La comunità internazionale celebra la Giornata mondiale per l'Africa
Oggi la comunità internazionale celebra la Giornata per l'Africa: un occasione per
fare il punto sui problemi, le speranze e i traguardi raggiunti nel continente. Il
Papa più volte ha esortato alla solidarietà verso l'Africa. Il segretario generale
dell'ONU Ban Ki-moon, in un messaggio per la Giornata, plaude ai passi avanti compiuti
per lo sviluppo e la pace nei Paesi africani, ma sottolinea la necessità di condividere
il dolore e la frustrazione di questi popoli di fronte ai drammi della povertà, della
fame, delle pandemie e dell’analfabetismo. Ma ricordare l’Africa per un giorno solo
può servire? Roberta Gisotti lo ha chiesto a padre Carmine Curci, direttore
della rivista dei missionari comboniani “Nigrizia”: R.
– Indubbiamente no, ma è necessario dare la giusta importanza a questo continente
nonostante tutto, nonostante le difficoltà, nonostante le aree di crisi, tra cui sottolineiamo
ancora la questione del Darfur, dove i massacri continuano "grazie" al governo centrale
di Khartoum, la situazione in Somalia, che è ancora tesa e gli scontri continuano
nella capitale Mogadiscio. Certo, sono stati fatti anche dei passi avanti. Ricordiamo
a questo riguardo il cammino di transizione della Costa d’Avorio e, guardando al futuro,
a luglio si terranno le elezioni in Sierra Leone, dopo 10 anni di guerra civile, che
permetteranno finalmente di passare ad un altro governo. L’Africa è un continente
che cammina. L’Africa non è soltanto situazioni di miseria e di fame.
D.
– Nel suo messaggio per questa Giornata, Ban Ki-moon segnala alcune nuove strutture
politiche come il nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa, il nuovo parlamento
panafricano e il Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione Africana. Lei che opinione
ha al riguardo?
R. – Per quanto riguarda il nuovo
partenariato chiamato NEPAD, che compie quest’anno cinque anni, dobbiamo in realtà
essere molto onesti e dire che ha deluso le aspettative degli africani. Doveva rappresentare
una strada per sviluppare l’Africa, ma in realtà ha sempre portato avanti sempre più
una ideologia neoliberista dell’economia, dimenticando invece gli aspetti culturali
e le realtà concrete della gente. Il parlamento panafricano fa ancora difficoltà a
presentarsi come tale, per prendersi quindi a cuore le realtà del continente africano.
Ci sono ancora troppe difficoltà sia economiche sia di tipo ideologico. Per quanto
riguarda il Consiglio di pace e sicurezza dell'Unione Africana la questione irrisolta
del Darfur mostra la poca forza anche di questo organismo.
D.
– Su cosa bisogna, quindi, puntare maggiormente per il rilancio di questo continente?
R.
– Ciò che impressiona chi accompagna l’Africa negli ultimi 10 anni è la società civile
ed è proprio questa società civile che la Comunità internazionale deve sostenere.
E’ sempre più forte il fatto che i nuovi leader politici africani nasceranno all’interno
di questa società civile, che è a diretto contatto con le popolazioni. Un secondo
elemento di grande speranza per l’Africa è rappresentato dalle donne. Le donne stanno,
infatti, acquistando un ruolo importante a livello politico così come a livello economico.
Il terzo elemento è rappresentato dai passi avanti della stampa, che è una stampa
che diventa sempre più indipendente. E infine, la Chiesa cattolica, che attraverso
le Commissioni di Giustizia e Pace sta acquistando un ruolo di grande interlocutore,
mantenendo così una grande attenzione sulla realtà africana. La Chiesa cattolica,
quindi, soprattutto in vista del secondo Sinodo per l'Africa che si celebrerà nel
2009, sta già cominciando a creare – e questo lo fa già da alcuni anni – una coscientizzazione
delle realtà africane nelle comunità cristiane.