50 anni di pace e di storia comune: una scheda sulle tappe principali e le sfide future
dell'UE
50 anni di pace e di storia comune: questo festeggiano i Paesi dell’Unione Europea,
ricordando la firma a Roma, il 25 marzo del 1957, dei due Trattati che istituivano
la CEE, la Comunità Economica Europea. Sulle tappe dell’integrazione e sulle sfide
ancora da affrontare il servizio di Fausta Speranza ********** (musica) La
storia dell’integrazione europea è storia a tappe che prende il via con l’obiettivo
di una collaborazione tra i Paesi dell’Europa occidentale per assicurare la pace.
Nel 1949, nasce il Consiglio d’Europa, non ancora istituzione, difende diritti umani,
dialogo interreligioso e pace. Nel 1951 nasce la CECA, prima entità comunitaria a
sei Paesi. Mette in comune la produzione di carbone e acciaio ma lo spirito è ben
più profondo: trae origine dalla storica Dichiarazione Schuman, del 1950, con la quale
Robert Schuman, illustre politico franco-tedesco, chiede collaborazione e pace: "L'Europe
ne se fera pas d'un coup, ....". Sono sue parole, conservate con quelle degli altri
“padri fondatori”. Tra questi il politico francese Jean Monnet che esprime la sua
volontà di costruire nel senso della pace: "Contribuer essentiellement à orienter
l'action des hommes d'Europe dans le sens de la paix". Parla tedesco, ma il contenuto
di Konrad Adenauer é analogo. (Voce di Adenauer) Il nome dello statista cattolico
della Germania viene più spesso affiancato a quello illustre di Alcide De Gasperi.
Ma tra gli italiani ai quali l’Europa resterà sempre debitrice c’è anche Altiero Spinelli
con il suo Manifesto di Ventotene, altro progetto europeo ispiratore di collaborazione
e pace. Può essere difficile capire oggi la portata di questo ritornello costante
sulla pace: si dovrebbe sedere di nuovo tra le macerie della sanguinosa e devastante
II Guerra Mondiale. In ogni caso, per la pace e sul terreno dell’economia, l’obiettivo
di mettere insieme diverse sovranità nazionali è politico. Nei 50 anni che oggi
festeggiamo, che ricordano i due Trattati istitutivi della Comunità Economica Europea
nel 1957, questo obiettivo non è stato pienamente compiuto. L’Europa dal 1992 si chiama
Unione europea e non più Comunità economica; dal 2000 ha la Carta europea dei diritti
fondamentali; dal 2002 ha una moneta unica e forte; ha costruito un tessuto di scambi
di persone oltre che di cose, ma la struttura delle istituzioni non ha l’adeguato
spessore politico. (musica) La guerra dei Balcani, nei primi anni ’90, rappresenta
un duro smacco: non si riesce ad assicurare la pace appena al di là dei confini. Si
capisce che ci vorrebbe più forza politica. Nel 2003 la guerra in Iraq mette i Paesi
membri di fronte a un bivio. L’opinione pubblica marcia per la pace con numeri impressionanti,
e all’unisono, nelle principali capitali d’Europa, l’Europa dei governi si spacca:
la Spagna del popolare Aznar, l’Italia di Berlusconi, la Gran Bretagna di Tony Blair
sposano la linea di intervento statunitense. La Francia e la Germania si dissociano
in un clima di alta tensione. Anche lì matura lo scollamento tra popoli e leader che,
nutrito di altre questioni come il rischio di un eccessivo allargamento o la scarsa
informazione, porta nel 2005 ai ‘no’ delle popolazioni di Francia e Olanda al Trattato
costituzionale. Arriva come una doccia fredda sui capi di Stato e di governo e di
fatto congela in una pausa di riflessione di due anni quello che nel frattempo è diventato
il gigante europeo a 27. Nel 2004 sono entrati 10 Paesi e altri due a inizio 2007.
Raggruppa 485 milioni di persone e può essere presenza significativa nel mondo. Lo
ha sottolineato in questi giorni il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi,
che è stato presidente della Commissione europea: “Siamo la più grande struttura
economica del mondo e abbiamo una grande responsabilità per il futuro della politica
e dell’economia mondiale. Finora non abbiamo potuto esercitare a sufficienza a causa
delle nostre divisioni: adesso comincia un periodo in cui l’Europa dovrà inserirsi
in modo organico e stabile tra i leader della politica e dell’economia mondiale. Nella
politica estera ci si è resi conto che questo è arrivato a livello popolare, che la
mancanza della presenza europea è stato un danno oggettivo per la pace”. Da qui
la chiarezza del presidente del Parlamento Europeo, Hans Pöttering: “Die Europäische
Union befindet sich in einer entscheidenden Phase ...”. L’Unione Europea è in una
fase decisiva – ha spiegato Pöttering – annunciando in questi giorni la Dichiarazione
solenne che il vertice del 25 marzo 2007 consegna come base di lavoro per far ripartire
il processo costituzionale. Perché la pace non si nutra solo di economia ma anche
di politica. (musica) **********