Esposta presso il Museo della Basilica di Santa Maria Maggiore la più antica notazione
scritta dell'Exultet
Scampato al terremoto del 1915 e ai bombardamenti bellici del ’44, lo straordinario
rotolo pergamenaceo di Avezzano, che riporta la più antica notazione scritta dell’“Exultet”,
è esposto al pubblico presso il Museo della Basilica di Santa Maria Maggiore fino
al 26 aprile. Il servizio di Arianna Voto:
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E’ il
canto della Resurrezione, l’Exultet, e grazie alla Fondazione pro Musica e Arte Sacra
anche l’arcaica melodia contenuta nel rotolo pergamenaceo viene resuscitata all’ascolto,
riportandoci all’uso liturgico dell’XI secolo. La musicologa Lucia Bonifaci:
"All’inizio
della Veglia Pasquale, mano a mano che il cero pasquale veniva acceso e quindi gradatamente
illuminava la notte, il diacono dall’ambone intonava “Exultet”. Nel momento in cui
l’assemblea guardava verso l’alto la fonte della luce, il cero pasquale, ascoltava
da questa fonte il canto e guardava questa pergamena che si srotolava davanti ai suoi
occhi. E’ una specie di sacra rappresentazione, un oggetto che ci rimanda ad una idea
della liturgia cristiana multimediale perché nello stesso momento il fedele guarda,
ascolta il canto e prega, inserito in una sorta di rappresentazione della Salvezza".
La trascrizione moderna si deve a mons. Alberto Turco,
docente di Canto gregoriano al Pontificio Istituto di Musica Sacra. Il 21 aprile,
mons. Turco dirigerà la prima esecuzione assoluta dell’Exultet:
"Non
vi è tanto un tornare all’antico facendo il Gregoriano perché il Gregoriano ha superato
i limiti del tempo ed è, possiamo dire, ancora attuale. E’ che gli studi portano ad
una interpretazione sempre più avvincente dove la melodia è in funzione del testo
e solo comprendendo, assimilando il testo liturgico, si comprende il perché il compositore
abbia scelto certi movimenti melodici".