Vendute 50 mila copie all'uscita in libreria del "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI
L'80.mo compleanno di Benedetto XVI ha avuto, per così dire, un anticipo di celebrazioni
venerdì scorso, quando davanti a qualche centinaio di giornalisti e di ospiti di spicco,
è stato presentato nell'Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, il libro "Gesù di Nazaret",
che il Papa, nella sua veste di teologo, aveva iniziato a scrivere prima dell'elezione
pontificia. A spiegare le parti salienti del volume - che in Italia è in vendita da
oggi ma che già si preannuncia un evento mondiale per l'alto numero di traduzioni
e di copie stampate - è stato il cardinale arcivescovo di Vienna, Cristoph Schönborn.
Uno dei nostri inviati alla presentazione, Fabio Colagrande, lo ha intervistato:
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R.-
E’ certo che non siamo abituati a libri di tipo personale di un Papa. Giovanni Paolo
II ci aveva abituati in qualche modo a un qualcosa di simile: memorie, ricordi. Ma
questo libro è una lunga meditazione teologica, spirituale, personale su Gesù di Nazareth,
e questo tipologia è piuttosto inconsueta per un Papa. Ma lui si prende la libertà,
e la prende con grande convinzione, di dire che non solo sia giusto ma sia anche suo
dovere, parlare di Gesù.
D. - Eminenza, quale dibattito si attende, dopo questo
libro?
R. - Non so ancora, vedremo. Vi saranno molte letture, molte prese di
posizione su questo libro. In che senso andrà il dibattito? Io sono molto interessato
a sapere cosa ne diranno, ad esempio, i lettori ebrei, dopo tutto ciò che il Papa
“deve” al rabbino Neusner in questo libro. O ciò che diranno anche i cristiani delle
altre Chiese… In ogni caso, sarà un dibattito - per una volta - essenziale, che ruoterà
intorno a ciò che veramente è importante.
D. - E in particolare, nel dialogo
con i nostri fratelli ebrei, quale può essere l’importanza di quanto scrive il Papa?
R.
- Penso sia importante leggerlo, per esempio, su ciò che dice circa l’interpretazione
del rabbino Neusner sul Discorso della Montagna e come Neusner affermi che, con tutto
il rispetto, questo Gesù, questo cammino di Gesù, sia in definitiva distruttivo per
la società, o se non altro, non sia utile, non sia buono, non ragionevole per la società.
Invece, il Papa, riprendendo tutto questo discorso, cerca di dimostrare che il Sermone
della Montagna ci ha dato veramente fondamenti per una società giusta e umana. Allora,
tutta questa argomentazione, tra una ragionevolezza nella prospettiva ebrea e nella
prospettiva cristiana, è una materia molto importante per il dialogo del futuro.
D.
- Come spiega, cardinale Schönborn, l’attuale presenza costante della figura di Gesù
nel mondo del cinema e della letteratura?
R. - Perché penso che la sua domanda
“Chi pensate che io sia?” sia una domanda che attraversi i secoli e che in ogni secolo,
in modo nuovo si ponga all’uomo: come nel Rinascimento, nel Medio Evo, come nella
letteratura di Shakespeare. Cosa significa la figura di Gesù per Shakespeare, per
i grandi pittori? E’ sempre, di nuovo, il fascino di Gesù. Che oggi, diventa film,
cinema.
D. - Eppure, sembra che le rappresentazioni di Gesù in qualche modo
tradiscano il suo messaggio…
R. - La figura di Gesù non rimane in un quadro
definito: è più grande più certamente è esposta ad interpretazioni sbagliate o unilaterali.
Io prendo sempre l’immagine di Gesù a Nazareth, quando torna al suo villaggio: dopo
un primo applauso della sua gente, nasce un'opposizione radicale a Gesù al punto che
volevano gettarlo dalla roccia per ammazzarlo. E il Vangelo dice: “Ma Gesù, passandoattraverso
la folla, se ne andò”.
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Tra i relatori alla presentazione
del libro del Papa figurava anche filosofo, e sindaco di Venezia, Massimo Cacciari,
che si è fatto interprete dell'approccio laico alle sollecitazioni culturali e intellettuali
presenti nel libro di Benedetto XVI. Fabio Colagrande gli ha chiesto quale sia la
sua valutazione sull'opera:
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R.
- Il libro del Papa è sicuramente un libro di identificazione, un libro di fede. Non
avanza alcuna pretesa di riflessione propriamente teologica. E’ una teologia narrativa,
non v’è alcun dubbio. Tuttavia, emergono delle domande nel libro che riguardano e
la teologia propriamente detta, e la riflessione anche filosofica e, come dire, il
destino della cultura europea. In estrema sintesi, il Papa avanza questa domanda:
se sia possibile una salvezza - usiamo pure questo termine molto impegnativo - rispetto
ai processi di secolarizzazione, al nichilismo europeo. Una salvezza che possa configurarsi
in modo diverso che non alla dimensione della fede in Cristo, in Gesù in quanto Cristo.
E questa è una domanda con la quale certamente anche la filosofia, la riflessione
razionale deve interrogarsi se non vuole essere semplicemente - per così dire - una
apologia del presente, una apologia del fatto. Se ci si ribella, in qualche modo,
alla equivalenza tra verità e fatto - “tutto ciò che è reale, è razionale, tutto ciò
che è razionale, è reale” - se non si è convinti di questa affermazione, è necessario
chiedersi se rispetto a certi processi che riguardano il mondo contemporaneo sia possibile
altra salvezza che non sia quella della fede in Gesù in quanto il Cristo.
D.
- Quindi, è un libro rivolto anche ai non credenti?
R. - Senza dubbio. Come
è rivolta ai non credenti anche la figura di Gesù. Uno dei caratteri più problematici
ed inquietanti della figura di Gesù è proprio il suo voler parlare a coloro che sono
“fuori”, agli stranieri, agli “altri” rispetto alla propria tradizione e alle proprie
radici…
D. - Ottant'anni, secondo anno di Pontificato: per questi due anniversari,
che augurio farebbe al Papa?
R. - Quello di riuscire a combinare il “Dio è
amore”, la grande affermazione evangelica, il “mandatum novum”, con la necessità da
parte della Chiesa anche di resistere rispetto a determinati processi propri della
secolarizzazione. L’equilibrio tra queste due dimensioni finora, secondo me, non è
stato raggiunto.
D. - Un libro che farà discutere?
R. - Io mi auguro
di sì, perché è un libro molto, molto comprensibile, molto accessibile e allo stesso
tempo molto denso, molto complesso, che non nasconde nulla della problematicità e
anche della scandalosità del messaggio cristiano. E nello stesso tempo, molto accessibile.
Quindi, penso che possa essere letto ampiamente, discusso, criticato - perché no?
- ma che sarà un libro certamente importante e non soltanto per la Chiesa e non soltanto
per i credenti.