolezza alla Chiesa, che sola ormai ha, ai suoi
occhi, il segreto e la capacità di operare il bene su questa terra. Tutte le fondazioni
avranno come unico scopo quello di glorificare Dio e servire la Chiesa: Tu mi glorificherai,
tu mi servirai…
D. - Quale messaggio lancia al nostro
tempo?
R. - Maria Eugenia di Gesù ha guardato al
suo tempo con speranza. Per lei, il mondo era un luogo di rivelazione di Dio e un
luogo per rendergli gloria. La contemplazione non la distoglieva dal mondo ma l’induceva
ad un amore sempre più grande. "Non posso sentir parlare della terra come d’un luogo
d’esilio. Io la considero piuttosto come un luogo di gloria per Dio perché… solo qui
può ricevere l’unica lode che non trova in se stesso". Maria Eugenia aveva ben capito
che Dio ha un progetto sul mondo e che ognuno è chiamato a collaborarvi. Credo che
ognuno abbia una missione sulla terra, perciò ci lascia un messaggio di speranza impegnata:
collaborare alla realizzazione di cieli nuovi e terra nuova che è la vera eredità
dell’umanità. Ci lascia anche una certezza: la santità non è uno stato ma un cammino
che dobbiamo percorrere giorno dopo giorno, un camino di fede e di amore. La santità
è un dono che si riceve da Dio solo, a noi di camminare in risposta ad esso.