Prosegue l'impegno della Comunità di Sant'Egidio contro l'AIDS in Africa
Aids e malnutrizione, un binomio mortale che attanaglia tutti i Paesi dell’Africa.
Un circolo vizioso che dal 2002 il progetto Dream della comunità di Sant’Egidio tenta
di interrompere. Ieri a Roma, durante la conferenza internazionale “Viva l’Africa
viva”, la presentazione dei risultati sullo stato della lotta all’Aids, alla presenza
di ministri della sanità di molti paesi africani, ma soprattutto la firma di un importante
accordo tra Sant’Egidio e la Siemens per l’implementazione in Africa di due laboratori.
Ce ne parla Francesca Sabatinelli:
32
mila persone, di cui 1600 bambini, sono i malati di AIDS in Africa finora sostenuti
dal progetto Dream della comunità di Sant’Egidio. In cinque anni il programma si è
esteso a dieci Paesi con 21 centri, i numeri danno la dimensione del programma, almeno
44 mila persone si sono sottoposte al test per l’HIV e hanno seguito corsi di educazione
sanitaria, ben tremila bambini sono nati sieronegativi da mamme sieropositive grazie
alla terapia farmacologia somministrata alle donne. Mario Marazziti,
portavoce di Sant’Egidio:
R. – Questo è il più grande
successo finora in tutta l’Africa subsahariana. E’ un grande successo, perchè con
i ministri della sanità africani lavoriamo per mostrare un modello che possa entrare
nelle sanità pubbliche. Quindi, noi riabilitiamo i sistemi sanitari esistenti. In
questo modo diventa “il modello africano” di lotta all’AIDS.
Presenti
alla conferenza molti ministri della sanità di Paesi africani, tra loro la Guinea
Conakry, dove il programma Dream è arrivato nel 2005 abbattendo anche la paura e la
rassegnazione che quasi sempre circondano la malattia. Barry Mariama Diello
è segretario esecutivo del comitato nazionale per la lotta all’Aids:
R.
– MAINTENANT LE SIDA EST DEVENU UN PROBLÈME DE DÉVELOPPEMENT … Oggi l’AIDS
è divenuto un problema di sviluppo e sopravvivenza. Occorre includere nella lotta
a questa malattia tutte le forze vive delle nazioni. In Guinea Conakry abbiamo un
tasso di sieropositivi pari all’1,5 per cento, in prevalenza donne. Siamo in una fase
di epidemia generalizzata e facciamo di tutto affinché si riesca a controllare l’epidemia.
Oggi un altro traguardo: la firma di un accordo
tra Sant’Egidio e la Siemens medical solutions: un milione di euro in tre anni per
la costruzione di due laboratori, uno in Malawi e uno in Mozambico, per permettere
l’abbattimento dei costi degli esami clinici di biologia molecolare, indispensabili
per individuare la reazione ai farmaci di un paziente e quindi di modificare in tempo
utile la terapia. Ancora Marazziti:
R. – Uno dei
problemi è il costo dei farmaci. Ma oggi noi abbiamo un secondo costo, quello dei
laboratori di biologia molecolare per monitorare come funziona la terapia, per impedire
che nascano le resistenze ai farmaci. In Africa, invece, molti pensano “non c’è tempo,
diamo solo i farmaci”. Con la Siemens c’è un secondo accordo per abbattere il costo
dei kit necessari per scoprire le resistenze. Questo è quello che potrà permettere
di allargare a milioni di persone la terapia in Africa.
L’insieme
dei programmi di lotta all’Aids, è il messaggio di Sant’Egidio, è una opportunità
unica una chance storica di combattere insieme al virus dell’HIV, anche la povertà,
la scarsa educazione sanitaria e la malnutrizione.