2007-03-26 11:41:57

I vescovi siciliani dal Papa per la visita ad Limina: ne parliamo con l'arcivescovo di Palermo Paolo Romeo


Il Papa ha ricevuto oggi il primo gruppo di vescovi della Regione Sicilia in visita “ad Limina”. Nell’isola vivono oltre 5 milioni di persone: i sacerdoti, tra regolari e secolari, sono 3200. Quella siciliana è una Chiesa vivace, ma che deve far fronte a numerose difficoltà come spiega, al microfono di Francesca Sabatinelli, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, presidente della Conferenza episcopale della Regione Sicilia: RealAudioMP3

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 R. - Quella siciliana è una Chiesa che guarda con speranza ed impegno al futuro. In Sicilia non sono mai sufficienti i sacerdoti e dovremmo moltiplicare gli sforzi per aumentare il numero dei seminaristi. Registriamo al tempo stesso un rinnovamento nella vita religiosa. Dobbiamo ricordare che a Palermo c’è la figura, che forse non scopriremo mai sufficientemente, di don Pino Puglisi. C’è dunque questa ricchezza, questa vivacità. Ovviamente sentiamo anche il bisogno di essere confermati in questo lavoro, che non è facile.

D. - A proposito delle difficoltà, proprio all’inizio del suo incarico, lei parlò di una Palermo in vera emergenza, di una situazione di forte degrado…

R. - La situazione della legalità nella regione ci preoccupa enormemente perchè s’infiltra dovunque la non legalità. Inoltre, a causa delle condizioni ambientali, socio-politiche, molti dei migliori figli di questa terra sono costretti a intraprendere il cammino dell’emigrazione, per cercare lavoro e migliorare le proprie condizioni di vita. Questa è come un’emorragia permanente. Ci sono interi quartieri, soprattutto a Palermo, dove basta andare in giro per vedere un degrado sociale gravissimo: giovani che non hanno un futuro, che aspettano e che avranno difficilmente un posto di lavoro. Là dove vi è un atteggiamento di assistenzialismo si crea un terreno favorevole per la droga, per l’alcool, per il furto, per la violenza. Questo è il degrado che noi dobbiamo veramente combattere. Del resto, l’esempio che ci ha dato Pino Puglisi è molto chiaro in questo senso.

D. - Della Sicilia si dice sempre che è un importante terreno per il dialogo interreligioso…

R. - La vocazione della Sicilia è quella di essere un tratto d’unione tra l’Europa e l’Africa. Ha una lunga storia di incrocio di civiltà. Ed in questo incrocio è avvenuto qualcosa di molto importante e di molto significativo: i siciliani non sono mai stati schiavizzati dalle popolazioni che venivano nell’isola, c’è stata un’integrazione. Anche in tempi recenti c’è questa accoglienza, questo convivere. C’è chi è sul posto ed accetta questa presenza e c’è chi viene e rispetta chi li accoglie. Da una quindicina di anni, per esempio, funziona una scuola araba a Mazara del Vallo, che non ha creato problemi né con le autorità civili, né con la comunità locale. Questo vuol dire che gli immigrati, soprattutto quelli provenienti dal Marocco, dalla Tunisia, dove c’è meno radicalismo e fondamentalismo religioso, sono stati accolti dai siciliani. Non è avvenuto un processo di discriminazione e di rigetto. Noi abbiamo qui in Sicilia un dialogo interreligioso con settori musulmani abbastanza proficuo. Recentemente dieci docenti della facoltà di Palermo, della Facoltà teologica, sono stati per una settimana in Iran per colloqui religiosi. Adesso ci prepariamo a ricevere nella Facoltà teologica l’ex presidente Kathami. Proprio questa accoglienza, questo DNA dei siciliani, permette un dialogo forte.

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