70 anni fa la pubblicazione delle Encicliche di Pio XI “Divini Redemptoris” e “Mit
brennender Sorge”, contro i regimi totalitari del comunismo e del nazismo: ce ne parla
lo storico Pietro Scoppola
70 anni fa, il 19 marzo del 1937, veniva pubblicata l’Enciclica “Divini Redemptoris”,
con cui Pio XI denunciava gli errori e i misfatti del comunismo ateo. Esso “spoglia
l’uomo della sua libertà – scriveva il Pontefice del comunismo – toglie ogni dignità
alla persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli ciechi”. Qualche
giorno prima, il 14 marzo, con la “Mit brennender Sorge”, Papa Ratti aveva condannato
duramente l’ideologia nazista. Tiziana Campisi ha chiesto allo storico Pietro
Scoppola in quale clima sono nati questi due documenti:
********** R.
- E’ un clima abbastanza drammatico che già prelude al secondo conflitto mondiale,
quello che caratterizza la pubblicazione di questi due documenti. Siamo all’antivigilia
di questo evento drammatico che domina la storia del XX secolo e il Papa mette per
iscritto la sua ferma condanna nei confronti dei due totalitarismi, delle “due religioni
secolari”: da un lato il comunismo, con la “Divini Redemptoris”, e dall’altro il nazismo,
con la “Mit brennender Sorge”. Due Encicliche forti; quella contro il comunismo, forse,
ancor più netta e marcata di quella contro il nazismo. La condanna di Pio XI è molto
significativa e tra l’altro prelude a quell’Enciclica che non è stata pubblicata perché
Pio XI è morto prima di emanarla, l’Enciclica “Humani Generis Unitas” contro il razzismo
nazista. Adesso è tornata alla luce grazie a recenti ricerche: sono stati aperti gli
Archivi segreti vaticani e anche quei documenti sul pontificato di Pio XI fino a poco
tempo fa sconosciuti sono accessibili agli studiosi e stanno venendo fuori molti elementi
nuovi, molto interessanti per la storia di questo pontificato.
D.
– Quale impatto ebbero queste due Encicliche?
R.
– Ebbero un grande impatto in quegli ambienti in cui sono potute giungere, perché,
non lo dimentichiamo, sia il regime comunista del socialismo reale, come nell’Unione
Sovietica, sia il regime nazista, non avevano una stampa libera, non c’era libera
circolazione di idee. Gli stessi vescovi, gli stessi sacerdoti, nelle loro omelie
domenicali, facevano fatica a non provocare reazioni alla notizia. In Russia, poi,
c’era un clima di persecuzione religiosa. Dunque l’impatto delle due Encicliche è
stato forte a livello delle classi dirigenti che hanno potuto averne notizia, ma a
livello delle grandi masse popolari la conoscenza è stata, in qualche modo, ridotta
dalla mancanza di libertà, dalla mancanza della libera circolazione delle idee.
D.
– Come leggere gli echi che questi documenti hanno avuto?
R.
– Sono Encicliche che hanno un grandissimo valore perché la denuncia del fenomeno
della "religione secolare" - questa pretesa della politica di diventare il tutto della
vita umana, di assorbire la dimensione religiosa in se stessa - la condanna di questa
idea, ha un grande significato per quando fu pronunciata, ma allo stesso tempo sono
un monito per il futuro. Ancora oggi queste Encicliche sono un punto di riferimento
per i valori della democrazia, per i valori di libertà.
D.
– Queste due Encicliche sono state molto vicine: la “Divini Redempotoris” è del 19
marzo 1937, l’altra del 14 marzo…
R. – C’è una simmetria,
la volontà di una simmetria, la condanna del totalitarismo di destra, il nazismo,
che accompagna la condanna del totalitarismo di sinistra, il comunismo, messi sullo
stesso piano in quanto regimi che pretendono di assorbire tutto nella politica, di
fare della politica un valore assoluto guidata da leader che hanno poteri assoluti
come lo sono stati da una parte Stalin e dall’altra Hitler.
D.
– Rileggere oggi queste Encicliche, a quali riflessioni ci può portare?
R.
– Leggerle oggi ci dà un senso di angoscia, ci fa capire, ci fa sentire quali sono
state le grandi tragedie del secolo che abbiamo alle spalle, alla vigilia del secondo
conflitto mondiale, la tragedia più grande della storia umana con i suoi 50 milioni
di morti, e di cui i due totalitarismi sono corresponsabili. Per altro verso questi
due documenti sono un apertura verso il futuro in quanto indicano la via di un possibile
superamento, pongono le premesse per una rivendicazione della dignità della persona
umana. Sono i temi che poi saranno ripresi e sviluppati da Pio XII nei famosi messaggi
degli ultimi anni di guerra, messaggi in cui la Chiesa si schiera esplicitamente in
favore della democrazia come regime privilegiato per la garanzia della dignità dell’uomo. **********