2007-05-09 13:49:57

Il viaggio del Papa in Brasile: "Vengo con grande gioia nel Continente della speranza"


E' iniziato il viaggio del Papa in Brasile. E' il sesto viaggio apostolico extra-italiano di Benedetto XVI: al centro della visita l’inaugurazione della V Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi ad Aparecida domenica 13 maggio. L’aereo papale, un Boeing 777 dell’Alitalia, è decollato dall’aeroporto di Fiumicino alle 9.08. L’arrivo a San Paolo alle 16.30 locali, le 21.30 in Italia. Sull'aereo il Papa ha tenuto la tradizionale conferenza stampa con i giornalisti. Ce ne parla Sergio Centofanti. RealAudioMP3


“Amo molto l’America Latina": è quanto ha detto ai giornalisti il Papa che ha espresso la sua “grande gioia” di recarsi nel “Continente della speranza” per annunciare la bellezza di essere cristiani. ''Finalita' primaria di questo viaggio – ha detto - è la V Conferenza generale dell’Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi”: il viaggio ha quindi, “di per sé, un contenuto specificamente religioso: dare la vita in Cristo e farsi discepoli di Cristo”. Ma la missione religiosa della Chiesa - ha aggiunto – pone “le condizioni per le soluzioni necessarie ai grandi problemi sociali e politici dell'America Latina''. E questo anche se “la Chiesa in quanto tale non fa politica ma rispetta la laicità”: la Chiesa, infatti, vuole formare dei credenti “capaci di essere testimoni di Cristo” nella società, maturi sia riguardo alle “virtù personali” che alle “grandi virtù sociali”.

 
Benedetto XVI ha parlato della proclamazione del primo santo nato in Brasile, il frate francescano Antonio de Sant’Anna Galvão, uomo “di riconciliazione e di pace”. E si è soffermato sull’impegno della Chiesa contro la violenza: “chi ha fede in Cristo, in questo Dio di riconciliazione che con la Croce ha posto il segno più forte contro la violenza non è violento e aiuta gli altri a non essere violenti … e mobilita le forze contro la violenza”.
A una domanda sulla teologia della liberazione Benedetto XVI ha ricordato che oggi la situazione è profondamente cambiata: la Chiesa - ha ribadito - è fortemente impegnata per la giustizia ma nello stesso tempo opera un discernimento per evitare i falsi millenarismi che credono di poter realizzare dalle rivoluzioni un sistema sociale perfetto.

 
Il Papa ha parlato anche di Oscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo di San Salvador ucciso nel 1980 mentre celebrava la Messa: è un ''grande testimone della fede'' - ha detto - e non dubita ''che la sua persona meriti la beatificazione'', anche se la sua figura – ha precisato - va liberata da quelle deformazioni ideologiche di quanti hanno cercato di appropriarsene per motivi politici.

 
Sulla diffusione delle sette in America Latina il Papa ha affermato che sono un segno che le persone hanno "sete di Dio". La Chiesa deve rispondere a questa esigenza su un piano molto concreto nella consapevolezza che oltre ad annunciare il messaggio cristiano, occorre aiutare le persone a trovare condizioni di vita giuste, micro e macroeconomiche. Ad una domanda sui politici che in Messico hanno appoggiato la legge sulla depenalizzazione dell’aborto, il Papa ha sottolineato la necessità della coerenza per i politici cristiani, ribadendo che la Chiesa annuncia il Vangelo della vita: “la vita è un dono, non è una minaccia”.

 
Il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, commentando alcuni lanci di agenzia in merito alla risposta del Papa, ha precisato che non essendo stata dichiarata alcuna scomunica da parte dei vescovi messicani per quei politici, Benedetto XVI non ha inteso dichiararla nemmeno lui. L'azione legislativa favorevole all'aborto - ha precisato padre Lombardi - non e' compatibile con la partecipazione all’Eucaristia. ''Ma sono dunque scomunicati?'', gli e' stato chiesto: no - ha precisato padre Lombardi - si autoescludono dalla Comunione''.

 

E in volo verso il Brasile Benedetto XVI ha inviato i tradizionali telegrammi ai capi di Stato dei Paesi sorvolati. Il Papa ha scritto al presidente della Repubblica italiana, della Francia, dell’Algeria, della Repubblica islamica di Mauritania e del Senegal, assicurando la sua preghiera per lo sviluppo delle Nazioni. Al presidente Giorgio Napolitano il Santo Padre ha espresso fervidi auspici per il benessere spirituale, civile e sociale del popolo italiano, mentre il capo dello Stato, ha risposto di essere certo che la parola del Papa, in Brasile, “saprà ancora una volta riaffermare i valori di dignità della persona e di solidarietà posti al centro della sua alta missione apostolica.” “Il Brasile - si legge ancora nel telegramma di Napolitano - ha intrapreso con grande determinazione un cammino di crescita e sviluppo che lo ha portato ad assumere un ruolo di primo piano sulla scena mondiale”. Ma se povertà e diseguaglianza affliggono ancora oggi larghi strati della popolazione brasiliana, il presidente della Repubblica italiana è convinto che la presenza di Benedetto XVI offrirà “a tutti non solo conforto, ma anche speranza e fiducia nell’avvenire”.

 Ad accogliere il Papa in Brasile, nello scalo di Guarulhos, le autorità religiose e politiche tra cui il presidente Lula da Silva. Poi a San Paolo, dalla loggia dello storico Monastero di Sao Bento, il saluto di Benedetto XVI ai fedeli della metropoli. Il nostro inviato a San Paolo, Alessandro Gisotti, ha colto l'atmosfera e le emozioni del popolo brasiliano. Il servizio: RealAudioMP3


 Il popolo brasiliano getta il cuore oltre l’ostacolo delle difficoltà quotidiane e si appresta ad accogliere con gioia Benedetto XVI. I giornali raccontano la storia di persone semplici, spesso di umili origini, che vivono con emozione e un pizzico d’orgoglio l’avvenimento tanto atteso. Un uomo di 79 anni sta percorrendo a piedi 260 chilometri per andare ad Aparecida, dove il Papa celebrerà la grande Messa di domenica 13 maggio. Un anziano lustrascarpe di 75 anni, che da mezzo secolo lavora davanti al monastero Sao Bento dove alloggerà il Papa, sogna di poter lustrare le scarpe al Santo Padre. Grande risalto sui media viene riservato all’incontro con i giovani allo stadio Pacaembu di San Paolo e alla Messa per la canonizzazione di Frei Galvao, primo Santo nato in Brasile.

 
I quotidiani offrono servizi speciali e veri e propri vademecum per seguire passo dopo passo la visita pastorale di Papa Benedetto. Numerosi i commenti e le interviste che si soffermano sulle sfide più urgenti per la Chiesa del Paese con più cattolici al mondo, dalla famiglia alla difesa della vita, dalla povertà al fenomeno delle sette. Dal canto suo, la Conferenza episcopale brasiliana – riunita in questi giorni a Itaici nello Stato di San Paolo – ha messo a punto un documento di larga diffusione sui fondamenti della fede, dal significativo titolo “Io sono cattolico”. Con la visita del Papa cresce anche l’interesse per le opere del teologo Joseph Ratzinger, che vengono pubblicizzate sulle pagine dei giornali. Non mancano poi le notizie sugli aspetti logistici di un avvenimento che, per 5 giorni, monopolizzerà l’attenzione dei brasiliani e dei cittadini di San Paolo in particolare.

 
A garantire la sicurezza del Papa e il regolare svolgimento della visita saranno impegnati 3 mila soldati e 5 mila poliziotti. Dieci anni dopo l’ultimo viaggio di Giovanni Paolo II in Brasile, Benedetto XVI troverà una realtà sociale dai due volti. Un Paese che conosce un rinnovato sviluppo economico, ma nel quale la diseguaglianza sociale è ancora una piaga da sanare. San Paolo, con i suoi 20 milioni di abitanti, è lo specchio del Brasile di oggi. Una metropoli dove i grattacieli si alternano alle favelas, dove la nuova ricchezza convive con la vecchia povertà. Una città dunque anche visivamente divisa, ma che si ritrova unita nell’abbraccio al Santo Padre, nell’intonare ad una voce Bem-Vindo Papa Bento, Benvenuto Papa Benedetto.
Da San Paolo, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana

 
 Un dono inatteso. Con queste parole il nuovo arcivescovo di San Paolo, Odilo Pedro Scherer, 57 anni, descrive la propria emozione nel poter aprire le porte dell'arcidiocesi al Pontefice. La sua nomina a capo della Chiesa paulista ha preceduto di poco l'inizio del viaggio papale: ecco allora come il presule confida la sua sorpresa e analizza lo stato attuale della Chiesa brasiliana al microfono di uno dei nostri inviati a San Paolo, Silvonei Protz: RealAudioMP3


R. - Debbo dire che questa grazia mi è arrivata in modo del tutto inaspettato. E’ soltanto da poco che sono arcivescovo di San Paolo e mi trovo ad essere colui riceverà il Santo Padre, lo accoglierà e lo ospiterà nella sua diocesi. Questo rappresenta per me veramente una grande emozione ed una grande soddisfazione. Mi sento molto felice e molto grato al Signore per avermi concesso questa grazia. Sento, tra l’altro, che questo rappresenterà una grande gioia per tutta la gente di San Paolo e per tutto il Brasile. Il Santo Padre ci lascerà un grande dono per tutta la città di San Paolo: la canonizzazione del Beato Antonio de Sant’Anna Galvão. Con questo segno il Papa ci indica che la vita cristiana, la vita dei cattolici è segnata dalla via della santità, nella sequela di Gesù, come discepoli missionari di Gesù Cristo.

 
D. – Che Chiesa aspetta in questo momento il Santo Padre?

 
R. – La Chiesa brasiliana che aspetta il Santo Padre è una chiesa gioiosa, molto vivace, dinamica e con una profonda religiosità. E’ vero che la Chiesa che accoglie il Santo Padre è anche una Chiesa segnata da molti problemi. Non possiamo certo nascondere questo. Noi viviamo in un periodo di grandi cambiamenti culturali in Brasile e questo avviene già da 30-40 anni. In Brasile noi siamo segnati, in qualche modo, da un fenomeno culturale, sociale e religioso che noi chiamiamo “migrazione religiosa”, che è la conseguenza della mentalità che in Europa si è, forse, già fermata da un po’ di tempo, mentre qui in Brasile è in atto. La gente che era attaccata alla Chiesa, così come alle istituzioni stesse della Chiesa, si sente ormai molto più autonoma, molto più libera, anche per esprimere la non concordanza con quello che la Chiesa insegna. Noi viviamo, inoltre, un periodo anche di molte “offerte” religiose, anche di altri gruppi.

 
D. – Come affrontare allora questa sfida?

 
R. – Noi vescovi abbiamo già riflettuto molto su questo, anche durante le Assemblee plenarie degli anni scorsi. Il modo di affrontare questa sfida non può essere altro che fare bene la nostra parte e quindi andare incontro alla gente, incentivare l’educazione, la formazione cristiana; ma anche di incoraggiare lo spirito missionario nelle nostre organizzazioni, nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nella scuola. I cattolici devono riuscire, attraverso noi, a riscoprire la gioia di essere cristiani e passarlo poi anche alle nuove generazioni. I cattolici debbono partecipare alla vita della società in tutti i sensi, per costruire così la società secondo le proprie convinzioni. Questo è certamente il nostro impegno, di aiutare cioè la nostra gente a partecipare in modo consapevole ed orientata dalla Dottrina sociale della Chiesa a tutti i livelli della vita sociale, economica, politica ed anche nella comunicazione sociale.

 
D. – Un’ultima domanda, che riguarda proprio la comunicazione sociale: i giornali scrivono che la Chiesa in Brasile chiederà al Papa di trasmettere la Messa attraverso Internet. Cosa c’è di vero?

 
R. – Io sono sicuro che si fa già questo e non so se il Papa avrebbe qualcosa in contrario. Io credo che questo si fa e sarebbe anche un modo per cercare di arrivare più lontano ed anche per un maggior coinvolgimento della gente. E’ diverso dire che questo sostituisce il precetto domenicale, il fatto di dover andare in Chiesa. Si deve ovviamente continuare ad andare in Chiesa, a partecipare personalmente alla celebrazione comunitaria. Questo fa parte della vita della Chiesa e certo non è Internet che potrà superarlo.

 

 
L'arrivo di Benedetto XVI in America Latina ha generato da mesi un grande fermento ecclesiale, primo fra tutti all'interno dell'episcopato brasiliano, in prima linea nell'accoglienza del Papa. Proprio oggi si conclude, a Campinas, la plenaria dei vescovi del Brasile dedicata alla Conferenza di Aparecida. Alessandro Gisotti ha avvicinato durante i lavori uno dei presidenti della quinta Conferenza generale degli episcopati latinoamericani e caraibici, il cardinale arcivescovo di San Salvador de Bahia, Geraldo Majella Agnelo: RealAudioMP3
 
R. – La visita del Santo Padre non è la visita di un capo di Stato, ma è la visita di un pastore, di un pastore che è conosciuto dalle sue pecore, che lo amano profondamente. Noi crediamo, quindi, così come nelle volte precedenti con Giovanni Paolo II, che saranno incontri di fede e di amore.

 
D. – Qui siamo proprio nel cuore della Chiesa brasiliana, perché tutti i vescovi sono riuniti assieme: cosa si aspetta l’episcopato brasiliano da questa visita pastorale di Benedetto XVI?

 
R. – Sicuramente il Santo Padre ci darà un conforto per le nostre difficoltà e per predicare oggi il Vangelo di fronte alle sfide che abbiamo, in particolar modo quelle relative all’individualismo, al consumismo e che rappresentano oggi un po’ i punti cruciali. I cristiani devono cercare di non farsi coinvolgere dal consumismo, devono cercare di non relativizzare la fede o la religione.

 
D. – Benedetto XVI viene in Brasile ad abbracciare i fedeli brasiliani, ma ovviamente il viaggio ha un’importanza per tutto il continente, visto che il motivo principale è rappresentato dall’apertura ad Aparecida della Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi. Cosa rappresenta questo evento 15 anni dopo la Conferenza di Santo Domingo e che cosa, anche in questo caso, può dare alla Chiesa dell’America Latina?

 
R. – Nelle due Conferenze precedenti abbiamo meditato sull’evangelizzazione ed arriviamo ora ad un momento culminante. Anche noi vescovi siamo discepoli e insieme con tutti i cristiani battezzati siamo chiamati ad essere figli di Dio ed anche missionari di Cristo, per essere Cristo nel mondo di oggi.







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