2007-05-23 16:13:41

Amnesty International ha presentato il suo Rapporto annuale: aumentano le violazioni dei diritti umani


Le politiche della paura creano un mondo pericolosamente diviso. E’ l’allarme di Amnesty International, che oggi ha presentato il suo Rapporto annuale denunciando la globalizzazione delle violazioni dei diritti umani. Francesca Sabatinelli: RealAudioMP3
 
E’ la paura a dominare lo scenario tratteggiato da Amnesty International nel suo Rapporto annuale. Una paura alimentata da governi e gruppi armati allo scopo di erodere i diritti umani e creare un mondo sempre più polarizzato e pericoloso. La speranza oggi, ci dice l’organizzazione, proviene dal coraggio e dall'impegno della società civile. Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty Italia:

 
R. - La paura è il sentimento che oggi noi vediamo come il più diffuso al mondo. La paura è determinata dalla mancanza di sicurezza, ma anche la paura di chi è costretto a fuggire dalla povertà. Il problema è che questa paura viene strumentalizzata e addirittura alimentata non soltanto dalle formazioni terroristiche che cercano di creare una base di terrore sulla quale poi consolidare il proprio potere, ma anche da parte dei sistemi repressi che attraverso la paura, agitando lo spettro della sicurezza nazionale, giustificano politiche repressive nei confronti della loro dissidenza intera. Ma quello che è più preoccupante, e che noi denunciamo già da diversi anni, è che oggi attraverso la legittimazione di una sorta di "zona grigia" in cui i diritti umani possono essere sospesi anche le grandi democrazie stanno sdoganando comportamenti come gli arresti indiscriminati, le detenzioni senza limite di tempo, senza accuse né processo e perfino l’utilizzo della tortura in nome della sicurezza. Tutto questo è inaccettabile e noi chiediamo veramente un cambiamento di strategia.
 
La comunità internazionale è rimasta, quindi, impotente di fronte alle grandi crisi del 2006, quelle più note come i conflitti in Medio Oriente, in Iraq, dove forze di sicurezza incitano alla violenza settaria anziché frenarla, dove tortura, processi iniqui, pena di morte stupri restano nell’impunità. E poi le crisi dimenticate: Cecenia, Colombia, Sri Lanka, Darfur, ferita sanguinante del mondo, ci dice Amnesty. Quello in cui viviamo è un mondo sempre più polarizzato e pericoloso, grazie a politiche miopi che danno luogo a paura e divisione. I governi, afferma l’organizzazione, stanno compromettendo lo Stato di diritto e i diritti umani, attizzando razzismo e xenofobia, separando comunità, acuendo le disuguaglianze e preparando il terreno per altre violenze e altri conflitti. Cinque anni dopo l’11 settembre, si legge, sono emerse nuove prove sul modo in cui l’amministrazione statunitense abbia considerato il mondo come un terreno di scontro tra giganti nella sua guerra al terrore. E ovunque nel mondo, molte voci indipendenti per i diritti umani sono state ridotte al silenzio, come quella di Anna Politkovskaya, giornalista russa uccisa nell’ottobre scorso, alla quale il rapporto 2007 di Amnesty è dedicato. Ancora Pobbiati:

 
R. - Con lei la Russia non ha perso soltanto una grande giornalista, ma anche uno degli ultimi brandelli di informazione libera ed indipendente. Questo è sintomatico di una situazione che in Russia è particolarmente evidente e che si manifesta anche con provvedimenti legislativi, come quello che ha limitato fortemente le possibilità di operare e di movimento per le Organizzazioni non governative, ma che vanno anche a creare un clima di violenza, di discriminazione e di diffidenza nei confronti di persone di persone come Anna Politkovskaya.
 
Così come il riscaldamento globale richiede un’azione basata sulla cooperazione internazionale, conclude Pobbiati, allo stesso modo la situazione dei diritti umani può essere affrontata solo attraverso la solidarietà globale e il rispetto per il diritto internazionale.







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