2007-04-25 15:28:00

Iraq: l'ONU rilancia l'allarme profughi


In Iraq, sono almeno 700 mila le persone sfollate, fuggite dalle loro abitazioni, da quando la violenza fra sciiti e sunniti è aumentata, nel febbraio del 2006, con l’attentato alla Moschea d’oro sciita di Samarra: è quanto emerge dal Rapporto presentato oggi a Baghdad dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite per l'Iraq (UNAMI). Il nostro servizio: RealAudioMP3

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Secondo il Rapporto ONU, prima del febbraio 2006, le persone sfollate in Iraq a causa della violenza erano già un milione e 200 mila. La capitale Baghdad è stata la più colpita, con ben 120 mila sfollati. Quanto alla destinazione - affermano le Nazioni Unite - “un certo numero di sfollati si è rifugiato all'interno della stessa Baghdad, in zone etnicamente più omogenee o più sicure, mentre le loro abitazioni sono state a loro volta occupate da altre famiglie di sfollati”. Più in generale, l’87% delle persone in fuga trova rifugio nel centro o nel sud dell'Iraq. Sempre secondo il Rapporto, oltre 37.600 persone risultano detenute in prigioni gestite da americani e iracheni. In particolare, tremila detenuti sono stati incarcerati dopo l’entrata in vigore, nel febbraio scorso, del “'piano di sicurezza” per Baghdad che per arginare la violenza nell'area ha previsto lo schieramento di 80 mila fra militari americani e iracheni. L’ONU ha espresso “preoccupazione” per la sorte dei detenuti, considerando che tale piano non fornisce alcuna garanzia esplicita sui loro diritti. “Le misure legate al piano - si afferma nel Rapporto - autorizzano piuttosto la cattura senza mandato d'arresto e l'interrogazione dei sospetti senza che la detenzione provvisoria abbia limiti di tempo”.

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Intanto almeno dieci persone sono morte a causa di numerosi colpi di mortaio che si sono abbattuti su tre diversi quartieri meridionali di Baghdad. Uccisi poi almeno 4 poliziotti per un kamikaze che si è fatto esplodere in un commissariato a Baladruz, una sessantina di chilometri a est della capitale. Intanto, le truppe USA hanno annunciato l’uccisione di un importante “emiro” di al Qaida, ritenuto responsabile di aver addestrato ragazzini di 12-13 anni a commettere attentati suicidi. Ucciso, poi, anche un militare britannico a Bassora, nel sud, in un’imboscata dei ribelli nel quartiere centrale di al-Ashar. E l’Iraq continua a dividere gli Stati Uniti. Se da una parte il Congresso è determinato ad approvare in settimana una legge che chiede il rimpatrio delle truppe americane a partire da ottobre e la fine della missione in Iraq entro i successivi sei mesi, dall’altra Bush minaccia di porre il veto.







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