2007-03-23 14:58:07

Nuovi scontri e morti nella Repubblica Democratica del Congo


Torna la violenza nella Repubblica Democratica del Congo. Scontri a Kinshasa tra governativi ed ex ribelli provocano almeno sette morti e decine di feriti. Il servizio di Giancarlo La Vella.

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Pochi mesi dopo le elezioni del novembre scorso, che avevano visto la riconferma del presidente in carica Joseph Cabila, la situazione è precipitata ieri a Kinshasa. Governativi e sostenitori dell'ex capo ribelle ed ex vicepresidente, Jean-Pierre Bemba, si sono affrontati, causando almeno sette morti, decine di feriti e danni ingenti a numerosi edifici. Evacuate oltre 600 persone, perlopiù dipendenti dell'ONU e di ambasciate. Stamani le autorità del governo dell’ex Zaire hanno emesso un mandato di arresto per “alto tradimento” nei confronti di Bemba, candidato sconfitto alle presidenziali, il quale si è poi rifugiato nell'ambasciata sudafricana a Kinshasa, secondo quanto confermato da un portavoce del ministero degli Esteri del Sudafrica a Johannesburg. Ma quali sono i motivi all’origine dell’esplosione delle proteste? Lo abbiamo chiesto al religioso dei Padri Bianchi, padre Italo Iotti, dal 1970 missionario nelle Repubblica Democratica del Congo:

R. – Bemba ha tantissimi soldati come guardie personali. Ha, quindi, una specie di milizia. Il governo vuole che queste cose finiscano e ha dato un ultimatum: ha deciso di far rientrare tutti i soldati in caserma. Il signor Bemba dice che non si sente sicuro con una piccola guardia personale. La confusione, quindi, è nata così. Adesso è una prova di forza. Questa notte c’è stato anche il tentativo riuscito di saccheggio da parte di ragazzi di strada. Credo che la confusione si stia allargando anche in altri punti della città. Il riflusso della gente che veniva dal centro ha creato un certo nervosismo anche nelle nostre periferie.

 
D. – C’è il rischio che si torni ai tempi drammatici della guerra civile?

 
R. – No, non credo, perché le elezioni sono state accettate dalla grande maggioranza della popolazione. C’è una parte, però, che non le accetta e spera che le cose vadano male. Non credo saranno sommosse sufficienti per creare una specie di rivoluzione o di guerra civile. Qui a Kinshasa evidentemente ci sono tanti giovani che non accettano il presidente attuale. Ad ogni modo credo non ci sia pericolo di una guerra civile, ma piuttosto di saccheggi anche nelle periferie.

 
D. – Qual è la situazione della Chiesa locale e dei missionari dopo le ultime elezioni?

 
R. – La situazione della Chiesa è una situazione di prudenza e di incoraggiamento, anche ad una ripresa della vita sociale più organizzata di prima. Quindi, noi abbiamo speranza nel nuovo governo. Vedremo, vedremo…
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