2007-05-07 15:24:30

Europa tra eclissi di civiltà e fermenti di rinascita. Una riflessione del sociologo Sabino Acquaviva alla vigilia della Festa dell’Europa


Siamo alla vigilia della festa dell’Europa che si celebra dopodomani: ricorda il 9 maggio 1950, quando Robert Schuman presentava la proposta di creare un'Europa unita, indispensabile al mantenimento di relazioni pacifiche fra gli Stati che la componevano. La proposta, nota come “dichiarazione Schuman”, è considerata l'atto di nascita dell'Unione europea. La festa del 9 maggio è diventata un simbolo europeo che, insieme alla bandiera, all'inno, al motto e alla moneta unica, l'euro, identifica l'entità politica dell'Unione Europea. Questa festa particolare significato assume quest’anno in cui il processo di unificazione dell’Europa – avviato con i Trattati di Roma del 57 - compie 50 anni. E’ questa un’occasione per interrogarci sul presente e il futuro del continente. Una parola forte ci viene da una recente pubblicazione dal titolo provocatorio: “L’eclissi dell’Europa, decadenza e fine di una civiltà”. Quali i segnali più allarmanti che hanno portato l’autore, il sociologo Sabino Acquaviva, a questo annuncio così inquietante? Ci risponde lui stesso, al microfono di Carla Cotignoli: RealAudioMP3

 
R. - Bisogna pensare ai grandi fenomeni guardando anzitutto alle cifre. E i numeri cosa dicono? Che gli europei non fanno figli, quindi hanno un futuro da questo punto di vista, demografico, preoccupante; che la produzione industriale è più bassa che in alcuni Paesi a grande sviluppo e dietro tutto questo c'è una crisi di civiltà e di valori sulla quale bisogna fermare la nostra attenzione. Mi ricordo un professore egiziano dell'Università del Cairo che mi diceva: “ Perchè vi agitate tanto voi europei? Tanto quattro europei diventano due, perchè ogni coppia fa un figlio. Mentre quattro egiziani diventano cento, quindi vinceremo noi, con la nostra religione, con i nostri ideali.

 
D. - Professore, lei è un grande esperto del fenomeno religioso, cosa sta succedendo al cristianesimo secondo lei in Europa?

 
R. - Il cristianesimo ha avuto molti problemi, ha dovuto lottare più di un secolo contro il processo di secolarizzazione. Ma c'è stato anche un processo di secolarizzazione nel marxismo. Mi ricordo che quand'era in corso lo sviluppo economico degli anni ‘60 e andò in crisi la pratica religiosa, un mio amico comunista mi disse: "Adesso finisce il cristianesimo, passeremo a noi". Io ho risposto: "No, perchè la crisi portata dall'industrializzazione e dal consumismo investirà anche voi". Infatti il consumismo ormai passa come uno schiaccia sassi su tutti i valori, su tutti i movimenti politici, religiosi.

 
D. - Lei conclude il suo libro ponendo l'interrogativo: "L'Europa può salvarsi dando origine a una civiltà diversa da quella che sta morendo?" Secondo lei ci sono segnali che possono essere l'inizio di una qualche risposta a questo suo interrogativo?

 
R. - Sì, io potrei dire che esistono facendo un paragone fra la fine del paganesimo e il tempo presente. Quando è entrato in crisi il paganesimo si sono presentati moltissimi movimenti, la secolarizzazione della società pagana ha fatto nascere maniere diverse di essere religiosi, di vivere l'esperienza religiosa che è un'esigenza fondamentale anche biologica e psicologica dell'uomo. Quella crisi ha prodotto una serie di fermenti. Ecco, io vedo che la crisi dei nostri giorni, probabilmente, entro certi limiti, produce già oggi una serie di fermenti: ci sono dei tentativi continui di carattere religioso o quasi religioso di riproporre dei significati ultimi dell'esistenza dell'uomo. Dalle indagini sul campo risulta addirittura che quando noi facciamo delle domande per conoscere il livello di religiosità delle persone di primo acchito, per esempio, quando chiediamo:”Lei crede che esista Dio o la religione?! “ No, no”, mi rispondono. Se però vado a fondo, cambio la domanda e chiedo: “Lei ha mai vissuto delle esperienze di una potenza che la trascende, la chiama Dio o no?” Allora molti rispondono di sì. Quindi, c'è un'esigenza di fondo, che in fondo è interna all'evoluzione della specie umana, che riemerge costantemente. Allora noi siamo in una fase analoga a quella che si è avuta nella fase di crisi del paganesimo, c'è una serie di fermenti interni e esterni al cristianesimo, al messaggio evangelico, etc., e il confronto fra questi fermenti e la loro promozione ci dirà domani qual è il futuro della religione e quindi dell'Europa.

 

 
D. – Qual è il ruolo dei media nell’evoluzione della crisi di civiltà dell’Europa?

 
R. – Secondo me un ruolo importante perché i mezzi di informazione in fondo rispondono sempre alle esigenze del mercato. Ora il mercato chiede un certo tipo di consumi, di comportamenti, ecc. Allora i media finiscono per promuovere un nuovo consumatore perché l’uomo deve consumare perché consumando si produce e producendo la società va avanti. Questo fa sì che i mezzi di informazione svolgano questa funzione come uno schiacciasassi andando avanti e indietro sulla società, distruggendo tutto quello che non è il consumo, distruggendo sistemi di valori, valori politici, valori religiosi, quindi direi che in questo meccanismo di distruzione dell’essenziale della civiltà europea, i mezzi di informazione hanno una funzione fondamentale. E poi, soprattutto l’uomo viene spinto ad auto distruggersi anche psicologicamente cioè noi avevamo bisogno, per vivere in questa società, di un sistema di certezze invece ci è offerta la negazione di qualsiasi certezza e quindi una disperazione psicologica contro cui bisognerebbe ribellarsi, la rivolta cioè contro una schiavitù che stranamente non ci viene imposta ma assimiliamo piacevolmente giorno per giorno.







All the contents on this site are copyrighted ©.