Le sfide della Chiesa per annunciare Cristo in contesti di povertà estrema e di corruzione
dilagante: ne ha parlato il Papa con i vescovi del Mozambico
L’annuncio missionario deve restare la priorità tra le priorità per la Chiesa in Mozambico,
che pure si confronta con mille difficoltà socio-pastorali: lo ha raccomandato stamanI
Benedetto XVI ai vescovi del Paese africano, nell’indirizzo di saluto al termine della
loro visita ad Limina. Il servizio di Roberta Gisotti:
Sono tanti
e complessi gli ostacoli che si frappongono all’evangelizzazione di oltre la metà
della popolazione del Mozambico, ha osservato Benedetto XVI, dopo avere ascoltato
il presidente della Conferenza episcopale mozambicana, l’arcivescovo Tomè Makhweliha,
illustrare con preoccupazione i mali di questo Paese, tra i più ricchi dell’Africa
per risorse naturali e con grandi potenzialità economiche, eppure in stato di povertà
assoluta. Un Paese preda della corruzione generalizzata e della criminalità, dello
sfruttamento della manodopera e delle donne, del traffico della droga e degli esseri
umani, del commercio sessuale. Ha puntato il dito, il presidente dei vescovi del Mozambico,
sull’attuale ordine economico internazionale, governato dalle multinazionali e dalla
globalizzazione.
In questa critica situazione, il
Papa ha invitato i presuli mozambicani ad essere quanto più presenti in tutte le comunità
delle loro diocesi, prestando paterna attenzione alle condizioni di vita umane e religiose,
e di essere accanto ai sacerdoti per ascoltarli, guidarli e incoraggiarli nel loro
spesso arduo servizio pastorale, e di valorizzare i movimenti ecclesiali e le nuove
comunità “provvidenziali per un rinnovato impulso missionario”. Benedetto XVI ha raccomandato
di approfondire la fede attraverso tutti i mezzi a loro disposizione: la catechesi
dei giovani e degli adulti, gli incontri e la liturgia con l’inculturazione che s’impone.
“Senza questa formazione profonda - ha osservato - la fede e la pratica religiosa
divengono superficiali e fragili”, inadeguate a contrastare “l’indifferenza religiosa,
il materialismo e il neopaganesimo, fenomeni che dominano oggi nelle società dei consumi”.
Essenziale anche la formazione nei seminari a fronte
della crisi vocazionale e la formazione permanente di tutti gli operatori apostolici,
sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti e animatori di movimenti e comunità.
Ogni cristiano - ha sollecitato Benedetto XVI - offra il suo contributo “per combattere
le ingiustizie, elevare il livello della vita delle persone e dei gruppi sfavoriti,
per educare alla rettitudine dei costumi, alla tolleranza al perdono e alla riconciliazione.
Si tratta di un’opera di primaria importanza che serve al bene del Paese”, che i pastori
della Chiesa debbono ispirare e sostenere conservando la libertà che è propria della
Chiesa nella sua missione profetica, mantenendo ben chiara la distinzione tra questa
missione pastorale e i programmi e i poteri politici.
Infine
l’importanza di sostenere la famiglia e il matrimonio cristiano “messo a dura prova
- ha sottolineato il Papa - da una società detta moderna, pervasa dalla sessualità
e dall’individualismo”.