Il vescovo di Gubbio Ceccobelli: distorte le mie parole sulla libertà di coscienza
in un’intervista al quotidiano La Stampa
“Profondamente amareggiato”: così si è detto, in una nota, il vescovo di Gubbio,
mons. Mario Ceccobelli, denunciando un uso distorto delle sue parole sulla libertà
di coscienza in un’intervista pubblicata sul quotidiano torinese La Stampa, dal titolo:
“Anche i politici hanno libertà di coscienza”. L’intervista si affiancava a quella
dell’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, sul tema dei DICO. “Le mie
parole – scrive mons. Ceccobelli, citato dal quotidiano Avvenire – sembrano contrapporsi
a quelle del confratello Giuseppe Molinari. Lungi da me una tale intenzione. Il mio
– precisa – era un ragionamento di carattere generale sul compito della Chiesa, che
è quello di insegnare e di formare coscienze rette, secondo il suo autorevole insegnamento,
fondato sulla Parola di Dio. E’ chiaro – aggiunge – che anch’io condivido la Nota
dei vescovi italiani sulla famiglia e sulle unioni di fatto”. Secondo mons. Ceccobelli,
“è la famiglia, fondata sul matrimonio, il luogo dell’educazione e della formazione
delle nuove generazioni; se verrà meno anche questa basilare istituzione – avverte
il presule – la società andrà incontro a tempi difficilissimi di totale sbandamento”.
Il vescovo di Gubbio precisa allora il suo vero pensiero sulla libertà di coscienza
dei cattolici in politica. “Il cristiano – afferma – ha il dovere di formarsi una
coscienza retta, che abbia come punti di riferimento la Parola di Dio, l’insegnamento
della Chiesa e la legge naturale”. “Proprio alla luce di questo principio – sottolinea
mons. Ceccobelli – non ci si può appellare alla propria coscienza per agire in modo
autonomo e secondo logiche di parte, magari giustificandosi con l’attribuirsi il titolo
di ‘cristiano adulto’. Questa mia precisazione – conclude – è volta a chiarire l’effettivo
significato delle mie espressioni e ad escludere ogni altra chiave interpretativa”.
(A cura di Roberta Moretti)