Oggi la presentazione del libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret"
Viene presentato oggi il libro di Benedetto XVI Gesù di Nazaret, che sarà in vendita
nelle librerie da lunedì 16 aprile nelle edizioni italiana (Rizzoli), tedesca (Herder)
e polacca (Wydawnictwo M). L’opera verrà presentata, alle ore 16, nell’Aula del Sinodo
presso l’Aula Paolo VI. Nella prefazione del libro, già resa nota nei giorni scorsi,
il Papa scrive che con questo volume si propone “di presentare il Gesù dei Vangeli
come il vero Gesù, come il Gesù storico nel vero senso della espressione”. Il Papa
si dice convinto che “questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico
anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare
negli ultimi decenni”. Su questo passaggio, Fabio Colagrande ha raccolto la riflessione
del biblista padre Giulio Michelini, docente di Nuovo Testamento presso l’istituto
teologico di Assisi:
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R.
– Penso che ce ne fosse bisogno e tutti accolgono favorevolmente questa iniziativa.
C’è il desiderio di riappropriarsi di un qualcosa che è stato, forse, dimenticato.
In questo senso l’iniziativa del Pontefice è buona per far ritornare i credenti alla
radice del problema, perché – forse in Italia in particolare – siamo in una situazione
in cui il catechismo che è stato insegnato ai bambini non basta più ed è necessario
riappropriarci della fede che ci è stata donata, purché lo si faccia senza sconfessare
una tradizione bimillenaria che ci è stata consegnata. Cosa che, invece, sta accendo,
mi sembra con alcune pubblicazioni.
D. – Padre Michelini, nella prefazione
al suo libro, che è stata anticipata, il Papa racconta che alcuni studi critici dagli
anni Cinquanta in poi hanno lasciato l’impressione che noi sappiamo ben poco di certo
su Gesù e che solo più tardi la fede nella sua divinità ha plasmato questa immagine.
Ha parlato di una situazione drammatica per la fede, da questo punto di vista. Come
studioso del Nuovo Testamento, cosa pensa di queste parole del Papa?
R. – Io
sono d’accordo, anche perché ora siamo sull’onda lunga di questo scetticismo che vedeva
un divario invalicabile ed incolmabile tra la figura del Gesù storico e il Cristo
della fede, per esempio quello presentato dalle Chiese e in particolare facciamo riferimento
alla nostra Chiesa cattolica. Questi studi, che pure sono meritevoli e sono stati
forse necessari, hanno però portato alla conclusione che è irraggiungibile la figura
di Gesù. C’è ora un’altra onda lunga che credo venga dal Nord America e che ha un’altra
impostazione e cioè che noi siamo di fronte ad un mito nuovo delle origini cristiane.
Se dagli anni Cinquanta – come scrive il Papa – si diceva che il Gesù della storia
fosse diverso dal Cristo della fede presentato dalle Chiese, ora si dice che il Cristo
presentato dalle Chiese è un Cristo falso, un Cristo che non corrisponde alla storicità.
Questo si legge anche in recenti pubblicazioni, che sono state anche fortemente pubblicizzate
nel panorama italiano e in base alle quali noi nelle Chiese sentiremmo parlare di
un Gesù totalmente diverso da quello che Lui è realmente stato. Questo non è vero,
perché certo la Chiesa ha la fatica di presentare il Volto di Cristo, ma è anche sempre
stata attenta che non dicesse delle fandonie, che non inventasse dei miti, ma che
pronunciasse proprio quel Vangelo che era il Vangelo ricevuto duemila anni fa.
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Il
libro, scrive sempre il Papa, è frutto “di un lungo cammino interiore”. Benedetto
XVI avverte nella prefazione che il suo Gesù di Nazaret “non è assolutamente un atto
magisteriale, ma è unicamente espressione” della sua “ricerca personale del Volto
del Signore”. Sul contributo che questo libro può offrire alla conoscenza della figura
di Gesù Cristo, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Michele Piccirillo, archeologo
presso lo Studium Biblicum Francescanum di Gerusalemme:
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– Credo che il Papa voglia tirare le fila di un discorso che va avanti oramai da una
cinquantina d’anni: passato cioè il periodo dell’Ottocento e poi anche la prima metà
del Novecento, in cui si parlava un po’ di un Gesù mitico e dell’esegesi che guardava
al Vangelo come un fatto semplicemente di fede, si sono fatti degli sforzi in Germania
– ed anche fuori della Germania – per superare questa impasse e quindi di cercare
di far capire che si può dare un messaggio di fede pur utilizzando fatti storici.
Su questa linea già diversi studiosi - anche in Italia - si erano mossi per fare qualcosa
di positivo. Linea, questa, che ha seguito anche il Papa con questo libro.
D.
– Ecco, un libro come “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI può suscitare interesse e
magari in qualcuno semplicemente curiosità, capace però di spingerlo ad avvicinarsi
ai Vangeli?
R. – Credo che, al di là dell’autorità del Papa come studioso e
al di là dell’autorità del posto che occupa nella Chiesa, sarà un libro di successo.
Anche se lui non si aspetta questo, certo non lo ha scritto per questo! Sarà certamente
una buona occasione per spingere qualcuno ad andare alle fonti. Abbiamo questi quattro
Vangeli ed io, scherzando con i miei amici esegeti, dico: “Scrivete tanti libri sui
quei poveri quattro libretti, ma per fortuna che non li cambiate e restano sempre
gli stessi!”.