2007-04-04 19:41:26

Francia: Dichiarazione cattolico-ebraica sulla cura dei malati alla fine della vita


PARIGI, 4apr07 - Contribuire “alla riflessione sul rispetto della vita umana” e di chi è morente o gravemente malato”. Questo lo scopo della dichiarazione congiunta, resa nota martedì a Parigi, dell’arcivescovo mons. André Vingt-Trois, e del gran rabbino David Messas. “La cura dei malati in fin di vita” è il titolo del documento, frutto del lavoro di un gruppo costituito dal Servizio per le relazioni con il giudaismo della arcidiocesi e dalla Commissione per le altre religioni del Concistoro di Parigi. Punto di partenza, la “Legge Leonetti” (22 aprile 2005) in materia di diritti dei malati e di fine della vita. “Noi ebrei e cattolici riconosciamo il diritto e il dovere di ognuno di avere cura della propria salute e della propria vita” esordisce la dichiarazione esprimendo “ferma opposizione ad ogni forma di assistenza al suicidio e ad ogni atto eutanasico, intendendo come tale qualsiasi comportamento che sotto forma di azione o di omissione abbia come obiettivo il dare la morte a qualcuno per porre fine alle sue sofferenze”. “La sollecitudine dovuta ai fratelli gravemente malati” prosegue il testo, “esige di impegnarsi a portare sollievo a tali sofferenze”. Di qui l’apprezzamento per l’invito della Legge Leonetti “a sviluppare le cure palliative in tutti gli ospedali”. Perplessità vengono invece espresse dagli estensori del documento sull’art.2 della citata legge, che prevede la possibilità per il medico ”di applicare un trattamento che può avere per effetto secondario l’abbreviazione della vita, se esso è l’unico mezzo per alleviare le sofferenze di chi è in fase terminale”. “Il ricorso a tale trattamento – precisa la dichiarazione comune – è legittimo a certe condizioni: che sussistano intense sofferenze che non possono essere altrimenti alleviate, e che l’eventuale effetto secondario di abbreviazione della vita non sia in alcun modo ricercato”. “Raccomandazione di buona pratica medica” che “devono essere ratificate dal ministero della Salute e osservate” nell’esercizio della professione”. Dunque no ad ogni tentativo di “accelerare la morte” ma, al tempo stesso no anche all’accanimento terapeutico. Per noi “ebrei e cattolici”, “è in base al suo atteggiamento verso i più deboli, tra i quali le persone in fin di vita occupano un posto particolare, che una società manifesta il proprio grado di umanità”. Il rispetto “nei loro confronti – conclude la dichiarazione – costituisce uno dei fondamenti di ogni civiltà che si dica umana”.
(Sir – MANCINI)








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