Rilanciare la missione guardando alla persona che vive nelle città: così l'arcivescovo
di Taranto Benigno Papa all'Assemblea della CEI
Avere attenzione alla persona, all’individuo che vive nelle città, in una missione
che punta, in particolare, al territorio stesso delle diocesi. È l’indicazione rivolta
all’episcopato italiano dall’arcivescovo di Taranto Benigno Luigi Papa nella sua ultima
relazione in qualità di vicepresidente della CEI. Il servizio di Tiziana Campisi.
Nel
suo intervento di oggi, alla 57.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale
italiana che si sta svolgendo a Roma, il presule ha presentato una relazione sul tema:
“Gesù Cristo, unico salvatore del mondo: la Chiesa in missione, Ad gentes, e tra noi”.
Prendendo spunto dal 50.mo anniversario dell’enciclica di Pio XII Fidei Donum, mons.
Papa ha detto che oggi sono necessarie due forme di missione: una rivolta alle nostre
stesse città, l’altra “ad gentes”, che guardi agli altri continenti e che oltre a
singoli sacerdoti potrebbe coinvolgere intere cellule sociali come le famiglie. “La
città non è il luogo del silenzio di Dio, della morte di Dio – ha detto il presule
– è il luogo in cui molti uomini sono in ricerca, e a loro va rivolta attenzione”.
Ed attenzione è richiesta anche per gli immigrati, ha sottolineato il vice presidente
della CEI; anche a loro va portata l’Eucaristia; bisogna aiutarli a trovare il senso
della vita, ma anche a trovare nella Chiesa una famiglia. E il Vangelo, ha detto poi
il presule, va annunciato anche a quanti si sono allontanati dalla Chiesa, a quanti,
dopo aver ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, non frequentano più le
parrocchie. Il cristianesimo, che illumina le diverse dimensioni dell’essere umano,
deve rinnovare la persona, ha affermato mons. Papa, deve porgere una fede pensata
che deve diventare oggetto di riflessione critica, ma deve anche avere attenzione
alle persone di ogni credo e religione. E a proposito dell’aiuto da offrire agli immigrati,
l’arcivescovo di Taranto ha osservato che l’esercizio della carità non deve essere
semplice assistenzialismo, ma anche testimonianza; solo così la carità può avere una
valenza religiosa che altrimenti potrebbe anche non essere percepita. E ha parlato
anche di popolo in missione evidenziando, in questo senso, che nelle diocesi, ciascuno
deve mettere a servizio degli altri i propri doni e che tocca a tutti trasmettere
la fede, non solo ai sacerdoti, ai religiosi e ai vescovi. Infine, per il vice presidente
della CEI non bisognerebbe parlare di missione per il popolo, ma appunto di un coinvolgimento
di tutti.