2007-05-30 14:08:51

Tra i nuovi Santi di domenica prossima la Beata Maria Eugenia di Gesù, fondatrice delle Suore dell'Assunzione della Beata Vergine Maria


Una società trasformata dai valori del Vangelo, più che dalle sole novità della Rivoluzione francese. Fu il sogno e poi un'obiettivo al quale consacrò la propria esistenza la Beata Maria Eugenia di Gesù, al secolo Anna Eugenia Milleret de Brou, fondatrice dell’Istituto delle Suore dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Domenica prossima, la religiosa, morta nel 1898, sarà canonizzata da Benedetto XVI in Piazza San Pietro, insieme con altri tre Beati. Giovanni Peduto ha chiesto un profilo della nuova Santa al postulatore della Causa di canonizzazione, mons. François Duthel: RealAudioMP3

 R. - Maria Eugenia di Gesù nacque a Metz, Francia, il 1817. Apparteneva ad una famiglia benestante della borghesia francese. Molto giovane, si era interrogata sul senso della vita e aveva cercato di darsi delle risposte. Questo le fece prendere coscienza di quanto fosse superficiale l’educazione data alle ragazze del suo ceto sociale. Inoltre, in un contesto storico ancora fortemente segnato dalle idee della rivoluzione francese, capiva che molti valori spirituali erano andati perduti. Questa duplice presa di coscienza fece nascere in lei il desiderio di portare la propria piccola pietra per la costruzione di una società trasformata dai valori del Vangelo, senza tuttavia rinnegare gli ideali più alti della Rivoluzione. Convertitasi da adulta, passando da una fede convenzionale ad una fede personale e impegnata, Maria Eugenia Milleret rispose alla chiamata di Dio e fondò una Congregazione religiosa, apostolica e profondamente contemplativa allo stesso tempo.

 
D. - Qual è il suo carisma?

 
R. - Maria Eugenia aveva un progetto di vita apostolica fortemente radicato in una profonda vita di preghiera. Dall’inizio, volle unire educazione e contemplazione. Le donne consacrate alla missione educativa, diceva, “hanno bisogno più di altre di una intensa vita di contemplazione e di adorazione”. La spiritualità che volle dare alla Congregazione è centrata su Gesù Cristo, la Parola fattasi carne per ridare all’uomo la piena dignità di figlio di Dio. Per lei, ogni persona è unica e chiamata a diventare ciò che Dio vuole che sia e a realizzare la propria missione sulla terra, là dove vive. La pedagogia di Maria Eugenia è animata dalla visione dell’uomo e del mondo creati a immagine di Dio. Le religiose dell’Assunzione vivono questo carisma in comunità. Contemplazione, missione e vita fraterna sono vissute in profonda unità tra loro.

 
D. - In quale contesto ha vissuto Maria Eugenia e come ha realizzato la sua missione?

 
R. - È vissuta nel XIX secolo, secolo complesso, alla ricerca di un equilibrio dopo gli sconvolgimenti della rivoluzione. Secolo attraversato da lotte appassionate per la libertà, secolo di grandi scoperte: la prima locomotiva, la fotografia; secolo della prima industrializzazione che contribuisce ad approfondire il fossato tra le diverse classi sociali. Secolo segnato dall’egoismo, da una religiosità ristretta o dalla negazione di Dio, ma anche da una nuova fioritura di santi: Teresa di Lisieux, il curato d’Ars, Don Bosco, Bernadette Soubirous. Secolo infine di apostoli e di profeti, di pionieri protesi verso il futuro. Tra loro, c'è Maria Eugenia Milleret che capisce come, per ricostruire un mondo cristiano secondo il Vangelo, all’indomani della Rivoluzione, la Chiesa abbia bisogno di dedicarsi all’educazione cristiana delle giovani. In questo contesto storico molto particolare, va collocata la vita di Maria Eugenia Milleret. Le sue intuizioni le faranno percorrere un cammino in linea con la restaurazione evangelica e cristiana della società che sarà poi confermato dagli orientamenti del Vaticano II.


 
D. - Vogliamo ricordare un episodio significativo della sua vita?

 
R. - La grazia della prima comunione come lei stessa ce la descrive: "Fu un brevissimo istante, ma non l’ho mai dimenticato… nel momento in cui ricevetti Gesù Cristo, fu come se tutto ciò che avevo visto sulla terra, anche mia madre, non fossero altro ombre passeggere". Poi, sentì una voce interiore dirle: verrà un giorno in cui lascerai tutto ciò che ami per glorificarmi e servire questa Chiesa che non conosci. Questa grazia maria Eugenia la custodirà nel suo cuore e la ritroverà il giorno della "conversione” a Notre Dame de Paris. Dopo aver sentito la predicazione del padre Lacordaire, sentirà di essere completamente convertita e prenderà subito la decisione di consacrare tutte le sue forze o meglio tutta la sua debolezza alla Chiesa, che sola ormai ha, ai suoi occhi, il segreto e la capacità di operare il bene su questa terra. Tutte le fondazioni avranno come unico scopo quello di glorificare Dio e servire la Chiesa: Tu mi glorificherai, tu mi servirai…

 
D. - Quale messaggio lancia al nostro tempo?

 
R. - Maria Eugenia di Gesù ha guardato al suo tempo con speranza. Per lei, il mondo era un luogo di rivelazione di Dio e un luogo per rendergli gloria. La contemplazione non la distoglieva dal mondo ma l’induceva ad un amore sempre più grande. "Non posso sentir parlare della terra come d’un luogo d’esilio. Io la considero piuttosto come un luogo di gloria per Dio perché… solo qui può ricevere l’unica lode che non trova in se stesso". Maria Eugenia aveva ben capito che Dio ha un progetto sul mondo e che ognuno è chiamato a collaborarvi. Credo che ognuno abbia una missione sulla terra, perciò ci lascia un messaggio di speranza impegnata: collaborare alla realizzazione di cieli nuovi e terra nuova che è la vera eredità dell’umanità. Ci lascia anche una certezza: la santità non è uno stato ma un cammino che dobbiamo percorrere giorno dopo giorno, un camino di fede e di amore. La santità è un dono che si riceve da Dio solo, a noi di camminare in risposta ad esso.







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