“Il vero nemico è l’attaccamento al peccato”: così Benedetto XVI, in visita pastorale
alla Parrocchia romana di Santa Felicita e Figli Martiri
Solo il perdono di Dio e il suo amore ricevuto con cuore sincero liberano l’uomo dal
peccato, che è la radice di ogni male: questo, il punto centrale dell’omelia di Benedetto
XVI, che stamani si è recato in visita pastorale alla Parrocchia romana di Santa Felicita
e Figli Martiri al quartiere Fidene, dove ha presieduto la Santa Messa. Accolto da
una folla in festa, il Papa ha salutato i fedeli, dicendo: “Siete le pietre vive della
Chiesa”. Il servizio di Roberta Moretti:
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“Il vero
nemico è l’attaccamento al peccato, che può condurci al fallimento della nostra esistenza”:
commentando il brano evangelico della donna adultera condannata alla lapidazione,
Benedetto XVI spiega che “solo il perdono divino e il suo amore ricevuto con cuore
aperto e sincero ci danno la forza di resistere al male e di ‘non peccare più’”.
“Solo
l’amore di Dio può cambiare dal di dentro l’esistenza dell’uomo e conseguentemente
di ogni società, perché solo il suo amore infinito lo libera dal peccato, che è la
radice di ogni male”.
Gesù è venuto sulla terra – aggiunge
Benedetto XVI – “per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l’Inferno, del quale
poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore
al suo amore”.
“Se è vero che Dio è giustizia, non bisogna dimenticare che
Egli è soprattutto amore: Se Cristo odia il peccato è perché ama infinitamente ogni
persona umana. Ama ognuno di noi e la sua fedeltà è così profonda da non lasciarsi
scoraggiare nemmeno dal nostro rifiuto”.
“L’atteggiamento di Gesù – precisa
il Papa – diviene in tal modo un modello da seguire per ogni comunità, chiamata a
fare dell’amore e del perdono il cuore pulsante della sua vita”. Alla comunità del
quartiere Fidene, in particolare, dove “non mancano certo situazioni di disagio sia
materiale che morale”, il Papa rivolge l’invito a nutrirsi delle “abbondanti provviste
spirituali” donate dal Signore “per attraversare il deserto di questo mondo e trasformarlo
in un fertile giardino”:
“Queste provviste sono l’ascolto docile della sua
Parola, i Sacramenti e ogni altra risorsa spirituale della liturgia e della preghiera
personale. In definitiva, la vera provvista è il suo amore. L’amore che spinse Gesù
ad immolarsi per noi ci trasforma e ci rende a nostra volta capaci di seguirlo fedelmente”.
Infine, l’esortazione a “seguire il Vangelo senza esitazioni e senza compromessi”,
attraverso l’intercessione della Vergine Maria.
Incontrando poi il Consiglio
Pastorale della Parrocchia, Benedetto XVI ha sottolineato che “una società nella quale
la coscienza cristiana non vive più perde la direzione, non sa più dove andare” e
“finisce nel vuoto, fallisce”. “Solo se la coscienza viva della fede illumina i nostri
cuori – ha aggiunto – possiamo costruire una società giusta”. Il Papa ha quindi spiegato
il ruolo del Magistero rispetto alla formazione delle coscienze: “Non è il Magistero
che impone dottrine” – ha detto Benedetto XVI – ma “aiuta perché la coscienza stessa
possa ascoltare la voce di Dio” e “conoscere la volontà del Signore”. Il Magistero
è quindi “solo un aiuto perché la responsabilità personale, nutrita da una coscienza
viva, possa realmente funzionare e così aiutare perché sia presente la giustizia per
tutti i fratelli nel mondo”. “Oggi – ha concluso il Papa – non c’è solo la globalizzazione
economica, ma anche questa universalità per cui siamo tutti responsabili di tutti”.