2007-05-18 13:38:34

Udienza di Benedetto XVI ai vescovi del Mali: formate sacerdoti e laici a servizio del Vangelo e del bene comune. Nel pomeriggio, il ritorno del Papa in Vaticano


Clero e laici uniti per rispondere “all’imperativo urgente” della pace, della giustizia e della riconciliazione. Benedetto XVI si è congedato con questa esortazione, accompagnata da attestati di stima per il loro non facile lavoro pastorale, dal gruppo di presuli africani del Mali, ricevuti questa mattina al termine della loro visita ad Limina, iniziata lo scorso 14 maggio. L’udienza si è svolta nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, che il Papa lascerà in elicottero oggi pomeriggio alle 17 per ritornare in Vaticano, da dove era partito dieci giorni fa per il Brasile. Sui contenuti dell’udienza ai vescovi del Mali, il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

Metà dei 12 milioni di abitanti non ha accesso all’acqua potabile e la speranza di vita non supera i 50 anni. E’ questo lo scenario, che non concede troppi spazi alla speranza, nel quale si muovono gli appena 20 mila battezzati del Mali, piccola Repubblica dell’Africa nordoccidentale, che occupa il 174° posto della classifica dell’Indice di sviluppo umano. Ed è qui, tra l’indigenza diffusa e la necessità di soddisfare i bisogni elementari di un Paese stretto tra il Sahara e la savana, che si muovono i presuli di questa nazione africana. Benedetto XVI non ha nascosto fin dalle prime parole del suo discorso “le situazioni umane e spirituali difficili” che rendono una sfida coraggiosa la normale azione pastorale della Chiesa. Ecco perché, ha subito esortato il Pontefice, oggi “il clero diocesano è chiamato a occupare un posto più ampio nell’evangelizzazione”, insieme con i religiosi, e a vivere in donazione “totale” a Cristo la sua “identità sacerdotale”. Benedetto XVI ha quindi ribadito i capisaldi che rendono tali i membri di una comunità ecclesiale, a partire da coloro che hanno ricevuto il Sacramento dell’ordinazione: preghiera e vita sacramentale, accompagnata dalla formazione umana - che, ha detto il Papa, “è alla base” di quella spirituale. E ancora, maturità affettiva per una scelta responsabile del celibato, fino all’“indispensabile” cura dei laici, capace di renderli “competenti nel servizio del bene comune”.

 
"Nel momento in cui la Chiesa del vostro continente si prepara a celebrare la seconda Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa - ha osservato il Papa - l’impegno dei fedeli a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace e un imperativo urgente”. Il contributo cristiano è fondamentale, ha proseguito Benedetto XVI, per agire con efficacia a livello sociale ed economico, politico e culturale, offrendo risposte alle emergenze, siano esse sanitarie, scolastiche o di altro genere. E qui, Benedetto XVI ha aperto una parentesi sul tema della famiglia, affrontato con echi simili ai suoi recenti interventi in Brasile. "In effetti, - ha sottolineato - mentre il numero dei matrimoni cristiani rimane relativamente debole, è dovere della Chiesa aiutare i battezzati, particolarmente i giovani, a comprendere la bellezza e la dignità di questo Sacramento nell’esistenza cristiana. Per rispondere al timore sovente espresso davanti al carattere definitivo del matrimonio, una solida preparazione, con la collaborazione di laici ed esperti, permetterà alle coppie cristiane - ha concluso Benedetto XVI - di rimanere fedeli alle promesse del matrimonio. Diventeranno coscienti che la fedeltà del marito e l'indissolubilità della loro alleanza, il cui modello è la fedeltà espressa da Dio nell'indistruttibile alleanza che Egli stesso ha concluso con l'uomo, sono una fonte di felicità per coloro che si uniscono”.

 
L’ultima, ma non certo per importanza, notazione di Benedetto XVI ha riguardato il rapporto con i musulmani, che nel Mali rappresentano il 90% dei residenti. Il Papa si è detto soddisfatto per le “relazioni cordiali” intrattenute dai cattolici con il mondo islamico. E ha ripetuto che perché l’amicizia sia reale, “è legittimo che l’identità propria di ciascuna comunità possa esprimersi liberamente, nel mutuo rispetto”, così da favorire una reale “coesistenza paicifica”.
 Sulla situazione della piccola minoranza cattolica nel Mali, Xavier Sartre ha intervistato mons. Jean-Gabriel Diarra, vescovo di San e presidente della Conferenza episcopale del Mali: RealAudioMP3

R. - C’est vrai: l’Eglise du Mali est numériquement très minoritarie au Mali ...
E’ vero : la Chiesa del Mali è, numericamente, assolutamente minoritaria nel Paese, ma socialmente è presente, visibile, anche stimata dalle autorità maliane, siano esse musulmane o meno. Peraltro, i musulmani – almeno nel nostro contesto – sono molto aperti a tutto quanto è religioso: loro hanno grande rispetto per chiunque pratichi in maniera molto pia la propria religione, anche se si tratta di una religione diversa dalla loro. I nostri rapporti con loro sono “fraterni”, perché prima di tutto ci si riconosce maliano con maliano, prima di definirsi come appartenente a tale o talaltra religione.

 
D. – Parliamo della situazione politica del Mali: ci sono state recentemente le elezioni presidenziali; il presidente uscente è stato rieletto. Ma qual è il rapporto tra Chiesa e Stato?

 
R. – A ce que je sache, les rélations sont bonnes. Je pourrais même dire …
Per quanto ne so io, i rapporti sono buoni. Potrei addirittura dire che sono molto buoni. Siamo ben accolti e molto apprezzati dalle autorità. Cerchiamo anche, nella misura del possibile, di rimanere nell’ambito della nostra missione di pastori, non solo dei cristiani ma della totalità della popolazione maliana. Questo significa che quando siamo interpellati su argomenti di interesse nazionale, non esitiamo a dire quello che pensiamo. Lo facciamo in maniera un po’ diversa da altri, nel rispetto della vita culturale del nostro Paese. Per esempio, non mi verrebbe mai in mente di criticare nessuno sulla pubblica piazza, ma comunque gli direi quel che ho da dirgli: francamente, da uomo a uomo ...







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