2007-04-07 14:55:49

La cristianità della Terra Santa in festa per la Pasqua celebrata in comune tra cattolici, ortodossi e protestanti


E' una coincidenza poco frequente, ma quando si verifica - come quest'anno - conferisce alla festa quella dimensione unitaria perduta con lo scisma. Nel 2007, cattolici e ortodossi festeggiano la Pasqua nello stesso giorno. Come è noto, le Chiese d'Occidente, comprese quelle protestanti, fissano la data della Pasqua secondo il calendario "gregoriano", risalente alla riforma di Papa Gregorio XIII del 1582. Le Chiese d'Oriente, invece, si rifanno al più antico calendario "giuliano", fissato da Giulio Cesare nel 46 a. C. La convergenza delle due date assume un particolare significato in Terra Santa: in questi giorni una folla di cattolici e ortodossi ha riempito i Luoghi Santi nei quali, per via delle norme che regolano lo status di Gerusalemme, questa mattina ha già avuto luogo la Veglia pasquale. La cronaca della cerimonia nel servizio di Graziano Motta:
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Una marea di fedeli, in gran parte pellegrini venuti da ogni parte del mondo, in particolare dalla Russia, ma quest’anno anche molti cristiani palestinesi, giunti con il permesso delle autorità israeliane dai Territori occupati della Cisgiordania, ha invaso la città vecchia accalcandosi nel piazzale antistante e nelle viuzze attorno alla Basilica del Santo Sepolcro, per la cerimonia più sentita del Triduo Pasquale, che vi si svolge: cioè, l’accensione del fuoco nuovo all’interno della cappella dell’Anastasi, accanto al Sepolcro vuoto di Gesù, per testimoniare che con la sua Risurrezione una luce nuova da Gerusalemme si propaga nell’universo. Una cerimonia liturgica delle Chiese ortodosse nei vari riti, alla quale partecipano non solo loro fedeli, ma anche i cattolici. E’ così il momento ecumenico più alto della Chiesa madre di Gerusalemme: il fuoco nuovo viene trasferito dall’interno dell’edicola attraverso degli oblò a ceri e candele di fedeli al suo esterno e da questi passato ad altri anche fuori della Basilica. Raggiungerà poi località cristiane vicine e lontane, trasportato anche in aereo, a cominciare da Atene, grazie a due euzoni, guardie della presidenza della Repubblica greca, inviate appositamente a Gerusalemme. Prima di questo evento centrale nella giornata del Sabato Santo nella Basilica, davanti alla Cappella dell’Anastasi, la Chiesa latina di Gerusalemme ha celebrato la Risurrezione del Signore. La Messa è stata presieduta dal vescovo Fouad Twal, coadiutore del patriarca Michel Sabbah. Dopo la settima lettura della liturgia della Parola, il presule ha intonato l’inno del “Gloria in excelsis Deo” e al canto sono state sciolte le campane e l’organo ha innalzato altissime le sue note. Al momento di tripudio della proclamazione della Risurrezione del Signore, fatta proprio sul luogo dell’avvenimento, hanno assistito i tantissimi fedeli ortodossi presenti. Ha fatto seguito la liturgia di benedizione dell’acqua battesimale e la liturgia eucaristica, conclusa da un triplice “Alleluia”.

 
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Nonostante le ultime, drammatiche notizie di cronaca - oggi elicotteri israeliani hanno provocato un morto fra i palestinesi, durante un attacco nella Striscia di Gaza - la tregua che sostanzialmente regge dopo sei anni di violenze ha permesso ai fedeli di tornare in massa a celebrare la Pasqua tra le strade della Citta' Santa. Secondo le autorità israeliane, ottomila palestinesi cristiani dalla Cisgiordania e 500 dalla Striscia di Gaza hanno avuto il permesso di raggiungere Gerusalemme, nonostante il blocco della circolazione imposto per la Pasqua ebraica. Lo conferma mons. Fouad Twal, coadiutore del Patriarcato Latino di Gerusalemme, intervistato da Luca Collodi:
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R. - Abbiamo una folla di gente, davvero enorme, in particolare ortodossi provenienti dalla Russia ma anche pellegrini italiani. Le piccole e le strette strade di Gerusalemme sono piene ed è difficoltoso anche camminare, c'è bisogno talvolta dell'aiuto della Polizia. In questi giorni, poi, è stata celebrata anche la Pasqua ebraica: immaginate tutta questa marea di gente sparsa per le piccole strade di Gerusalemme. E’ una grande gioia vedere tutta questa gente che viene a pregare, ma è certamente complicato riuscire a raggiungere i Luoghi Santi.

 
D. - Mons. Twal, le autorità israeliane hanno dimostrato disponibilità nei confronti delle cerimonie cristiane?

 
R. - Sì, quest’anno, come è avvenuto anche a Natale, hanno dato permessi ai nostri fedeli per raggiungere Gerusalemme. Ma noi non vogliamo delle eccezioni o dei permessi di tanto in tanto, per raggiungere Gerusalemme o Betlemme. Ci auguriamo di riuscire ad arrivare ad una situazione di pace e di fiducia reciproca, cosicché tutti i cristiani - e non soltanto gli stranieri, ma anche i nostri, quelli della Giordania e della Siria - possano avere il privilegio, la gioia di venire a pregare con noi al Santo Sepolcro.

 
D. - La situazione del Medio Oriente, in questa Pasqua 2007, qual è realmente sul terreno?

 
R. - Ci sono maggiori segni di speranza, ma a livello nazionale e locale la situazione è sempre la stessa ed i check point sono sempre lì. Non è cambiato molto. C’è solamente una maggiore speranza. A livello internazionale - ringraziamo il Signore - sembra che qualcosa si muova: il governo israeliano, attraverso il premier Olmert, ha offerto più di una volta la disponibilità ad incontrare le controparti. Noi saremmo certamente più felici di vedere i fatti: i discorsi sono sì belli e danno speranza, ma nessuno di noi - né arabi, né israeliani - può vivere solo di discorsi.

 
D. - Mons. Twal, un ultimo segnale ed anche questo di speranza, è l’aumento dei pellegrini in Terra Santa in queste ore...

 
R. - E' fantastico. La loro presenza significa molto, veramente molto per noi. Rappresenta la comunione ecclesiale fra noi tutti. Dimostra anche che non siamo soli, non siamo abbandonati. Con alcuni preghiamo insieme, con altri facciamo gemellaggi, con altri ancora facciamo progetti. Spero che questa Pasqua sia una festa di Risurrezione per tutti, per tutto il Medio Oriente, così che anche il Medio Oriente possa avere la sua gioia e possa cantare “Alleluia” con pace e con rispetto reciproco.

 
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L'occasione della Pasqua celebrata comunemente l'8 aprile viene molto sottolineata anche in ambito ortodosso. Il Patriarca ortodosso russo, Alessio II, ha inviato un messaggio di auguri a Benedetto XVI, e anche il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli vede in questa circostanza un segno di quella piena comunione cui aspirano cattolici e ortodossi, come sottolineato nel novembre scorso durante il viaggio del Papa in Turchia. Ecco il commento di Sua Eminenza Gennadios Zervos, arcivescovo ortodosso di Italia e di Malta del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ed Esarca patriarcale per l’Europa meridionale, al microfono di Giovanni Peduto:

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R. - Dalla spiritualità della Settimana Santa proviene la forza spirituale e morale che permette alla nostra Chiesa di essere forte per celebrare la grande festa fra le feste, la grande solennità fra le solennità: la Pasqua, con la presentazione dello Sposo della Chiesa che è Cristo. Ecco l’uomo di cui celebriamo la Crocifissione, con gli inni che elevano l’anima del fedele ortodosso per prepararsi bene, per essere fedele a Dio, per essere pieno di speranza e di amore così da poter poi celebrare la grande festività della Risurrezione.

 
D. - Eminenza, come viene rappresentata dagli artisti ortodossi la Pasqua?

 
R. - Gli artisti ortodossi rappresentano la Pasqua con una grande figura vittoriosa: Cristo che tiene in una mano Adamo ed Eva nell’altra. Cristo esce dalla tomba della morte per passare alla vittoria, al Regno eterno, alla vita eterna. Questa è la grande icona che dà a tutti noi la gioia, la pace e la speranza: sono i messaggi della Risurrezione, insieme all’unità e alla convivenza fra tutte le creature di Dio.

 
D. - Eminenza, i cristiani come possono testimoniare al mondo Gesù Risorto?

 
R. - La grande importanza della nostra testimonianza agli altri è la nostra unità. Unità che in questa grande festa di Pasqua invochiamo continuamente, affinché tutti - e non soltanto i cristiani - possiamo essere uniti e fedeli in Cristo nostro Salvatore. Lo stesso Gesù Cristo ci dice di essere uniti affinché il mondo creda.

 
D. - Cristiani ed ortodossi si sforzano di camminare sulla via dell’unità. Quali sono le sue speranze, eminenza?

 
R. - Io credo che le speranze siano molto concrete. A noi rimane il dovere e la responsabilità di collaborare fraternamente fra di noi, di soffrire anche per questa divisione. Questo è, forse, il più grande peccato che dobbiamo patire noi cristiani sulla strada che ci porta alla realizzazione della volontà di Dio, di non essere cioè tutti una sola cosa. Dall’altra parte lo dimostra lo storico incontro fra Papa Benedetto XVI e il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I: io ho avuto l’onore e la gioia di vedere e condividere questo abbraccio storico. Un gesto che ha rappresentato veramente una grande speranza per arrivare a realizzare la volontà di Dio. Ognuno di noi deve prestare la propria attenzione, il proprio interessamento, la propria dedizione e il proprio sacrificio per riuscire a realizzare la volontà di Dio. Io sono tanti anni che sono qui in Italia e posso dire che sono molti i passi in avanti compiuti. Oggi, abbiamo scoperto di essere veramente fratelli, di essere Chiese sorelle, figli dello stesso Dio. Ora, dobbiamo collaborare insieme per realizzare la volontà di Dio. Poco prima della sua Passione, Gesù ha pregato perchè fossimo una cosa sola affinché il mondo creda.

 
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