Benedetto XVI riceve il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli
Oggi è stato ricevuto dal Papa anche il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di
Napoli. Ai nostri microfoni racconta come la sua diocesi si sta preparando alla
Pasqua, in un periodo molto difficile che sta vedendo una recrudescenza della violenza
di stampo camorristico. Ascoltiamo il porporato al microfono di Fabio Colagrande:
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R. - Ho cercato di incarnarmi un po’ nella situazione
che stiamo vivendo in questo particolare momento per dare alla Quaresima una caratteristica
fortemente biblica, pastorale e anche con qualche riflesso nel sociale e per risvegliare
le coscienze che si trovano in uno stato piuttosto quiescente, un po’ monotono, e
dare dei segnali forti affinché potessero rientrare un po’ in se stessi e quindi cercare
di svegliare quel senso molto profondo che si sente qui a Napoli. In modo particolare
si è voluto risvegliare l’attenzione dei giovani con una lettera che io ho inviato
proprio all’inizio della Quaresima contro questo “bullismo”, contro queste baby-gang…
D.
– Lei si è rivolto con questa lettera ai giovani e li ha invitati ad abbandonare la
violenza, concretamente a “lasciare cadere i coltelli”. Già c’è stata una risposta,
non è vero?
R. – E’ stata una risposta molto concreta,
e direi anche superiore alle previsioni. La risposta è stata forte, e poi al di là
del numero dei coltelli, è stata una iniziativa molto interessante nel senso che
questa lettera è stata inviata, dal provveditore agli studi della regione, a tutte
le scuole. Tutte le scuole hanno letto la lettera e la stanno discutendo ed anche
con una partecipazione molto intensa. Credo che questa sensibilizzazione dei giovani
sui valori autentici della vita e della giovinezza, è forse questo il migliore risultato
che ci si poteva aspettare.
D. – Lei recentemente
ha affermato che la questione dei giovani, della disoccupazione giovanile, è la vera
e propria questione meridionale in questo momento. La Chiesa cosa può fare in questo
campo?
R. – Per i giovani si stanno creando - alcuni
già esistono, altri si stanno realizzando – delle mini cooperative per raccogliere
i giovani, non farli stare nelle strade e insegnare loro, per esempio, un’arte o un
mestiere. Sono tutte cose che oggi occupano i giovani e domani li possono mettere
in un mercato che li possa assorbire e impegnarli.
D.
– Cardinale Sepe, a questo punto, mentre si avvicina la Pasqua, lei può in qualche
modo tracciare anche un bilancio di questi primi mesi che ha trascorso come pastore
della arcidiocesi di Napoli? Cosa ha capito della realtà sociale di Napoli, qual è
la situazione, in questo momento, di questa città e della provincia che spesso è sui
giornali per fatti di cronaca nera?
R. – C’è una
sensibilità molto forte ad un riscatto, ad un riscatto civile, ad un riscatto anche
culturale, e ad un riscatto anche economico, soprattutto poi se è fondato sulle motivazioni
religiose che noi cerchiamo di dare continuamente nei vari incontri, soprattutto con
i giovani. C’è una risposta molto positiva. C’è bisogno però che questi ragazzi in
genere, ma anche la popolazione, sia aiutata a darsi delle motivazioni per poter reagire.
Fino adesso non è che si può fare un vero e proprio bilancio ma certamente c’è questa
grossa volontà, questo grosso impegno e anche una risposta molto positiva a queste
iniezioni di fiducia, di speranza, che stiamo cercando di mettere un po’ in tutti.