2007-03-30 11:39:31

La vita è priva di senso se non s'incontra con l'amore vero. Cosi’ il Papa ai giovani romani nella Basilica di San Pietro per la liturgia penitenziale


Un invito a “incidere con una testimonianza autenticamente cristiana” per edificare nel mondo intero la civiltà dell’Amore. Lo ha rivolto il Papa ieri pomeriggio ai numerosissimi giovani romani accorsi in Basilica di San Pietro e in Aula Paolo VI per la celebrazione della liturgia penitenziale in preparazione alla 22.ma Giornata Mondiale della Gioventù che si celebrerà nelle singole diocesi domenica prossima, Domenica delle Palme. “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”, è il tema di quest’anno. Il servizio è di Paolo Ondarza. RealAudioMP3

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“Un incontro attorno alla Croce”: il Papa ha definito così la celebrazione della liturgia penitenziale a San Pietro con i giovani di Roma. Al centro dell’altare il Crocifisso della Cappella Sistina: segno della misericordia divina incarnata da Gesù fino alla follia della Croce. Benedetto XVI ha ricordato il comandamento nuovo di Cristo, pronunciato prima del tradimento: “Come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. 7 giovani hanno presentato all’altare i 7 vizi capitali, poi 7 lumi sono stati accesi: la luce della speranza portata da Cristo che illumina il buio della realtà umana macchiata dal peccato. Il Papa ha citato l’Enciclica Redemptor hominis di Giovanni Paolo II:

“'L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa pienamente'. Ancor più il cristiano non può vivere senza amore. Anzi, se non incontra l’amore vero non può dirsi nemmeno pienamente cristiano".

“L’ incontro con la Persona di Cristo da vita a un nuovo orizzonte” ha detto Benedetto XVI citando la Deus caritas est:

"L’amore di Dio per l’uomo, che si esprime in pienezza sulla Croce, è descrivibile con il termine agape, ossia 'amore oblativo che cerca esclusivamente il bene dell’altro', ma pure con il termine eros. Infatti, mentre è amore che offre all’uomo tutto ciò che Dio è, come ho osservato nel Messaggio per questa Quaresima, è anche un amore dove il 'cuore stesso di Dio, l’Onnipotente, attende il ‘sì’ delle sue creature come un giovane sposo quello della sua sposa'”.

Per dire sì a Cristo ecco il sacramento della Confessione amministrato dal sacerdote: ricevendolo con fede e devozione e dopo un attento esame di coscienza l’uomo abbandona “l’illusione di un’impossibile autosufficienza e la seduzione delle menzogne del Maligno”.

La Basilica di San Pietro si è trasformata in spazio della misericordia. I giovani romani hanno dapprima formulato una richiesta comune di perdono, poi il momento più forte: la Confessione individuale amministrata dal Santo Padre e da oltre 200 sacerdoti. Ai partecipanti il Papa ha affidato un impegno:
 
"Uscendo da questa celebrazione, con i cuori ricolmi dell’esperienza dell’amore di Dio, siate preparati ad 'osare' l’amore nelle vostre famiglie, nei rapporti con i vostri amici e anche con chi vi ha offeso. Siate preparati ad incidere con una testimonianza autenticamente cristiana negli ambienti di studio e di lavoro, ad impegnarvi nelle comunità parrocchiali, nei gruppi, nei movimenti, nelle associazioni e in ogni ambito della società".

 

“Il mondo aspetta questo contributo per l’edificazione della civiltà dell’amore" – ha aggiunto:

“L’orizzonte dell’amore è davvero sconfinato: è il mondo intero!”


Il Papa ha invitato i fidanzati a vivere vivete "il fidanzamento nell’amore vero, che comporta sempre il reciproco rispetto, casto e responsabile". Ai giovani chiamati alla consacrazione ha chiesto di rispondere con un “sì” a Dio "generoso e senza compromessi”. Per essere pienamente vero, libero e sorgente di gioia – ha detto – l’amore richiede sacrificio, abnegazione, fedeltà e perseveranza.
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Ma cosa rappresenta per i giovani il sacramento della Confessione ? Marina Tomarro ha raccolto le voci di alcuni partecipanti alla Liturgia penitenziale: RealAudioMP3

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R. - Innanzitutto aprire un dialogo a cuore aperto con Dio, quindi parlare con Lui senza nascondergli nulla. Soltanto così abbiamo la possibilità di arrivare a toccarlo con lo spirito e sentirlo dentro.

R. - E’ un momento molto importante perché è il momento in cui il cristiano si riconosce peccatore di fronte alla grandezza di Cristo e di conseguenza è l’unico momento in cui ci si può riavvicinare e riappacificare con Lui.

R. - E’ la dimostrazione dell’amore che Dio ha verso di noi, perchè anche se noi ripetiamo ogni volta i nostri peccati c’è sempre questa misericordia, c’è sempre questo perdono che siamo sicuri di ricevere.

D. - La Confessione è un sacramento che hai sempre praticato o l’hai riscoperto ultimamente?

R. - L’ho riscoperto ultimamente perchè per tanto tempo l’ho praticato sempre come una routine, ma ora ho capito cosa vuol dire il vero perdono dei peccati.

R. - E’ un sacramento che ho sempre praticato e tuttora lo pratico: questo mi fa andare avanti nella fede.

R. - Da piccoli si tentenna ad andare a confessarsi però quando si ha la consapevolezza del peccato, quando si ha consapevolezza anche della misericordia, si riscopre il sacramento della Confessione.

D. - Fulcro della confessione è il perdono di Dio, ma per te cosa vuol dire perdonare?

R. - Il perdono è difficile però senza il perdono non si vive perché senza il perdono il nostro cuore non è libero per accettare Dio e per accoglierlo sempre, come dovremmo fare. Il perdono deve essere il nostro costante obiettivo, anche quando ci sembra difficile.

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