Sant’Agostino ci insegna che servire Cristo è anzitutto una questione d’amore:
con la preghiera sulle spoglie del vescovo di Ippona, a Pavia, si è conclusa la visita
pastorale di Benedetto XVI in Lombardia
Due giorni intensi, ricchi di incontri tra Vigevano e Pavia, sotto il segno di Sant’Agostino.
Si è concluso, ieri sera, il quarto viaggio apostolico di Benedetto XVI in Italia,
il primo in Lombardia. Dopo la grande Messa di ieri mattina, nel pomeriggio il Papa
si è soffermato in preghiera accanto alle spoglie del vescovo di Ippona nella Basilica
pavese di San Pietro in Ciel d’Oro. Su questo evento tanto atteso e la conclusione
del viaggio, il servizio della nostra inviata Adriana Masotti:
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“Per
me è una grandissima gioia che, nel congedo da questa meravigliosa città di Pavia,
posso vedere i bambini. Voi siete particolarmente vicini al Signore, e l’amore del
Signore è particolarmente per voi. Andiamo avanti nell’amore del Signore”. Sono state
le parole, improvvisate, del Papa alla partenza ieri sera da Pavia, sollecitato dall’entusiasmo
dei più piccoli all’uscita dalla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, ultima tappa
della sua visita alla diocesi lombarda. L’aveva concepita nella forma del pellegrinaggio
questa visita, Benedetto XVI, per esprimere l’omaggio di tutta la Chiesa cattolica
ad uno dei suoi “padri” più grandi, Agostino, ma anche la personale devozione e riconoscenza
verso colui che tanta parte ha avuto nella sua vita di teologo, di pastore e di uomo.
Lo ha confidato il Papa stesso davanti all’urna con le spoglie di Sant’Agostino custodite
nella Basilica, dove sono stati cantati i Vespri della terza Domenica di Pasqua, e
il priore generale degli Agostiniani, padre Robert Prevost, ha rivolto un commosso
e grato saluto a Benedetto XVI. La Provvidenza, ha detto il Papa, ha voluto che il
mio viaggio acquistasse il carattere di una vera e propria visita pastorale, e perciò
vorrei raccogliere presso questo sepolcro, un messaggio significativo per il cammino
della Chiesa che ci viene dall’incontro tra la Parola di Dio e l’esperienza personale
del grande vescovo di Ippona:
“Gesù Cristo, Verbo incarnato, Agnello immolato
e risorto, è la rivelazione del volto di Dio Amore ad ogni essere umano in cammino
sui sentieri del tempo verso l’eternità. Scrive l’apostolo Giovanni in un passo che
si può considerare parallelo a quello ora proclamato della Lettera agli Ebrei: ‘In
questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e
ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati’. Qui è il
cuore del Vangelo, il nucleo centrale del Cristianesimo. La luce di questo amore ha
aperto gli occhi di Agostino, gli ha fatto incontrare la “bellezza antica e sempre
nuova” in cui soltanto trova pace il cuore dell’uomo…qui, davanti alla tomba di sant’Agostino,
vorrei idealmente riconsegnare alla Chiesa e al mondo la mia prima Enciclica, che
contiene proprio questo messaggio centrale del Vangelo: Deus caritas est, Dio è amore”.
Un
Enciclica, sottolinea il Papa, largamente debitrice al pensiero di sant’Agostino,
che è stato un innamorato dell’Amore di Dio. “Sono convinto che l’umanità contemporanea
ha bisogno di questo messaggio essenziale, incarnato in Cristo Gesù: Dio è amore.
Tutto deve partire da qui e tutto qui deve condurre”:
“Ecco allora il
messaggio che ancora oggi sant’Agostino ripete a tutta la Chiesa e, in particolare,
a questa Comunità diocesana...: l’Amore è l’anima della vita della Chiesa e della
sua azione pastorale... Servire Cristo è anzitutto questione d’amore”. E
il Papa descrive la natura della Chiesa che non è “una semplice organizzazione di
manifestazioni collettive né, all’opposto, la somma di individui che vivono una religiosità
privata. La Chiesa è una comunità di persone che credono nel Dio di Gesù Cristo e
si impegnano a vivere nel mondo il comandamento della carità che Egli ha lasciato”.
E’ dunque una comunità in cui si è educati all’amore e alla capacità di leggere e
interpretare il tempo presente alla luce del Vangelo. E ha concluso: “Ripartiamo da
qui portando nel cuore la gioia di essere discepoli dell’Amore”. All’esterno della
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro il Papa aveva poco prima benedetto la prima pietra
di un Centro di studi agostiniani che porterà il suo nome a dimostrazione dello stretto
legame che unisce il Papa al grande Dottore della Chiesa e che avrà il compito di
promuovere la spiritualità e il pensiero del vescovo di Ippona. La visita del Papa
a Pavia non poteva non prevedere una sosta nella sua Università, uno dei più antichi
e illustri Atenei italiani, dove sono passati docenti e studenti di notevole statura
spirituale. Due i poli co-essenziali di ogni università, ha affermato subito Benedetto
XVI, la centralità della persona e la dimensione comunitaria per superare la frammentazione
specialistica delle discipline. Poi l’impegno della ricerca scientifica ad aprirsi
alla domanda esistenziale di senso per la vita stessa della persona. Un’attenzione
che, riconosce il Papa, è ben presente nell’azione pastorale della Chiesa pavese in
ambito culturale, grazie ai suoi collegi, e anche all’opera delle parrocchie e dei
movimenti ecclesiali, in particolare del Centro Universitario Diocesano e della F.U.C.I.
“Vorrei cogliere questa occasione - ha continuato il Papa - per invitare gli studenti
e i docenti a non sentirsi soltanto oggetto di attenzione pastorale, ma a partecipare
attivamente e ad offrire il loro contributo al progetto culturale di ispirazione cristiana
che la Chiesa promuove in Italia e in Europa”:
“Incontrandovi, cari
amici, viene spontaneo pensare a sant’Agostino, co-patrono di questa Università insieme
a santa Caterina d’Alessandria. Il percorso esistenziale e intellettuale di Agostino
sta a testimoniare la feconda interazione tra fede e cultura. Sant’Agostino è un uomo
con un instancabile desiderio di trovare la verità … Così la fede in Cristo … lo ha
ulteriormente spinto a cercare le profondità dell’essere uomo… La fede di Cristo ha
dato compimento alla ricerca di Agostino, ma compimento nel senso che è rimasto sempre
in cammino, anzi egli dice: anche nell’eternità la nostra ricerca non sarà finita.
Sarà un’avventura eterna per scoprire sempre nuove grandezze e bellezze".
Invoco,
pertanto, l’intercessione di sant’Agostino, ha concluso, affinché l’Università di
Pavia si distingua sempre per una speciale attenzione alla persona, per un’accentuata
dimensione comunitaria nella ricerca scientifica e per un fecondo dialogo tra la fede
e la cultura. Da Pavia, Adriana Masotti, Radio Vaticana.
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Grande
l’entusiasmo, soprattutto dei più piccoli, che ha accompagnato Benedetto XVI tanto
a Vigevano quanto a Pavia. La nostra inviata, Adriana Masotti, ha raccolto
le voci di alcuni bambini della diocesi pavese:
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R.
– Tanta emozione! Non speravo che sarebbe venuto qua, vicino a noi.
D. – Lo
avete atteso a lungo?
R. – Sì, dall’una e mezzo.
R. – Però i poliziotti
dicevano che sarebbe entrato subito in macchina quindi non ce lo aspettavamo che sarebbe
venuto lì davanti.
D. – Quindi dall’una e mezzo fino alla sera?
R. –
Fino alle sei.
R. – E’ stata una grande emozione anche per me, che era la prima
volta che lo vedevo proprio da vicino, così, e solo guardarlo è stata una grande emozione.
R.
– E’ stato bello vedere il Papa e mi ha fatto tanto commuovere. L’ho salutato da vicino
e mi ha sorriso.
D. – Lui ha salutato e ha detto che vuole molto bene ai bambini...
R.
– Sì, l’ha detto e sono stato anche molto felice che l’ha detto.
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questa visita pastorale in Lombardia, Benedetto XVI ha mostrato, ancora una volta,
tutto il suo amore per Sant’Agostino. Ecco la testimonianza di padrePietro
Bellini, Priore della Provincia Agostiniana d'Italia, raccolta da Alessandro
Gisotti:
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R. – Mi ha fatto particolarmente piacere che il Santo Padre abbia
introdotto la sua omelia ai Vespri, qui nella Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro,
con la frase: “Sono venuto pellegrino”. Il Santo Padre viene pellegrino alla tomba
di Sant’Agostino, come per dare una seconda ispirazione alla sua fede e al suo Magistero.
D.
– Il Papa nella Messa a Pavia ha messo l’accento sull’attualità del cammino di conversione
di Sant’Agostino. Si è visto ancora una volta l’amore di Papa Benedetto per il vescovo
di Ippona …
R – Sì, senz’altro. Lui lo ha detto in
modo molto esplicito: “Io debbo tutto a Sant’Agostino, non solo come teologo e come
pastore, ma anche come uomo e come sacerdote”. Io credo che quando il Santo Padre
ha parlato della conversione, delle tre tappe della conversione di Agostino, facesse
riferimento anche a se stesso. Queste tre tappe sono riassumibili in queste poche
parole: nella prima tappa Sant’Agostino ha scoperto Dio in se stesso. Nella seconda
tappa, ha scoperto che questa conversione di Agostino significava rinunciare anche
a quello che era il suo progetto di vita, che era un progetto di contemplazione per
diventare sacerdote, per dedicarsi agli altri. Terza tappa: ritenere che chi è nella
Chiesa ha ancora bisogno del perdono e della misericordia del Signore. Io credo che
il Santo Padre si riconosca in modo particolare nella seconda fase della conversione,
quando anche lui sembra dire: “Sono diventato Papa, ma avrei preferito fare altre
cose”. Quindi, rinuncia al suo progetto di vita per accettare il progetto che Dio
ha nei suoi confronti.
D. – C’è un aneddoto personale
che può raccontarci di questa visita del Papa?
R.
– Quando l’ho accolto, quando è venuto a San Pietro in Ciel d’Oro, prima di entrare
in Basilica, il Santo Padre ha benedetto la prima pietra nel cortile interno del centro
culturale agostiniano che abbiamo intitolato a Benedetto XVI. Appena è entrato ho
visto che era molto stanco, perché veniva dall’Università e quindi era un po’ provato.
Poi poco a poco, nella Basilica, parlando di Sant’Agostino, è diventato sorridente,
sprizzava gioia dagli occhi. E quando alla fine è uscito dalla Basilica per tornare
in Vaticano si è soffermato in maniera meravigliosa a benedire i bambini, che ha incontrato
nella piazza antistante alla Chiesa. Lì ho visto veramente una trasformazione del
Santo Padre, che si sentiva veramente contento, veramente gioioso di aver fatto questa
visita a Pavia e al Santo Padre Agostino.
D. – Il
Papa si sentiva a casa…
R. – Sì, veramente si sentiva
a casa. Tanto che quando è uscito dalla Basilica, proprio sulla soglia della Basilica,
si è voltato indietro e ha salutato tutti quanti – la chiesa era gremita – dicendo:
“Arrivederci”. Quindi, veramente si sentiva a casa.