"Un uomo progressivamente conformato da Dio al suo Cristo". Così Benedetto XVI alla
Messa di suffragio per Papa Wojtyla
Una luminosa testimonianza di amore per Cristo, il cui “profumo” ha riempito il mondo
intero. E’ questo in sintesi il ritratto che del Servo di Dio Giovanni Paolo II,
ha tracciato Benedetto XVI presiedendo ieri pomeriggio la Messa in suffragio di Papa
Wojtyla, a due anni dalla sua scomparsa e nel giorno della chiusura della fase diocesana
della Causa di Beatificazione. Numerosi i fedeli in Piazza San Pietro. Ha seguito
la celebrazione per noi Paolo Ondarza:
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(Canto)
“Cristo
era veramente il suo tutto”. Ha parlato così di Giovanni Paolo II, a due anni dalla
dipartita “verso la casa del Padre”, Papa Benedetto XVI, più volte interrotto dagli
applausi della piazza:
(Applausi)
Come l’olio profumato versato da
Maria di Betania sui piedi di Cristo, così il profumo lasciato da Papa Wojtyla “ha
riempito tutta la casa”, cioè tutta la Chiesa ed è traboccato “in ogni regione del
mondo, tanto era forte ed intenso” raggiungendo credenti e non:
“Ne
abbiamo approfittato noi che gli siamo stati vicini, ma ne hanno potuto godere quanti
lo hanno conosciuto da lontano. Quello che è accaduto dopo la sua morte è stato per
chi crede effetto di quel profumo che ha raggiunto tutti, vicini e lontani, li ha
attratti verso un uomo che Dio aveva progressivamente conformato al suo Cristo”.
Ben
delineano il profilo di Giovanni Paolo II – ha spiegato il Papa - le parole del
Primo carme del Servo del Signore: “Ecco il mio servo che io sostengo, / il mio eletto
in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; / egli porterà il diritto
alle nazioni…”. “Oggi – ha detto Benedetto XVI - Giovanni Paolo II nella comunione
dei santi rivolge a noi le parole del Salmo 26: ‘Spera nel Signore, sii forte, / si
rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore’”.
Parole di speranza, virtù che
animò sempre la vita di Giovanni Paolo II: la “fecondità” della sua testimonianza
– ha detto Benedetto XVI - “dipende dalla Croce” una parola che nella sua vita non
è stata solo una “parola”. Da sacerdote, vescovo e Sommo Pontefice, prese sul serio
la chiamata di Cristo a seguirlo.
(Canto)
“Specialmente con
il lento, ma implacabile progredire della malattia, che a poco a poco lo ha spogliato
di tutto – ha aggiunto il Papa - l’esistenza di Karol Wojtyla “si è fatta interamente
un’offerta a Cristo, annuncio vivente della sua passione, nella speranza colma di
fede nella Risurrezione”. “L’amore per il Crocifisso lo ha mosso fino al 2 aprile
2005, quando – ha ricordato Benedetto XVI – il Maestro tornò a chiamarlo, senza
intermediari, per portarlo alla casa del Padre”. Ed ancora una volta egli “rispose
prontamente”: “lasciatemi andare al Signore”:
“Durante le lunghe soste
nella Cappella privata parlava con Lui, si affidava a Maria, ripetendo il Totus tuus.
Come il suo divino Maestro, egli ha vissuto la sua agonia in preghiera. E’ morto pregando.
Davvero, si è addormentato nel Signore”.
Commossa la partecipazione
dei fedeli: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, pellegrini giunti
appositamente dalla Polonia e da ogni parte del mondo. E non potevano mancare, numerosissimi,
i giovani: “Che bel segno la vostra presenza così numerosa!”. (Applausi)
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Dunque in tanti erano presenti in Piazza San Pietro per ricordare
Giovanni Paolo II. Sentiamo alcune testimonianze, raccolte da Francesca Fialdini:
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R. – Ho dei ricordi ancora vivi, perché in tutti
i 25 anni di Pontificato gli sono sempre stata vicina, sin da giovane. Quando è venuto
a Milano, a Monza, lo abbiamo seguito. Lo abbiamo seguito anche nei suoi anni di sofferenza,
sino alla fine. Quindi, si può dire che per me sia ancora presente e vivo. Lo ricorderò
per tutta la mia vita.
D. – Sono passati due anni
dalla morte di Giovanni Paolo II. E’ un ricordo o qualcosa di più?
R.
– Era un simbolo della bontà. Era un Papa che ammiravo.
D.
– Cosa le comunicava?
R. – Comunicava fede.
R.
– Un segno di fede, di speranza. Si sentiva qualcosa dentro di gioioso.
D.
– Di dove siete?
R. – Noi siamo parmigiani, ma veniamo
dalla Svizzera. Viviamo in Svizzera.
R. – Per me
è un dovere essere qui, dato che è venuto a trovarci in Sudan diversi anni fa. E’
stato l’unico Papa a venire. E’ stata una giornata meravigliosa in cui ha riunito
musulmani e cristiani in un’unica festa di fraternità. Io sono missionaria comboniana
in Sudan da 26 anni.
D. – Oggi se chiudi gli occhi
e pensi a lui che cosa ti viene in mente?
R. – Tante
immagini, tanti viaggi e una voglia di comunicare ampia, a 360 gradi. La cosa che
mi piaceva molto nei suoi viaggi è che cercava di raggiungere tutti i punti della
Terra per portare il suo messaggio.
R. – Un papà,
specialmente per i giovani.
D. – Due anni fa, questa
piazza e non solo, Roma, è stata invasa di pellegrini…
R.
– Non le posso dire quello che ho fatto per entrare. Non si entrava da nessun parte.
I ragazzi erano tutti per terra, e ciò mi ha meravigliato, per questo parlo dei giovani.
Uno pensa sempre che la Chiesa, il Papa, i vescovi, coinvolgano persone più grandi.
Invece, vedendo tutta questa gioventù fare la notte, buttata per terra di qua e di
là, mi ha molto stupito.
D. – Oggi trova continuità
rispetto a prima?
R. – Ieri sono stata qui a Piazza
San Pietro e c’era moltissima gente. Infatti, ho detto che per Papa Benedetto è lo
stesso, perché il Papa è il Papa.