2007-05-08 14:44:56

Presentati in Vaticano i primi quattro volumi curati dai ricercatori del "Progetto Scienza, Teologia e Ricerca ontologica/STOQ”: ne parla il cardinale Paul Poupard


Un programma di ricerca post-lauream, cui aderiscono sei Università pontificie romane, incentrato sul rapporto fra scienza, filosofia e teologia: si tratta del “Progetto Scienza, Teologia e Ricerca ontologica/STOQ”, giunto alla sua terza fase e coordinato dal Pontificio Consiglio della Cultura, che stamattina ha presentato alla stampa i primi quattro volumi curati dai ricercatori del Progetto insieme con i nuovi uffici del dicastero, situati in via della Conciliazione. I volumi riguardano metodi matematici impiegati in fisica, rassegne storico-critiche delle definizioni di "vivente" e di "organismo", atti del primo workshop tenuto alla Pontificia Università Gregoriana sulle relazioni tra scienza e filosofia e diversi contributi relativi al concetto di vita e al problema degli organismi. Ma qual è il messaggio di fondo di questi primi libri? Giovanni Peduto lo ha chiesto al presidente del dicastero pontificio, il cardinale Paul Poupard: RealAudioMP3

 
R. - Il messaggio che viene da questi primi volumi è che è possibile e anche doveroso dare strumenti semplici e concreti di cultura scientifica a persone che non hanno avuto prima una preparazione prettamente scientifica. Il secondo dato è che questo, fatto da specialisti, dimostra che la scienza - ben lontana dall’essere nemica della fede - aiuta la fede ad inserirsi nel contesto culturale, la permette di approfittare delle sue ricerche e permette che la scienza stessa riceve dalla fede un orientamento profondo che le evita, in particolare, di ridurre l’uomo ad un oggetto invece che una persona.

 
D. - Il Papa chiede di ampliare gli orizzonti della ragione. Lei vede una crisi della ragione, oggi?

 
R. - C’è come un dubbio che la ragione, che nel razionalismo pretendeva di eliminare la fede, adesso sia essa stessa a dubitare della sua capacità di ragionare. Allora, è interessante vedere come uomini di fede aiutino gli uomini della "ragione" - se così si possono definire - e i filosofi a riprendere fiducia nella propria ragione. E’ questa la grande lezione che non cessa di darci il nostro Santo Padre Benedetto.

 
D. - Oggi, molti intellettuali di ispirazione laica stanno riflettendo in maniera positiva sugli interventi di Benedetto XVI...

 
R. - Certamente. Perché proprio loro trovano un aiuto che non si poteva pensare prima e dunque, nel rispetto totale della epistemologia: e cioè che la ragione stessa scopre la dimensione religiosa della vita e che questa dimensione religiosa fornisce un orizzonte e conforta la ricerca razionale.

 
D. - Più che mai, oggi è vitale un dialogo non solo tra religioni, ma anche tra fede e cultura laica. Come evitare il ricomporsi di antichi steccati?

 
R. - Questa è l’intuizione del Santo Padre: di coniugare il dialogo interculturale e il dialogo interreligioso, che così consente agli uomini di cultura di diverse provenienze di incontrarsi, per discutere in modo ragionevole. Ho appena ricevuto un invito dell’Università della Repubblica di Tunisia, che ha una popolazione musulmana, a partecipare a un convegno sul rapporto tra fede e ragione, alla luce di tre grandi maestri: Maimonide, Averroè e Tommaso d’Aquino. Ho appena ricevuto un interlocutore del Marocco che mi diceva che gli incontri tra cristiani e musulmani nel Marocco vertono su questi due ambiti: prima di tutto, l’incontro tra uomini di cultura che scambiano opinioni sul mondo stesso della cultura, e dall’altra parte gli scambi anche sull’esperienza religiosa di credenti.







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