2007-04-03 12:18:47

"Un uomo progressivamente conformato da Dio al suo Cristo". Così Benedetto XVI alla Messa di suffragio per Papa Wojtyla


Una luminosa testimonianza di amore per Cristo, il cui “profumo” ha riempito il mondo intero. E’ questo in sintesi il ritratto che del Servo di Dio Giovanni Paolo II, ha tracciato Benedetto XVI presiedendo ieri pomeriggio la Messa in suffragio di Papa Wojtyla, a due anni dalla sua scomparsa e nel giorno della chiusura della fase diocesana della Causa di Beatificazione. Numerosi i fedeli in Piazza San Pietro. Ha seguito la celebrazione per noi Paolo Ondarza: RealAudioMP3

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(Canto)

“Cristo era veramente il suo tutto”. Ha parlato così di Giovanni Paolo II, a due anni dalla dipartita “verso la casa del Padre”, Papa Benedetto XVI, più volte interrotto dagli applausi della piazza:

(Applausi)

Come l’olio profumato versato da Maria di Betania sui piedi di Cristo, così il profumo lasciato da Papa Wojtyla “ha riempito tutta la casa”, cioè tutta la Chiesa ed è traboccato “in ogni regione del mondo, tanto era forte ed intenso” raggiungendo credenti e non:

“Ne abbiamo approfittato noi che gli siamo stati vicini, ma ne hanno potuto godere quanti lo hanno conosciuto da lontano. Quello che è accaduto dopo la sua morte è stato per chi crede effetto di quel profumo che ha raggiunto tutti, vicini e lontani, li ha attratti verso un uomo che Dio aveva progressivamente conformato al suo Cristo”.

Ben delineano il profilo di Giovanni Paolo II – ha spiegato il Papa - le parole del Primo carme del Servo del Signore: “Ecco il mio servo che io sostengo, / il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; / egli porterà il diritto alle nazioni…”. “Oggi – ha detto Benedetto XVI - Giovanni Paolo II nella comunione dei santi rivolge a noi le parole del Salmo 26: ‘Spera nel Signore, sii forte, / si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore’”.

Parole di speranza, virtù che animò sempre la vita di Giovanni Paolo II: la “fecondità” della sua testimonianza – ha detto Benedetto XVI - “dipende dalla Croce” una parola che nella sua vita non è stata solo una “parola”. Da sacerdote, vescovo e Sommo Pontefice, prese sul serio la chiamata di Cristo a seguirlo.

(Canto)

“Specialmente con il lento, ma implacabile progredire della malattia, che a poco a poco lo ha spogliato di tutto – ha aggiunto il Papa - l’esistenza di Karol Wojtyla “si è fatta interamente un’offerta a Cristo, annuncio vivente della sua passione, nella speranza colma di fede nella Risurrezione”. “L’amore per il Crocifisso lo ha mosso fino al 2 aprile 2005, quando – ha ricordato Benedetto XVI – il Maestro tornò a chiamarlo, senza intermediari, per portarlo alla casa del Padre”. Ed ancora una volta egli “rispose prontamente”: “lasciatemi andare al Signore”:

“Durante le lunghe soste nella Cappella privata parlava con Lui, si affidava a Maria, ripetendo il Totus tuus. Come il suo divino Maestro, egli ha vissuto la sua agonia in preghiera. E’ morto pregando. Davvero, si è addormentato nel Signore”.

Commossa la partecipazione dei fedeli: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, pellegrini giunti appositamente dalla Polonia e da ogni parte del mondo. E non potevano mancare, numerosissimi, i giovani:
 
“Che bel segno la vostra presenza così numerosa!”.
 
(Applausi)

 
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Dunque in tanti erano presenti in Piazza San Pietro per ricordare Giovanni Paolo II. Sentiamo alcune testimonianze, raccolte da Francesca Fialdini: RealAudioMP3

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R. – Ho dei ricordi ancora vivi, perché in tutti i 25 anni di Pontificato gli sono sempre stata vicina, sin da giovane. Quando è venuto a Milano, a Monza, lo abbiamo seguito. Lo abbiamo seguito anche nei suoi anni di sofferenza, sino alla fine. Quindi, si può dire che per me sia ancora presente e vivo. Lo ricorderò per tutta la mia vita.

 
D. – Sono passati due anni dalla morte di Giovanni Paolo II. E’ un ricordo o qualcosa di più?

 
R. – Era un simbolo della bontà. Era un Papa che ammiravo.

 
D. – Cosa le comunicava?

 
R. – Comunicava fede.

 
R. – Un segno di fede, di speranza. Si sentiva qualcosa dentro di gioioso.

 
D. – Di dove siete?

 
R. – Noi siamo parmigiani, ma veniamo dalla Svizzera. Viviamo in Svizzera.

 
R. – Per me è un dovere essere qui, dato che è venuto a trovarci in Sudan diversi anni fa. E’ stato l’unico Papa a venire. E’ stata una giornata meravigliosa in cui ha riunito musulmani e cristiani in un’unica festa di fraternità. Io sono missionaria comboniana in Sudan da 26 anni.

 
D. – Oggi se chiudi gli occhi e pensi a lui che cosa ti viene in mente?

 
R. – Tante immagini, tanti viaggi e una voglia di comunicare ampia, a 360 gradi. La cosa che mi piaceva molto nei suoi viaggi è che cercava di raggiungere tutti i punti della Terra per portare il suo messaggio.

 
R. – Un papà, specialmente per i giovani.

 
D. – Due anni fa, questa piazza e non solo, Roma, è stata invasa di pellegrini…

 
R. – Non le posso dire quello che ho fatto per entrare. Non si entrava da nessun parte. I ragazzi erano tutti per terra, e ciò mi ha meravigliato, per questo parlo dei giovani. Uno pensa sempre che la Chiesa, il Papa, i vescovi, coinvolgano persone più grandi. Invece, vedendo tutta questa gioventù fare la notte, buttata per terra di qua e di là, mi ha molto stupito.

 
D. – Oggi trova continuità rispetto a prima?

 
R. – Ieri sono stata qui a Piazza San Pietro e c’era moltissima gente. Infatti, ho detto che per Papa Benedetto è lo stesso, perché il Papa è il Papa.

 
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