Mons. Sgreccia ai media italiani: più correttezza nell'informazione. La libertà di
parola e di coscienza vale per tutti, anche per i cattolici
Correttezza dell’informazione, libertà di parola e di coscienza per tutti, anche per
i cattolici: è quanto chiede la Pontificia Accademia per la Vita che ieri ha definito
“palesemente parziali e fuorvianti” le interpretazioni, date da alcuni organi d'informazione
italiani, dei contenuti della Dichiarazione finale della sua XIII Assemblea Generale.
Il riferimento è in particolare all’invito all’obiezione di coscienza per quei cattolici
impegnati sul fronte della difesa della vita. Sul diritto all’obiezione di coscienza
Luca Collodi ha intervistato il presidente della Pontificia Accademia per la
Vita, mons. Elio Sgreccia: ********** R. - Questo
è un diritto di ogni cattolico, è un dovere di ogni cattolico ed è un contributo alla
crescita della società. Ora, difendere la vita umana è un diritto-dovere, è un beneficio,
un bene per la società e il laico cattolico, se condivide questo appello, come è ovvio
che sia per un cattolico di retta coscienza, saprà poi assumere le proprie responsabilità
e saprà anche quali sono le modalità in ogni nazione, per far valere la propria libertà
di coscienza. Non c’è nessuna istigazione, non c’è nessuna forzatura, non c’è nessuna
dettatura di ordini di carattere giuridico. Portiamo le nostre ragioni, abbiamo espresso
le motivazioni e le argomentazioni come si fa in un’assise di studio, a meno che non
sia proibito pensare e difendere i propri pensieri.
D.
– In Italia, nei giorni scorsi, ci sono stati dei commenti molto duri a questo vostro
intervento, addirittura è stato presentato come un attentato alla sovranità dello
Stato, o addirittura un’istigazione a commettere reato. Qual è la sua riflessione?
R.
– La mia riflessione è che è tutto il contrario: è una presa di coscienza a favore
della libertà di coscienza. Anche i cattolici hanno diritto di esprimere quello che
sentono, vivono e soffrono nella loro coscienza e ad esprimerlo a beneficio di tutte
le nazioni dove si trovano a vivere, anche laddove queste prese di coscienza sono
in contrasto o con la prassi o con le abitudini, o con la cultura del posto.
D.
– Mons. Sgreccia, perché secondo lei alcuni organi d'informazione italiani hanno dato
quelle che voi definite interpretazioni fuorvianti?
R.
– Penso che ci sia una cattiva informazione, un’ottica un po’ falsata di vedere che
tutto quello che fa la Chiesa, lo fa contro qualcuno, contro qualche movimento politico
o contro qualche corrente politica. In realtà qui è stato detto ben chiaro che quell'invito
era in favore della vita di tutti perché salvare la vita è un atto di pace nel mondo
e che la coscienza dei credenti sia la prima a gridare e a levare la sua voce con
tutto il rispetto degli altri, per difendere la vita degli innocenti. Credo che in
questo dovremmo meritare un elogio per essere sostenitori della libertà di coscienza.
D. – Ci sono secondo lei gruppi culturali, gruppi
economici che ostacolano la difesa della vita?
R.
– Indubbiamente ci sono degli interessi economici o delle visioni culturali che esasperano
semplicemente la libertà di agire, la libertà di comportamento, senza rendersi conto
che ogni libertà umana ha una sua responsabilità e ha il suo limite nel rispetto della
vita altrui. Ci sono quindi delle correnti culturali che hanno delle visioni non pienamente
umane di quello che è il diritto alla vita. **********