I popoli europei non dimentichino i valori cristiani, solido fondamento dell’Europa
unita: l’esortazione del Papa, ieri, ai partecipanti al Congresso della COMECE per
i 50 anni dei Trattati di Roma
I valori cristiani siano fermento di civiltà per l’Europa del Terzo Millennio: è la
riflessione offerta da Benedetto XVI ai partecipanti al Congresso della COMECE per
i 50 anni dei Trattati di Roma. Un discorso appassionato, quello del Papa, che ha
esortato tutti i cristiani del Vecchio Continente ad impegnarsi per un’Europa giusta
e solidale. La delegazione della COMECE è stata guidata dal suo presidente, mons.
Adrianus van Luyn, che, nel suo indirizzo d’omaggio, ha sottolineato come la fede
richiami i cristiani di tutte le confessioni ad una responsabilità particolare per
la comunità dei popoli europei. Il servizio di Alessandro Gisotti:
*********** Per
avvicinarsi ai loro cittadini, i governi dell’Unione non escludano un “elemento essenziale
dell’identità europea qual è il Cristianesimo”: è l'esortazione di Benedetto XVI,
che nel suo discorso ai partecipanti al Congresso della COMECE ha messo l’accento
sui valori fondativi dell’Europa unita:
“Non si può pensare di edificare
un’autentica “casa comune” europea trascurando l’identità propria dei popoli di questo
nostro Continente. Si tratta infatti di un’identità storica, culturale e morale, prima
ancora che geografica, economica o politica; un’identità costituita da un insieme
di valori universali, che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare, acquisendo così
un ruolo non soltanto storico, ma fondativo nei confronti dell’Europa. Tali valori,
che costituiscono l’anima del Continente, devono restare nell’Europa del terzo millennio
come “fermento” di civiltà”. Se
questi valori venissero meno, si è chiesto il Papa, “come potrebbe il “vecchio” Continente
continuare a svolgere la funzione di “lievito” per il mondo intero?” Non è, dunque,
motivo di sorpresa, ha proseguito, che “l’Europa odierna, mentre ambisce di porsi
come una comunità di valori, sembri sempre più spesso contestare che ci siano valori
universali ed assoluti”. Si tratta per il Pontefice di una “singolare forma di “apostasia”
da se stessa, prima ancora che da Dio”. Un fenomeno che la induce “a dubitare della
sua stessa identità”. Si finisce così per “diffondere la convinzione che la ponderazione
dei beni sia l’unica via per il discernimento morale e che il bene comune sia
sinonimo di compromesso”. Ma questo, ha avvertito, non può essere accettabile “ogniqualvolta
comporti accordi lesivi della natura dell’uomo”:
“Una comunità che si
costruisce senza rispettare l’autentica dignità dell’essere umano, dimenticando che
ogni persona è creata ad immagine di Dio, finisce per non fare il bene di nessuno.
Ecco perché appare sempre più indispensabile che l’Europa si guardi da quell’atteggiamento
pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso
sui valori umani essenziali, come se fosse l’inevitabile accettazione di un presunto
male minore”. Questo pragmatismo, ha aggiunto,
viene presentato “come equilibrato e realista”, ma “tale non è, proprio perché nega
quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana”: “Quando,
poi, su un tale pragmatismo si innestano tendenze e correnti laicistiche e relativistiche,
si finisce per negare ai cristiani il diritto stesso d’intervenire come tali nel dibattito
pubblico o, per lo meno, se ne squalifica il contributo con l’accusa di voler tutelare
ingiustificati privilegi”. Per questo, è stata la sua esortazione,
nell’attuale momento storico, l’Unione Europea “per essere valida garante dello stato
di diritto ed efficace promotrice di valori universali, non può non riconoscere con
chiarezza l’esistenza certa di una natura umana stabile e permanente, fonte di diritti
comuni a tutti gli individui, compresi coloro stessi che li negano”. In tale contesto,
ha detto ancora, “va salvaguardato il diritto all’obiezione di coscienza, ogniqualvolta
i diritti umani fondamentali fossero violati”. Il Papa ha poi sottolineato l’esigenza
“di stabilire un sano equilibrio tra la dimensione economica e quella sociale”, ribadendo
le sue preoccupazioni sulla denatalità che caratterizza l’Europa di oggi: “Sotto
il profilo demografico, si deve purtroppo constatare che l’Europa sembra incamminata
su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia. Ciò, oltre a mettere a rischio
la crescita economica, può anche causare enormi difficoltà alla coesione sociale e,
soprattutto, favorire un pericoloso individualismo, disattento alle conseguenze per
il futuro”. L’Europa, ha aggiunto
con rammarico, sembra quasi che “stia perdendo fiducia nel proprio avvenire”. Il processo
di unificazione, ha rilevato, non è da tutti condiviso, “per l’impressione diffusa
che vari “capitoli” del progetto europeo siano stati “scritti” senza tener adeguato
conto delle attese dei cittadini”. Di qui le parole di incoraggiamento ai cristiani
chiamati a costruire una nuova Europa:
“Voi sapete di avere il compito
di contribuire a edificare con l’aiuto di Dio una nuova Europa, realistica ma non
cinica, ricca d’ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante
verità del Vangelo. Per questo siate presenti in modo attivo nel dibattito pubblico
a livello europeo, consapevoli che esso fa ormai parte integrante di quello nazionale,
ed affiancate a tale impegno un’efficace azione culturale”. “Il
Signore – ha concluso il Papa – renda fecondo ogni vostro sforzo e vi aiuti a riconoscere
e valorizzare gli elementi positivi presenti nell’odierna civiltà, denunciando però
con coraggio tutto ciò che è contrario alla dignità dell’uomo”.