2007-04-06 11:17:58

La soddisfazione della comunità internazionale per la decisione dell'Eritrea di vietare la mutilazione genitale femminile


Grande soddisfazione nella comunità internazionale per la decisione del governo eritreo di proibire la pratica della mutilazione genitale femminile. La misura è retroattiva, essendo entrata in vigore il 31 marzo. I contravventori andranno incontro a multe e anche alla prigione. Si calcola che nel mondo ogni anno circa 3 milioni di bambine e adolescenti subiscano tale pratica barbara e che in totale siano circa 140 milioni le donne che l’hanno già subita. Debora Donnini ha chiesto a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, quanto è importante nella lotta alle mutilazioni genitali femminili questo provvedimento adottato in Eritrea: RealAudioMP3

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R. – E’ un provvedimento importantissimo, perché avviene in un Paese nel quale le mutilazioni genitali femminili sono state e sono largamente praticate. Quindi, non c’è modo migliore per fermare una pratica così brutale che avere una legge che la proibisca. E’ importante che avvenga in Africa, perchè è un continente piagato da questa terribile pratica, ma è il continente nel quale negli ultimi decenni sono stati fatti passi avanti, sia in termini di mobilitazione di gruppi femminili, di organizzazioni non governative e di governi, fino ad arrivare pochi anni fa al protocollo di Maputo, che è uno strumento giuridico molto importante, a tutela delle vittime delle mutilazioni genitali femminili.

 
D. – Questa legge è un passo importante, anche se sicuramente è necessario intervenire, anche a livello di istruzione…

 
R. – Sì, bisogna aggirare questo fenomeno per reprimerlo in maniera netta da più parti. Intanto, c’è bisogno di una legge, perché senza una legge, che è un riferimento normativo che vieta questa pratica definendola illegale, non si può fare nessun passo avanti. Quello che la legge non prevede, perché forse non è neanche compito suo, è quello di una formazione della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, delle donne in particolare, e di tutti i gruppi che possono sul piano professionale – penso in primo luogo ai medici – fare qualcosa per convincere chi pratica le mutilazioni e poi chi le subisce che si tratta di violazioni di un diritto fondamentale, che è quello all’integrità fisica della persona umana.

 
D. – Questa pratica è più legata alla cultura…

 
R. – Sì, sono pratiche tradizionali, che, tra l’altro, si muovono anche con i flussi migratori. Quindi, acquistano una dimensione abbastanza globale. Molto spesso le bambine subiscono questa pratica contro la propria volontà ed hanno, in qualunque modo siano praticate, in qualunque forma, delle conseguenze fisiche e psicologiche devastanti e spesso permanenti. Insorgono complicazioni fisiologiche, disfunzioni, infezioni, complicazioni psicologiche e sessuali, che hanno un impatto permanente sulla vita di migliaia di donne ogni anno.

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