2007-04-24 14:33:00

Il Papa riceve Abu Mazen in Vaticano. Apprezzamento per gli sforzi della comunità internazionale nel rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi 


Benedetto XVI ha ricevuto in udienza, questa mattina, il presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen (Mahmoud Abbas), con il seguito. Nel corso dei “cordiali colloqui”, informa una nota della Sala stampa della Santa Sede, “si è passata in rassegna la situazione del Medio Oriente”. In particolare, “è stato apprezzato l’impegno, grazie anche all’aiuto della comunità internazionale, per il rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi”. La nota informa poi che “si è parlato pure della situazione interna palestinese, con riferimento, tra l’altro, alle difficoltà che incontrano i cattolici e al valore del loro contributo a quella società”. Successivamente al colloquio con il Papa, il presidente Abu Mazen si è incontrato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che era accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. Poco più tardi, a margine dell'inaugurazione di una mostra fotografica in Vaticano, lo stesso cardinale Bertone ha reso queste dichiarazioni ai giornalisti: RealAudioMP3 **********

 
Col presidente Abu Mazen abbiamo espresso l’auspicio e una speranza che le iniziative che sono sorte in queste settimane passate, in questi mesi passati, portino dei frutti, anche se le vicende di questi ultimi giorni, come al solito, rivelano i chiaroscuri della situazione della Terra Santa e del Medio Oriente. Però, tante iniziative dei Paesi arabi - iniziative del "gruppo dei quattro" - e questi incontri periodici previsti e incominciati tra il presidente del governo israeliano e il presidente dell’Autorità palestinese sono dei passi positivi che speriamo portino i frutti sperati. Abbiamo parlato anche delle comunità cristiane e dei cattolici - anche in territorio palestinese, non solo nel territorio d’Israele - e abbiamo espresso l’auspicio che vengano protetti e che non venga permesso il loro esodo, che vengano aiutati per evitare l’esodo, perché la presenza delle comunità cristiane in Terra Santa e nei territori israeliani e palestinesi non solo è il segno delle origini - percvé quella è una terra benedetta da Dio, è la terra della rivelazione di Gesù Cristo e quindi delle origini della Chiesa e delle origini cristiane - ma anche sia il segno di una continuità, di una presenza che è così proficua, così efficace. Pensiamo a tutte le opere a favore: abbiamo rilevato che il 95% degli allievi delle scuole offerte dalle istituzioni ecclesiastiche sono di religione musulmana e quindi non sono delle religioni cristiane e quindi offrono anche un aiuto per la crescita, per l’istruzione, per la formazione e per una formazione alla convivenza pacifica. Se tutti gli istituti di formazione, pensiamo ai centri giovanili, formano veramente a una convivenza e a una riconciliazione tra le varie religioni e tra le varie etnie e appartenenze, questo è un dato, un contributo molto importante per lo sviluppo della pace in quelle terre. Tutto ciò che spinge verso l’unità e la pace già all’interno stesso di un governo è molto positivo e, in prospettiva, direi efficace per la costruzione di una pace, non solo ad intra ma anche ad extra.

 
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