2007-05-16 14:05:57

La solidarietà dei vescovi africani ai partecipanti alla V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani. Intervista col il cardinale Peter Erdő


"Vorrei suggerirvi di fare tutti gli sforzi possibili per approfondire le diverse questioni dell’agenda della nostra Conferenza, tenendo sempre presente il tema centrale: discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli abbiano vita". Sono le parole del cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi e della Pontificia Commissione per l’America Latina, indirizzate ai partecipanti alla grande conferenza degli episcopati latinoamericani in corso ad Aparecida. L’intervento del cardinale Re ha introdotto i lavori dell’incontro, inaugurato da Benedetto XVI. Il servizio di Luis Badilla Morales: RealAudioMP3

"Il documento cosiddetto "Sintesis" - ha spiegato il cardinale Re - che raccoglie i contributi delle chiese latinoamericane e caraibiche, sotto la guida dei pastori, contiene un’ampia gamma di riflessioni, di analisi e di idee. Si tratta ovviamente di una grande ricchezza, ma c’è anche il rischio di voler toccare tutti i temi e, dunque, possiamo perderci nella vastità dell’analisi a scapito di una sintesi efficace che ci conduca a conclusioni condivise e pratiche, che possano veramente incidere nel futuro" delle chiese particolari della regione. Oltre a questo intervento del cardinale Re, ci sono stati tra ieri e oggi anche quelli di numerosi presidenti di Conferenze episcopali, tra i quali quelli di Messico, Brasile, Colombia, Costa Rica, Porto Rico e altri. Ciascuno, come prevede il metodo di lavoro, ha avuto 15 minuti per dare una prima opinione sul documento sintesi, che poi sarà analizzato capitolo per capitolo. Inoltre, i vescovi partecipanti hanno potuto ascoltare mons. Francisco João Silota, vescovo di di Chimoio, in Mozambico, e secondo vicepresidente delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SCEAM/ SELAM), che nel suo saluto si augurato che i frutti di questa Conferenza possano essere utili anche per le Chiese del resto del mondo e, naturalmente, quelle africane a nome delle quali ha espresso grande affetto e solidarietà. Mons. Francisco João Silota ha voluto anche ricordare l’incontro, nel 2000, tra il Celam e SCEAM/ SELAM tenutosi a Maputo e durante il quale furono stabiliti meccanismo di coordinamento e scambio di esperienze. “Perciò, ha sottolineato, tutto quanto accada qui in questi giorni sarà per noi molto importante e, in certo modo, ci sentiamo anche noi parte di questo incontro di fede e comunione”.

Tra i relatori intervenuti ieri, alla prima Giornata della V Conferenza degli episcopati latinoamericani e caraibici, c'era anche l'arcivescovo di Esztergom-Budapest, cardianle Peter Erdö, intervistato da Davide Dionisi: RealAudioMP3

R. - Sentiamo il bisogno di questo scambio di esperienze. La parte orientale del continente europeo, per esempio, adesso ha tanti problemi riguardo alla giustizia sociale, problemi che esistevano anche cento anni fa. Nel frattempo, però, ci sono stati due tentativi abbastanza violenti di risolvere tali problemi. Ambedue cercavano una soluzione senza Dio, contro la tradizione cristiana del continente e ne conosciamo i risultati. Nessuno dei due grandi sistemi poteva risolvere il problema dell’uomo, il problema del peccato e del peso della natura umana. Dopo il crollo del comunismo, invece, non è arrivato il paradiso terrestre, ma è tornato il vecchio problema tradizionale del libero mercato, del bisogno della giustizia e tutti gli altri problemi umani. Quindi, dobbiamo conoscere meglio la reazione attuale della Chiesa in America Latina a simili sfide, che si trovano sempre nelle regioni periferiche del mondo occidentale. Dall’altra parte, l’occidente europeo sta cercando nuove vie, soprattutto dietro l’incoraggiamento di Giovanni Paolo II, per quanto riguarda la nuova evangelizzazione dell’Europa.

 
D. - Quali sono le sfide comuni tra il continente latinoamericano e l’Europa?

 
R. - Prima di tutto, esiste la secolarizzazione come ovunque nel mondo: la perdita del senso di alcuni valori, non soltanto cristiani, ma che anche all’epoca dell’Illuminismo erano considerati valori umani naturali. La cosiddetta "terza generazione" dei diritti umani sembra a volte cambiare la prima generazione di questi diritti fondamentali, oppure sembra cambiare il senso di questi diritti. Per esempio, il diritto alla vita o tutte le questioni della famiglia. Soprattutto, a livello dei progetti della Costituzione europea, c’è un cambiamento antropologico in corso e questo cambiamento da una parte significa che la cultura della parola scritta e detta sembra cedere il suo posto alla cultura, al linguaggio comunicativo delle immagini, della visualità, dei simboli. E per questo, dobbiamo anche noi nella nostra missione usare largamente tutte queste possibilità offerte dai mass media e offerte attraverso i grandi incontri internazionali, come per esempio le GMG. Queste esperienze rispondono già in una certa maniera a questo cambiamento antropologico. Ma d'altra parte, noi dobbiamo combattere per una cultura della parola. Noi portiamo la Parola di Gesù Cristo e Lui ci ha dato non soltanto alcuni segni simbolici, ma ha spiegato anche il senso di questi segni, ha dato anche un insegnamento verbale e noi dobbiamo trasmettere fedelmente questo insegnamento e dobbiamo usare anche la capacità umana di ragionare logicamente.







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