2007-04-19 09:17:06

La Chiesa festeggia il secondo anniversario di Pontificato di Benedetto XVI


Sono le 17.50 del 19 aprile di due anni fa: dal comignolo della Cappella Sistina fuoriesce una fumata di colore incerto. Poi all’improvviso si fa decisamente bianca. E’ stato eletto il Papa! Inizia così l’avventura di Benedetto XVI, chiamato a succedere a Giovanni Paolo II, alla guida della Chiesa per quasi 27 anni. Papa Ratzinger, 265.mo Vicario di Cristo e ottavo Papa tedesco della storia, in due anni di Ministero Petrino ha incontrato 7 milioni e mezzo di persone, ha compiuto tre viaggi italiani e 5 viaggi internazionali: tra gli eventi storici la visita ad Auschwitz e alla Moschea Blu in Turchia. Ha scritto una Enciclica “Deus caritas est”, un’Esortazione apostolica sull’Eucaristia e il libro “Gesù di Nazaret”, appena uscito in libreria. Ripercorriamo i due anni di Pontificato di Benedetto XVI in questo servizio di Sergio Centofanti. RealAudioMP3
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“Habemus papam…” (Annuncio del cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez)
 Il giovane teologo Joseph Ratzinger desiderava servire il Signore facendo l’insegnante. La preghiera dell’umile penetra le nubi: diventa catechista del mondo:

(Prime parole di Benedetto XVI)
“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore…".
 La semplicità è una delle note dominanti di Benedetto XVI: la sua parola è chiara, serena, profonda, tocca il cuore e smuove la coscienza. Mite e forte nello stesso tempo. Parla della sua debolezza, chiede di pregare per lui perchè non fugga per paura davanti ai lupi. Il suo gesto è sobrio: chi risplende è Cristo. Le fede – spiega – non è moralismo, non sono proibizioni: è diventare amici di Gesù, è incontrare in modo vivo e concreto il Dio crocifisso che vuole salvare tutti, anche i nemici:
 “L’amore del nemico costituisce il nucleo della ‘rivoluzione cristiana’, una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico. La rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei ‘piccoli’, che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita”. (Angelus del 18-2-2007)

Benedetto XVI punta sulla ragionevolezza della fede chiamando anche i non credenti al grande dialogo della verità: il Dio di Gesù è così infinitamente buono, così piccolo e così grande, da essere davvero convincente:
 
“Se guardiamo alle grandi opzioni, l’opzione cristiana è anche oggi quella più razionale e quella più umana. Per questo possiamo elaborare con fiducia una filosofia, una visione del mondo che sia basata su questa priorità della ragione, su questa fiducia che la Ragione creatrice è amore e che questo amore è Dio”. (Incontro con i giovani in Piazza San Pietro, 6-4-2006)

L’importante discorso all’Università di Ratisbona, male interpretato e che i mass media hanno centrato sul rapporto con l’islam, era in realtà rivolto soprattutto all’occidente: un invito ad allargare gli orizzonti della ragione, ridotti dalla moderna cultura solo a ciò che è verificabile nell’esperimento, e così incapace di dialogare con le culture e le religioni. Esorta a ritrovare il gusto della riflessione e, rivolgendosi in particolare ai giovani, a interrogarsi su Dio, a cercare il suo Volto:

“Cari giovani amici – quanto è importante oggi proprio questo: non lasciarsi semplicemente portare qua e là nella vita; non accontentarsi di ciò che tutti pensano e dicono e fanno. Scrutare intorno a sé nella ricerca di Dio. Non lasciare che la domanda su Dio si dissolva nelle nostre anime. Il desiderio di ciò che è più grande. Il desiderio di conoscere Lui – il suo Volto…”. (Messa per la Domenica delle Palme, 1-4-2007)

La Chiesa – afferma - non ha interessi e non cerca privilegi: vuole solo annunciare Cristo e difendere l’uomo, i più piccoli dalla prepotenza dei forti. Di qui l’enunciazione dei principi non negoziabili: il diritto alla vita per tutti, la famiglia, la libertà di educazione. Principi non confessionali perché appartengono all’umanità. Su tali questioni – avverte – “la coscienza, talora sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva, non dimostra sufficiente vigilanza”. Spiega le conseguenze devastanti del relativismo, criticando l’assolutismo dogmatico di quei laicisti che vogliono togliere alla Chiesa il diritto alla libera espressione. Denuncia lo scandalo della povertà e della fame, le ingiustizie create da una certa globalizzazione, il neocolonialismo dei Paesi ricchi, il traffico delle armi che cresce nell’indifferenza quasi generale. Ha particolarmente a cuore l’Africa, la Terra Santa e guarda con attenzione verso la Cina e alle sfide e alle speranze nel continente americano, mentre sottolinea il rischio che l’Europa rinnegando i valori cristiani rinneghi se stessa. Vede il male nel mondo che – dice – “nonostante tutti i progressi compiuti … non è affatto vinto; anzi, il suo potere sembra rafforzarsi e vengono presto smascherati tutti i tentativi di nasconderlo”. La sofferenza è un mistero che Dio ha spiegato con la Croce del Figlio:

“Cristo, soffrendo per tutti noi, ha conferito un nuovo senso alla sofferenza, l'ha introdotta in una nuova dimensione, in un nuovo ordine: quello dell'amore… La passione di Cristo sulla Croce ha dato un senso radicalmente nuovo alla sofferenza, l'ha trasformata dal di dentro… È la sofferenza che brucia e consuma il male con la fiamma dell'amore… Ogni sofferenza umana, ogni dolore, ogni infermità racchiude una promessa di salvezza”. (Incontro con la Curia Romana, 22\12\2005)

Il Papa lavora intensamente per l’ecumenismo e il dialogo con le altre religioni: in particolare quello con l’islam - dice - è di una necessità vitale. Il suo pensiero è ordinato e lineare: esorta i cattolici alla coerenza, a non separare Cristo e la Chiesa, evitando le falsità dei compromessi e del ricorso al cosiddetto male minore. Li invita a riscoprire il silenzio, la meditazione della Bibbia, la preghiera, l’adorazione eucaristica, al di là di ogni vuoto attivismo:

“La preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”. (Angelus del 4-3-2007)

La fede non è un peso opprimente: anzi dipendere da Dio rende veramente liberi e fare la sua volontà “dona ali per volare in alto” e strappa il nostro io al suo isolamento per farlo diventare “uno in Cristo”. “Io, ma non più io”: è questa la formula della novità cristiana che testimonia al mondo la gioia e la bellezza della fede:
 
“Dio è amore e il suo amore è il segreto della nostra felicità”. (Udienza generale del 21-2-2007)

Benedetto XVI trasmette pace, perché attinge alla fonte della pace: Dio, Padre buono, che non ci abbandona mai, neanche nelle notti buie della vita:
 
“Questo nostro mondo è un mondo di paure: paura della miseria e delle povertà, paura delle malattie, delle sofferenze, paura della solitudine, paura della morte. Possiamo cadere, ma alla fine cadiamo nelle mani di Dio. E le mani di Dio sono buone mani”. (Visita alla Parrocchia di Santa Maria Consolatrice, 18-12-2005)

(musica)

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