2007-05-27 08:55:12

Intervista e Profilo biografico di Carlo di Sant'Andrea che sarà canonizzato domenica 3 giugno


Domenica tre giugno sarà dichiarato Santo da Benedetto XVI il sacerdote passionista Carlo di Sant’Andrea, olandese, al secolo Giovanni Andrea Houben, morto mel 1893. Con noi a parlarcene il postulatore della Causa di canonizzazione, padre Giovanni Zubiani:

D. – Vuole offrirci un rapido profilo biografico del nuovo Santo?

R. - Nato l'11 dicembre 1821 a Munstergeleen in diocesi di Roermond, in Olanda, a 24 anni vestì l'abito dei Passionisti ad Ere, in Olanda, e professò i voti il 10 dicembre 1846. Fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1850, e nel febbraio dei 1852 fu mandato in Inghilterra ove ricoprì gli uffici di vice-maestro dei novizi, e di parroco o cappellano. Nel 1857 fu destinato in Irlanda, al ritiro di Mount Argus, dove rimase fino al 1866. In quest'anno i superiori lo fecero ritornare per otto anni in Inghilterra. Il 10 gennaio 1874 ritornava a Mount Argus e quivi passò gli ultimi 20 anni della sua vita, lasciando una genuina fama di santità accompagnata con il carisma taumaturgico, che lo rese presto noto a tutta l'Irlanda. Morì all'età di 72 anni, il 5 gennaio 1893.

D. – Qual è stato il suo carisma, la sua spiritualità?

R. - Da buon Passionista, padre Carlo aveva una grande devozione per la Passione. Per lui la Passione non era una astrazione, né un mero avvenimento storico, ma un avvenimento reale e recentissimo, come se fosse accaduto ieri. Era sempre per lui come una cosa presente, quasi facendo egli parte di quel gruppo che ai piedi della Croce piangevano insieme a Maria la morte del suo Figlio adorato. Non vi era quindi bisogno di rammentargli il Calvario, poiché questo non era mai lontano dai suoi pensieri. Non di meno portava invariabilmente con sé un piccolo Crocifisso nella palma della sua mano sinistra. Di tanto in tanto si poteva vedere che apriva la sua mano, dava uno sguardo affezionato al Crocifisso e lo alzava teneramente posandolo sulle sue labbra.

D. - Quale influsso ha avuto fra la gente?

R. - Da ogni provincia e contea d'Irlanda in molte città e villaggi dell'Inghilterra, persone di tutte le classi della società, alte e basse, cercavano la sua assistenza nelle loro difficoltà, nei loro dubbi, nella loro prova. Allorquando una malattia portava in inganno l'abilità professionale, quando si trattava di casi particolari, connessi con la direzione delle anime, quando qualche terribile calamità temporale aveva recato rovina e disastro in qualche famiglia, e non vi era più alcuna speranza terrena, si faceva ricorso al padre Carlo. A causa del grande numero di visitatori che venivano da lui giornalmente, furono stabilite alcune ore per le visite, altrimenti, non avrebbe avuto neppure il tempo di mangiare.

D. – Quale messaggio padre Carlo dà agli uomini d’oggi?

R. - Come ha scritto il nostro generale, il messaggio che padre Carlo oggi rivolge alla Chiesa, alla Congregazione della Passione, al mondo, è quindi un invito forte alla fedeltà a Cristo anche a costo della propria vita. Un invito a vivere la memoria di Gesù Crocifisso, esistenza donata per il bene di ogni persona, che diventa nel passionista sorgente per essere a sua volta vita donata agli altri fino alla morte. Questo sperò San Paolo della Croce quando scrisse: "I religiosi, morti a sé stessi, sono disposti a ricevere l'impressione della divina grazia, sicché poi a suo tempo con cuore ripieno di amor di Dio possano intraprendere cose grandi per la di Lui gloria e per la difesa della Santa Chiesa, a costo proprio appunto della vita".

D. – Vuole raccontarci un episodio particolare della sua vita?

R. - Essendo giunta la riputazione della sua santità alle orecchie del Padre generale di quel tempo, questi divenne desideroso d'incontrarlo e di fare la sua conoscenza. Ciò avvenne in occasione di una sua visita in Olanda e il Generale rimase profondamente impressionato per il suo spirito di preghiera ed il grado della sua unione con Dio. Prima di ritornare in Roma egli diede incarico al padre Salviano di osservare diligentemente il padre Carlo e di prendere nota se si verificasse nella sua vita qualche cosa di straordinario, ed anche, se capitava l'occasione, di mettere a prova le sue virtù. Tale raccomandazione era stata data con intenzione di liberalità, conoscendo la tenerezza di cuore la dolcezza ben nota del carattere del Generale. Padre Salviano invece la intese alla lettera e, pur essendo anch'egli tendenzialmente di animo gentile, applicò tale raccomandazione come un sacro compito, tanto che alle volte stimolava talmente la pazienza di padre Carlo fino al punto di fargliela perdere, se tale punto vi fosse stato. Egli, padre Salviano lo correggeva, lo sgridava, lo umiliava davanti a tutta la Comunità, facendo così accrescere immensamente i suoi meriti, poiché naturalmente padre Carlo nulla sapeva delle segrete istruzioni del Padre generale. Ma padre Carlo mai mostrava un risentimento, né cercava di scusarsi o di dare alcuna spiegazione, ma rimaneva silenzioso e penitente, avendo l'aspetto di uno che avesse commesso qualche grande colpa. E se egli per avventura pronunziava una parola, diceva queste tre parole ‘povero vecchio Carletto’.
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NB. – L’intervista è disponibile sul netia anche in francese con padre Aimé Tilimbini (Repubblica Democratica del Congo); in inglese con padre Laurence Rywalt (Stati Uniti); in spagnolo con padre Miguel Angel Villanueva (Messico); in portoghese con la sig.ra Eunise Dos Santos (Brasile).


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PADRE CARLO DI SANT’ANDREA
Profilo biografico

Padre Carlo di Sant’ Andrea, al secolo Giovanni Andrea Houben, nacque l'11 dicembre 1821 a Munstergeleen, nella diocesi di Ruremond (Olanda), quarto di dieci figli. Battezzato lo stesso giorno col nome di Giovanni Andrea, si accostò alla prima comunione il 26 aprile 1835 e ricevette il sacramento della confermazione il 28 giugno dello stesso anno. Iniziò gli studi classici a Sittart, proseguendoli a Brochsittard, fino a quando dovette interromperli nel 1840 per il servizio militare, durante il quale, pare sentì parlare per la prima volta della Congregazione della Passione. Dopo il congedo, completati gli studi, chiese di esservi ammesso. La sua domanda fu accolta dal Beato Domenico Barberi e, entrato in noviziato ad Ere, presso Tornai, il 5 novembre 1845, in dicembre indossa l'abito della Passione, prendendo il nome religioso di Carlo di Sant’Andrea. Espletato l’anno canonico di noviziato, emise la professione dei voti il 10 dicembre dell’anno seguente. Dopo aver espletato gli studi filosofici e teologici, il 21 dicembre 1850, alla conclusione degli studi, fu infine ordinato presbitero da mons. Labis, vescovo di Tournai.

Subito dopo fu inviato in Inghilterra, dove i Passionisti avevano fondato tre conventi e qui esercitò per qualche tempo l’incarico di vicemaestro dei novizi a Broadway ed il comune ministero sacerdotale, sia nella parrocchia di S. Wilfrido che nel circondario, finché nel 1856 fu trasferito nel nuovo convento di Mount Argus, presso Dublino. Il Beato Carlo Houben, visse quasi tutto il resto della sua vita in questo ritiro e dagli irlandesi fu molto amato, così da essere chiamato dal popolo – egli, olandese - Padre Carlo di Mount Argus.

Fu sacerdote di particolare pietà; particolarmente si distinse nell’esercizio dell’obbedienza, nella pratica della povertà, dell’umiltà e della semplicità, e ancor più nella devozione alla Passione del Signore. Per la sua imperfetta conoscenza della lingua inglese, non fu mai un predicatore formale, né compì missioni, ma si dedicò particolarmente e con efficacia alla direzione spirituale delle anime attraverso la confessione. La fama delle sue virtù attirò ben presto al convento un gran numero di fedeli che chiedevano la sua benedizione ed esistono attendibili testimonianze di guarigioni sorprendenti, tanto da creargli una fama di taumaturgo.

Proprio a causa di tale fama, diffusa in tutto il Regno Unito e giunta anche in America ed Australia, per dargli un poco di tranquillità, fu trasferito nel 1866 in Inghilterra, dove dimorò nei conventi di Broadway, Sutton e Londra; vi condusse l’apostolato di sempre, assediato dentro e fuori il Ritiro dai fedeli sia cattolici che d’altre confessioni. Tornò a Dublino nel 1874, per restarvi sino alla morte, giunta all’alba del 5 gennaio 1893.

Durante i suoi solennissimi funerali con gente da tutta l’Irlanda, si ebbe una chiara prova della devozione popolare che lo aveva circondato in vita. Un giornale del tempo scriveva: “Mai prima d’oggi a memoria d’uomo si è verificata un’esplosione di sentimento religioso e di venerazione profonda come quella che si è potuta osservare intorno alle spoglie di padre Carlo”. Il superiore del Ritiro scrisse invece ai familiari: “Il popolo lo ha già dichiarato santo”.

La Causa di beatificazione e canonizzazione fu introdotta il 13 novembre 1935, ed il 16 ottobre 1988 Giovanni Paolo II procedette alla Beatificazione di colui che tutti chiamavano il santo di Mount Argus. Il miracolo che ha portato alla sua canonizzazione è quello ottenuto per sua intercessione in favore del signor Adolf Dormans di Munstergeleen, paese di origine del Beato. L'inchiesta diocesana ‘super miro’ è stata istruita pure nella diocesi di Roermond (Olanda) dal 6 novembre 2002 al 19 febbraio 2003, e la sua validità è stata riconosciuta con Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi il 7 novembre 2003.

Convocata la Consulta Medica per il 24 novembre 2005, dopo la discussione, unanimemente nei suoi membri si è espressa sulla "non scientificamente spiegabile" guarigione del signor Dormans da "appendicite gangrenosa perforata con peritonite generalizzata e compromissione multiorganica con stato settico prolungato e stato agonico". I consultori teologi, nel Congresso peculiare del 21 febbraio 2006 e la Congregazione ordinaria dei cardinali e vescovi del 12 dicembre 2006 hanno pure riconosciuto unanimemente la preternaturalità della predetta guarigione. Il Decreto sul miracolo è stato promulgato alla presenza di Benedetto XVI il 21 dicembre 2006.








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