2007-03-22 12:34:14

Il Papa riceve il primo gruppo di vescovi sardi in visita ad Limina


Il Papa ha ricevuto stamane il primo gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Regione Sardegna in visita ad Limina, giudati da mons. Giuseppe Mani, arcivescovo di Cagliari e presidente dei vescovi sardi. La Sardegna conta poco meno di un milione e 700 mila abitanti: le diocesi sono dieci, con circa 1160 sacerdoti tra secolari e regolari. La Chiesa sarda è fortemente radicata tra la gente e vicina ai suoi problemi, legati soprattutto alla crisi dell’economia dell’isola. Sulla visita ad Limina ascoltiamo mons. Giuseppe Mani, al microfono di Massimiliano Menichetti:

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R. – La visita ad Limina è il momento centrale dell’espressione della comunione dell’episcopato con Pietro, per cui è un momento atteso, un momento desiderato; in tutta la visita sono coinvolti i pellegrini che vengono insieme ai vescovi: tra i momenti centrali c’è indubbiamente la preghiera sulle tombe dei martiri e la celebrazione nella cattedrale del Papa, a San Giovanni in Laterano.

 
D. – Quali sono le sfide, le emergenze che maggiormente affrontate come pastori?

 
R. – Vivere giorno per giorno la storia della Sardegna, che è una storia completamente in evoluzione. La Sardegna sta uscendo da una cultura agro-pastorale con tutte le sue bellezze e tutta la sua dimensione contemplativa, tutto il suo splendore che, aggiunto alle bellezze naturali, è quanto di più bello esista. Le sfide della Sardegna sono il passaggio da questa cultura ad una cultura industrializzata. E per noi vescovi la sfida è riuscire a far camminare questo popolo in cui c’è la vera fede verso la modernità, facendogli cogliere quanto di meglio nella modernità c’è.

 
D. – Si parla molto di crisi della famiglia, di problemi legati alla famiglia o ai giovani. In questo senso, in Sardegna c’è un tessuto vivo o anche qui ci sono problemi, ovvero la famiglia e i giovani sono un terreno di frontiera per la pastorale?

 
R. – Ovviamente, qui sono terreno di frontiera, ma non con la drammaticità del continente. Anche qui, purtroppo, ci sono le separazioni: non siamo ai livelli del continente e questo bisogna sottolinearlo. Direi che in Sardegna c’è veramente la fede autentica, la fede teologale, soprattutto la fede dei semplici, delle persone umili...
Per quanto riguarda i giovani, qui c’è un problema gravissimo, quello della scuola. La Sardegna ha un forte assenteismo scolastico.

 
D. – E la Chiesa che cosa fa, per essere vicina alle famiglie e ai giovani?

 
R. – La Chiesa è in prima linea. Per la famiglia grazie al nostro progetto pastorale cerchiamo di fornire supporti per educare, sostenerla e favorire lo sviluppo della famiglia; per quanto riguarda i giovani cerchiamo di stargli vicino, di ascoltarli, lavoriamo affinché gli stessi ragazzi trovino la loro vocazione.

 
D. – Qual è il punto sulle vocazioni sacerdotali?

 
R. – Il terreno qui è eminentemente vocazionabile. Cagliari ha 35 teologi! Qui non hanno mai avuto 35 teologi. Stiamo lavorando e si raccolgono veramente i frutti!

 
D. – La Sardegna, una terra anche di grande turismo. Un turismo visto anche come incontro, scambio e non solo come mero “prendere” ...

 
R. – La mia diocesi durante l’inverno conta 600 mila persone e durante l’estate un milione e mezzo, due milioni di persone. In tutte le parrocchie di mare c’è la Messa nelle piazze: io le chiamo le “Messe balneari”, è una cosa bellissima perché nelle grandi piazze vengono celebrate due, tre Messe, le piazze sono piene di gente che vengono da tutte le parti. Le celebrazioni sono organizzate con canti e grande è la partecipazione, si respira l’accoglienza... La Sardegna è una regione estremamente accogliente, per cui il turismo che sarà sicuramente il suo grande futuro, è anche un momento di grande importanza a livello pastorale.
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