2007-05-21 14:44:25

Vampata di violenza in Libano. Mons. Raї: c'è qualche Paese che non vuole la stabilità


Un cessate il fuoco per l’evacuazione dei feriti è stato concordato in Libano tra l’esercito e i miliziani di Fatah Al Islam, gruppo islamico considerato vicino ad Al Qaeda che, per il secondo giorno consecutivo, si stanno dando battaglia attorno al campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, alla periferia di Tripoli. Stamani, almeno 8 civili palestinesi sono morti e circa 70 sono rimasti feriti, mentre ieri erano morte più di 50 persone, tra soldati, miliziani e civili. Intanto, i miliziani di Fatah al-Isla hanno minacciato di estendere la battaglia fuori da Tripoli, se l'esercito non cesserà i bombardamenti. E vengono segnalate tensioni anche nel principale campo profughi palestinese del Libano, situato a sud di Beirut, alla periferia di Sidone. Nella capitale, infine, ieri sera hanno perso la vita due civili per l’esplosione di un ordigno nel quartiere cristiano di Ashrafiyeh. Ma come hanno reagito a queste violenze le principali autorità politiche e religiose del Libano? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a mons. Béchara Raї, vescovo di Byblos dei Maroniti: RealAudioMP3

R. – La cosa importante è che tutte le istanze islamiche del Libano, religiose e civili, hanno denunciato questa azione del gruppo Fatah al Islam ed hanno sostenuto che non ha niente a che fare con l’Islam. Si sono, quindi, tutti pronunciati in favore del governo libanese, così come si sono pronunciati in favore dell’esercito libanese e delle forze di sicurezza interna. Purtroppo questo Fatah al Islam è manipolato da qualche Paese che non vuole la stabilità in Libano.

 
D. – Si può dire, quindi, che di fronte ad attacchi di questo tipo il Libano ha trovato nuovamente una sorta di unità nazionale?

 
R. – Sì, certo. E questo sia da parte della Comunità occidentale, sia anche da parte della Comunità araba, islamica e palestinese: tutti quanti hanno denunciato, condannato ed hanno detto che il gruppo Fatah al Islam non ha niente a che fare né con i palestinesi né con l’Islam. Il problema è che qualche Paese sta, però, manipolando questo gruppo.

 
D. – In questo momento, com’è la situazione nelle zone in cui ci sono stati gli scontri?

 
R. – Adesso c’è il coprifuoco, imposto dall’esercito libanese. Finora non è stato sentito niente di nuovo, eccetto le notizie relative alle vittime ieri, tra i quali 23 soldati ed una trentina di vittime innocenti. A Beirut, questa mattina, una esplosione ha ucciso anche una donna ed ha causato una dozzina di feriti. C’è il coprifuoco soltanto nella regione di Tripoli, perché questi agenti di Fatah al Islam si sono rifugiati nel campo dei palestinesi del nord, chiamato del Baret.

 
D. – E’ circondato dall’esercito?

 
R. – Adesso, è circondato dall’esercito. Loro, però, sono fuggiti all’interno per farsi scudo con i civili. Purtroppo è così.

 
D. – Quindi la situazione è complicata, anche perché si fanno scudo con i profughi palestinesi?

 R. – Si fanno scudo con i palestinesi, dei civili. Vorrei però dire anche un’altra cosa: purtroppo si approfittano della situazione che sta vivendo il Libano e di questa divisione tra unionisti ed oppositori. Ma il problema, in fondo, è legato al conflitto in Iraq tra sciiti e sunniti, che si ripercuote in Libano, perché il conflitto è tra sunniti e sciiti. C’è purtroppo da dire che questi leader politici sono “teleguidati” da altri Paesi.







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