L’arcivescovo Marchetto: rispettare dignità e diritti degli immigrati, anche se irregolari
Le migrazioni al centro del Colloquio organizzato dalla Conferenza episcopale regionale
dell’Africa occidentale francofona (CERAO). All’incontro svoltosi ieri ad Abijan,
in Costa d’Avorio, ha partecipato l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del
Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Il servizio
di Roberta Gisotti:
“Luci
ed ombre” nella gestione del fenomeno migratorio, collegato alla miseria e al sottosviluppo
di popoli e Paesi, nel contesto della globalizzazione: ne ha parlato l’arcivescovo
Marchetto, richiamandosi in particolare all’Istruzione “La Carità di Cristo verso
gli immigrati”, pubblicato nel 2004 dal Pontificio Consiglio della pastorale per i
migranti e gli itineranti, dove si prospetta “una visione globale del fenomeno migratorio”,
sottolineandone “soprattutto gli aspetti religiosi e socioculturali, pure incoraggiando
l’impegno per un ordine mondiale, etico, economico e politico più giusto”.
Nel
corso degli ultimi 20 anni – ha ricordato il presule – si è dimezzata dal 40 al 20
per cento la percentuale di chi vive con meno di un dollaro al giorno. “Questo è un
buon risultato”. Ma ancora oggi oltre un miliardo di persone versa in povertà estrema
e la metà della popolazione sopravvive con meno di due dollari al giorno.
Allora,
“molto resta da fare – ha ribadito l’arcivescovo - per distribuire in modo più equo
i benefici della mondializzazione e per affrontare in maniera più adeguata le sfide
dell’emigrazione, interna ed internazionale, volontaria o forzata, che è divenuta
un fenomeno strutturale”.
Sul piano pastorale, mons.
Marchetto, ha insistito che per la Chiesa la “persona con i suoi diritti e i suoi
doveri deve essere rispettata pure se in una posizione irregolare”. “E’ qui entra
in gioco – ha detto - la carità cristiana per gli altri”. Ha sollecitato quindi “un
buon coordinamento tra la Chiesa d’arrivo e quella di partenza”, che resta “la Chiesa
madre che non può abbandonare a se stessi i suoi figli che partono, verso i quali
deve continuare a mostrare la sua sollecitudine attiva e la sua carità pastorale”.
Necessari dunque “lo scambio regolare di informazioni tra Chiese, gli incontri bilaterali
dei vescovi e le visite periodiche e reciproche dei responsabili delle Chiese per
mantenere vivi i legami della memoria e la conoscenza del patrimonio culturale e religioso
degli immigrati”.