2007-05-04 13:28:57

Le Chiese di Serbia, Montenegro e Macedonia lavorino per sanare le ferite del passato e per costruire l’Europa del futuro, tra dialogo religioso e rispetto civile


Serbia, Montenegro, Madeconia e Kosovo hanno bisogno di “saggi maestri” e “santi pastori” che sappiano guidare questi Paesi fuori dalla pesante eredità del socialismo reale verso l’intregazione europea, senza per questo lasciarsi contaminare dalle derive relativistiche e materialistiche che segnano l’Occidente. Con questo impegnativo mandato, Benedetto XVI ha accolto in udienza i vescovi della Conferenza episcopale dei Santi Cirillo e Metodio, al termine della loro visita ad Limina. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

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La Chiesa che vive e opera nella fascia dei Balcani trae ispirazione ed è a servizio di Cristo e non di blocchi nazionalistici o etnici. E’ uno dei passaggi-chiave del discorso di Benedetto XVI ai presuli di Serbia, Montenegro, Macedonia e dell’Amministrazione apostolica di Prizren, in Kosovo, dopo cinque giorni di visita ad Limina, durante la quale l’episcopato locale ha parlato di “bisogno di purificare la memoria” dai drammi della storia recente e di voler costruire un autentico dialogo comunitario, sia tra i cinquecentomila cattolici dell’area, sia a livello ecumenico e interreligioso. Del resto, ha subito notato Benedetto XVI, il particolare scenario multietnico e pluriconfessionale dei Balcani sollecita la Chiesa del posto a “una speciale cura spirituale e una più armonica cooperazione” con le altre Chiese cristiane. E il primo sguardo del Papa è andato alla formazione dei futuri sacerdoti, i quali - ha detto con chiarezza - non devono considerarsi semplici funzionari di “un’organizzazione ecclesiastica”. “Il sacerdote - ha asserito - è a totale servizio della Chiesa, organismo vivo e spirituale che trae la sua energia non da componenti nazionalistiche, etniche o politiche, ma dall’azione di Cristo presente nei suoi ministri. Il Signore, infatti, ha voluto la sua Chiesa aperta a tutti (…) Di questa unità nella diversità della Chiesa voi potete fare quotidiana esperienza”.

Il crogiuolo di razze e fedi che popola i territori dell’ex Jugoslavia comporta per la Chiesa del posto “una non facile missione”. Benedetto XVI lo ha riconosciuto esplicitamente, ma ha anche esortato tutti i cattolici ad essere “lievito evangelico che fermenta la società”. Una “condivisa” azione pastorale di questo tipo, ha affermato Benedetto XVI, “non potrà non comportare benefiche ricadute anche in ambito civile”, giacché le coscienze “formate secondo il Vangelo saranno più facilmente spinte a costruire una società a dimensione umana”. Al contrario, ha obiettato il Pontefice, "una male intesa modernità tende oggi ad esaltare in maniera soverchia i bisogni dell’individuo a scapito dei doveri che ogni persona ha verso Dio e verso la comunità alla quale appartiene". Per cui, ha proseguito il Papa, resta importante "porre in luce la retta concezione della responsabilità civile e pubblica, perché proprio da questa visione discende l’impegno per il rispetto dei diritti di ciascuno e per un’integrazione convinta della propria cultura con le altre, tendendo insieme al bene comune”.

Passando infine alla ristrutturazione dell’Europa in area comunitaria e al contributo delle Chiese del continente a questo processo, Benedetto XVI ha sottolineato l’analogo impegno della comunità serba, montenegrina, macedone e kosovara: impegno certamente difficile a causa, ha detto, “della scarsità di mezzi a disposizione” e “dell’esiguità delle forze cattoliche”. “Non è facile dimenticare - ha ammesso il Papa - la pesante eredità di oltre quarant’anni di pensiero unico, che hanno causato comportamenti sociali non improntati alla libertà e alla responsabilità personale, ed è, al tempo stesso, difficile resistere alle tentazioni del materialismo occidentale con i rischi di relativismo e liberalismo etico, di radicalismo e fondamentalismo politico. Non perdetevi di animo - ha concluso - ma unite piuttosto le forze e continuate pazientemente la vostra opera, certi che un giorno, con l’aiuto di Dio, si potranno raccogliere quei frutti che Egli stesso farà maturare secondo i suoi misteriosi disegni di salvezza”.

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