2007-05-11 14:42:11

Conto alla rovescia per il "Family Day" di Roma. Savino Pezzotta: che sia una festa della famiglia, serena e ricca di spunti


E' vigilia, a Roma, dell'atteso Family Day, l'appuntamento che domani, dalle 15, trasformerà Piazza San Giovanni in una meta d'incontro per quanti intendono ribadire il valore civile della famiglia fondata sul matrimonio e chiedere migliori tutele in favore della prima cellula della società. Vogliamo che sia una festa della famiglia e delle generazioni che la compongono, ha ripetuto in più occasioni Savino Pezzotta, ex sindacalista della CISL e uno dei portavoce dell'evento. Fabio Colagrande gli ha chiesto di spiegare i punti salienti e le attese che caratterizzano questa manifestazione: RealAudioMP3

R. - Noi chiediamo che si vada verso una legge organica della famiglia. Quando diciamo una legge organica intendiamo una legge che sia in grado di favorire il matrimonio ed è pertanto necessario togliere quelle limitazioni economiche e sociali che impediscono ai giovani di sposarsi. Una legge che sia in grado di accompagnare gli sposi per tutta la fase della genitorialità, dal concepimento alla nascita, ma anche e soprattutto nella fase di accompagnamento e di educazione dei figli. Chiediamo che vi siano quegli elementi di sostegno alla famiglia, anche per quanto riguarda i rapporti genitoriali, in modo che si possa avere una convivenza intergenerazionale all’interno delle singole famiglie. Questo è il primo obiettivo. Il secondo obiettivo è la richiesta di un fisco che sia “amico della famiglia” e soprattutto amico delle famiglie numerose. Noi diciamo “sì” anche al riconoscimento di alcuni bisogni che hanno le coppie conviventi, etero o omosessuali, ma diciamo un chiarissimo “no” ad una legge come quella dei DICO o a leggi che possono instaurare nel nostro ordinamento forme di simil-matrimonio, perché riteniamo che la centralità della famiglia non possa essere abbandonata e pertanto, se vi sono delle persone che hanno dei bisogni, che hanno delle necessità, a queste si può rispondere attraverso modifiche di quello che è il diritto comune.
 
D – Lei crede che bisogna arrivare a un nuovo modello di stato sociale più legato alla famiglia?
 
R – Uno dei percorsi che abbiamo fatto negli ultimi cinquant’anni come organizzazioni sindacali è stato quello della tutela del lavoratore come individuo, come persona, come singolo. Nel senso che i lavoratori vivevano una condizione di subordinazione, non avevano tanti diritti. E il primo obiettivo su cui ci siamo impegnati è stato quello di riscattarne i diritti, le tutele e le garanzie. E credo che questo andava anche bene in una società in cui esisteva ancora il capo-famiglia, come nucleo centrale. Però, la modificazione del lavoro, la sua riarticolazione, il fatto che, giustamente, alle donne si siano aperte possibilità maggiori di lavoro - anche se forse non ancora sufficienti - credo che ci obblighi a un ripensamento su qual è l’elemento centrale su cui costruire un nuovo stato sociale. Ora se non è più possibile costruire, perché le cose sono cambiate, un’idea di stato sociale che faccia perno su un lavoratore maschio, adulto, con famiglia, occorre concentrarsi sulla dimensione della ‘famiglia’. Proprio intesa come nucleo originario. E attorno a questa costruire tutto quell’insieme di protezioni, promozioni, accompagnamento, che diventa necessario per far vivere bene le persone.
 
D. - Perché, secondo lei, questo tema, il tema della famiglia è arrivato a creare una spaccatura tra un certo mondo laico e il mondo cattolico?
 
R. - Io sono convinto che, in primo luogo, questa spaccatura non sia tale come la si vuole, invece, dipingere. Noi non siamo in campo contro nessuno, ma siamo in campo “per”, per la famiglia. Ma oserei direi anche un’altra cosa: bisognerebbe, forse, tante volte uscire dal dibattito politico che sta nei palazzi e andare a parlare con la gente normale, quella che tutti i lunedì mattina riprende a lavorare per una settimana, per capire quanto il bisogno di tutela e di garanzia della famiglia sia oggi un valore popolare. E poi non stiamo cercando - come invece qualcuno ha scritto - di imporre la nostra idea di famiglia. Noi non vogliamo assolutamente imporre l'idea di una famiglia come sacramento a chi non è cristiano, perché il sacramento della famiglia appartiene alla dimensione della nostra fede e la fede è sempre un dono che si riceve e che noi non possiamo imporre ad alcuno. Quello che noi vogliamo mettere in campo è la difesa della famiglia da un punto di vista civile, dal un punto di vista di ciò che prevede la Costituzione. La nostra sarà una piazza serena, gioiosa. Oserei dire la piazza di una festività familiare, per dimostrare veramente che c’è qualcosa in più della politica e che è l’affettività, che è l’amicizia, che è la compagnia di quella centralità che sta nella famiglia.
 
D. - Quali sono, in breve, le sue aspettative per il Family Day?
 
R. - Noi pensiamo, se la manifestazione - come speriamo - riuscirà nella sua completezza, che la politica avvii una riflessione. Vogliamo essere anche uno stimolo alla stessa Conferenza del governo che si terrà a fine mese: uno stimolo profondo, per tener conto di quello che diciamo. Noi - proprio perché il nostro è un mondo sereno, tranquillo, che non vuol mostrare mai i muscoli, ma sola la volontà, una adesione - puntiamo a centomila persone. Quello che sarà in più è tutta grazia di Dio.







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