2007-03-25 14:33:26

I cristiani contribuiscano ad un’Europa unita per favorire pace, giustizia e solidarietà tra le genti: così il cardinale Attilio Nicora a conclusione del Congresso europeo della COMECE


Nel processo di integrazione europea la passione innovatrice dei cristiani è chiamata a misurarsi con la storia contemporanea per favorire pace, giustizia e solidarietà: così stamani il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, durante la celebrazione eucaristica che ha concluso, nella Basilica di San Pietro il congresso europeo della COMECE “Valori e prospettive per l’Europa di domani”. Nella sua omelia il porporato ha voluto ricordare l’invito rivolto ieri da Benedetto XVI ad edificare una nuova Europa “realistica ma non cinica, ricca di ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante verità del Vangelo”. Il servizio di Tiziana Campisi:

**********

Se l’integrazione istituzionale europea ha compiuto indubbi e fruttuosi passi in avanti, è l’unità spirituale, sempre invocata e indicata dai papi, la dimensione più esposta a rischio, ha avvertito il cardinale Attilio Nicora. Evidenziando i contenuti del messaggio rivolto alla COMECE da Benedetto XVI, il porporato ha espresso la stessa preoccupazione del Santo Padre che, nell’attuale momento storico teme per l’Europa una singolare forma di apostasia da se stessa e dalla propria genuina identità. Per questo il cardinale Nicora ha voluto indicare ai cristiani la strada da percorrere:

“Il processo dell’integrazione europea verso forme di sempre più giusta e feconda unità, è uno dei campi dove la passione innovatrice dei cristiani è chiamata a misurarsi con la storia contemporanea per favorire pace, giustizia e solidarietà tra le genti di questo singolare continente ricco di contenuti e apporto esemplare incoraggiante ad un nuovo ordine mondiale”.

Alle parole del porporato hanno fatto eco, al termine della Messa, quelle del presidente della COMECE, mons. Adrianus van Luyn, che nell’Europa unita vede uno strumento per unire l’umanità intera nella diversità, un contributo alla civiltà dell’amore nel mondo e alla costruzione del Regno di Dio, di giustizia, di amore e di pace:

“Con questa fede e speranza torniamo alle nostre Chiese locali più che mai disposti ad impegnarci con tutte le nostre forze per la riconciliazione e unione tra i popoli e le nazioni, incarnando i valori umani fondamentali nel nostro Continente, aprendo in tal modo pure delle prospettive feconde per gli altri Continenti”.

Il cardinale Nicora ha voluto anche far proprio l’appello lanciato nel 1958 dall’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, ad un anno dalla firma dei trattati di Roma che segnarono la nascita della Comunità europea,:

“Guardate bene – diceva – e vedete che questa unione che sta delineandosi e che oscilla a stagione a stagione fra una conclusione che sembra felice e una delusione che sembra mortale, è un’unione fragile e precaria, piuttosto prodotta da forze estrinseche che la vogliono che non palpitante di interiore vitalità propria ed autonoma”.

Ripetendo le parole del futuro Paolo VI, il porporato ha detto che l’Europa avrà una unità spirituale quando “una circolazione di pensiero, di sangue e di amicizia, di una cultura comune, fonderà i diversi popoli”, ma con Montini ha anche osservato:

“I componenti di questa unità – aggiungeva – non vogliono cedere nulla della loro sovranità e quindi andiamo verso una pace che può essere equivoca, fragile e precaria. Abbiamo bisogno che un’anima unica componga l’Europa, perché davvero la sua unità sia forte, sia coerente, sia cosciente e sia benefica e ci soccorrano a questa convergenza delle aspirazioni umane, cioè verso l’unità spirituale dell’Europa, le voci più qualificate di quelli che la amano”.

Infine il cardinale Nicora ha rinnovato l’esortazione di Benedetto XVI, il suo invito alla speranza:

“Non stancatevi e non scoraggiatevi – ci ha detto il Papa – voi sapete di avere il compito di edificare, con l’aiuto di Dio una nuova Europa, realistica ma non cinica, ricca di ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante verità del Vangelo”.

***********

Un particolare messaggio in vista della seduta solenne del Consiglio europeo, oggi a Berlino, per il 50.mo del Trattato di Roma, è stato affidato ieri mattina al presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, dai partecipanti al Convegno organizzato dalla COMECE, la Commissione degli episcopati dell’Unione Europea. Il “Messaggio di Roma”, come è stato titolato, chiede in sostanza che il Vecchio continente “riconosca esplicitamente” la lunga eredità del suo “patrimonio cristiano”. Il Convegno si è chiuso nel tardo pomeriggio di ieri all’Hotel Ergife di Roma. Il servizio del nostro inviato, Alessandro De Carolis.

**********

Romano Prodi ha accolto con piacere il ruolo di latore del “Messaggio di Roma” conferitogli dai partecipanti al Convegno della COMECE, che lo hanno stilato e approvato in vista dell’assise europea di oggi a Berlino. Il Messaggio riecheggia da vicino i temi del discorso rivolto ai convegnisti da Benedetto XVI, in udienza: una serie di sfide continentali – sviluppo e sicurezza europee, difesa dei diritti umani e lotta agli abusi, attenzione ai giovani, tutela dell’ambiente e del clima, ma anche cooperazione internazionale per sconfiggere la povertà in Africa. “Chiediamo che l’UE sia guidata dai principi che hanno ispirato l’unificazione europea fin dall’inizio”, tra i quali l’uguaglianza tra uomo e donna, la pace, la solidarietà e la sussidiarietà. Prodi ha detto che “il non essere riusciti ad inserire un riferimento alle radici cristiane dell’Europa nel Trattato costituzionale” - per il quale ha confessato di essersi “lungamente e silenziosamente adoperato” – “non significa misconoscerle. La difficoltà è nata per retaggi del passato”. E riferendosi all’appuntamento di domani a Berlino ha commentato:

“E’ l’occasione per ritornare a riflettere sul senso e la natura del progetto di integrazione europea. E io sono d’accordo con voi, con le vostre conclusioni, che prima di ogni cosa l’Unione Europea debba essere una solida comunità di valori. E il senso del documento è proprio un documento di valori. L’Europa – lo ripeto da molto tempo – ha oggi più che mai bisogno di un pensiero e di un’anima”.

Il vescovo di Rotterdam, Adrianus van Luyn, presidente della COMECE, ha ribadito in conferenza stampa che quello del Papa è stato “un avvertimento a prendere sul serio l’identità dell’Europa di cui il cristianesimo è un elemento fondativo”. E sulla necessità di riaffermare l’efficacia etica dei valori cristiani in ambito sociopolitico, educativo ed economico si sono alternati i nove relatori che hanno preso la parola nel pomeriggio di ieri, tra cui il rettore dell’Università Cattolica di Milano, Lorenzo Ornaghi – che ha parlato in difesa della vita e della dignità umana - e la presidente della Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa, la tedesca Elisabeth Bussmann, che ha definito “importante” il Messaggio di Roma per il “futuro sociale” del continente: “Senza famiglia non c’è Stato - ha asserito - e ciò vale non solo per la Germania ma anche per l’Europa”. Originale e suggestivo il consuntivo dei lavori tracciato dall’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, vicepresidente della COMECE. Mettendo a confronto le istanze dell’Europa del 21.mo secolo con le cattedrali europee - emblema dei duemila anni di retaggio cristiano - il presule si è soffermato sull’apparente “inutilità” delle guglie, lontane dalla sensibilità architettonica moderna. Eppure, ha osservato, esse “sono il segno di quando le persone guardavano in alto, a ciò che non è solo pragmatico e misurabile”, ma anche ideale, “senza il quale il mondo sarebbe disumano”. I delegati del Convegno della COMECE, presenti stamani all’Angelus, hanno concluso ieri sera il Convegno con un momento simbolico: la recita dei Vespri al cimitero di San Lorenzo al Verano, dove riposa uno dei “padri” dell’Europa unita, Alcide De Gasperi. Una cerimonia che ha visto il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, recitare una preghiera in memoria dello statista italiano alla presenza della figlia, Maria Romana De Gasperi.

**********









All the contents on this site are copyrighted ©.