2007-05-21 13:31:08

Benedetto XVI al neoambasciatore di Timor Est: rafforzare la democrazia sui valori cristiani e sul principio della solidarietà sociale. Ribadito l’invito al Papa a visitare l’ex colonia portoghese


La “cultura della solidarietà” opposta allo scontro politico ad oltranza per aprire il Paese a un reale orizzonte di democrazia. E’ l’auspicio di Benedetto XVI per Timor Est, il piccolo Stato resosi formalmente indipendente nel 2002, e che l’11 maggio scorso ha visto il Premio Nobel, Ramos Horta, eletto come nuovo presidente. Il Papa si è soffermato sulla situazione di Timor Est nel riceverne il nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, Justino Maria Aparício Guterres, che ha presentato le Lettere credenziali rinnovando a Benedetto XVI l’invito a visitare la piccola nazione asiatica, quasi interamente cattolica. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

“Che la memoria di quei giorni tragici” renda governo e opposizione di Timor Est particolarmente solleciti a “intraprendere la strada del dialogo e della collaborazione, evitando la tentazione di abbandonarsi” allo scontro politico con l’avversario, “non solo perché è moralmente inaccettabile, ma anche perché questo atteggiamento si rivela sempre nocivo per il consolidamento di una corretta dialettica democratica e per lo sviluppo integrale di tutti i cittadini del Paese”. E’ uno dei passaggi del discorso rivolto stamattina da Benedetto XVI al neoambasciatore timorese che meglio rivela la partecipazione del Papa alla storia recente dell’ex colonia portoghese, tuttora segnata dalla sanguinosa transizione che la portò ad affrancarsi dall’Indonesia e dunque ancora alle prime battute del suo nuovo corso democratico. Nei giorni che hanno da poco visto consumarsi il massimo avvicendamento istituzionale, tra il presidente uscente, Francisco Guterres, e il nuovo, Josè Ramos-Horta, resta per i governanti di Timor Est la non facile gestione della cosa pubblica, definita dal Papa “ardua e non priva di ostacoli”. Le “numerose esigenze” di ordine abitativo, sanitario, educativo e lavorativo, ha riconosciuto il Pontefice, si scontrano con gli interessi di chi non è disposto a sacrificare al bene comune gli interessi di partito. E dunque, ha indicato il Papa, sono i 400 anni di fede nel Vangelo a dover aiutare la popolazione timorese - cattolica al 98% - a farsi promotrice di una “cultura della solidarietà e di una convivenza pacifica nella giustizia”.

 
“Mi sia permesso - ha affermato Benedetto XVI - rivolgere un veemente appello alle persone investite dell’autorità pubblica perché facciano di tutto per restaurare un ordine pubblico efficiente con mezzi legali e restituire ai cittadini la sicurezza nella vita quotidiana, grazie a una ritrovata fiducia nelle legittime istituzioni dello Stato”. E l’appello del Pontefice si è sciolto poco dopo nel ringraziamento alle Nazioni Unite per la “solidarietà” dimostrata verso la popolazione timorese. Un invito inistito, dunque, quello del Papa, alla normalizzazione dopo le ripetute tensioni che hanno condizionato la vita di Timor Est, ma anche un tributo all’azione “assistenziale e caritativa”, oltre che pastorale, svolta dalla Chiesa del posto. Nel suo indirizzo di saluto, il diplomatico timorese accreditato presso la Santa Sede ha ribadito, tra l'altro, a Benedetto XVI l’invito a visitare Timor Est lanciato venti giorni fa dal presidente uscente, Guterres. Sarebbe, ha detto, “una gioia incommensurabile per il nostro popolo”.







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