2007-03-17 15:00:21

Non tutto ciò che è tecnicamente possibile e può apparire come un progresso della medicina “è per ciò stesso moralmente auspicabile”: così, i vescovi del Belgio, dopo il sì del Parlamento al progetto di legge che regola la procreazione assistita


Esiste una “frontiera invisibile davanti alla quale il progresso tecnologico deve inchinarsi: la dignità dell’uomo”: è quanto hanno ribadito i vescovi del Belgio, dopo il sì della Camera al progetto di legge che regola la “procreazione medicamente assistita”, già approvato dal Senato nel giugno scorso. Il testo inquadra una pratica comune in Belgio, tanto da richiamare anche coppie straniere: ogni anno, nel Paese, sono tra 2.500 e tre mila i bambini che nascono con la fecondazione artificiale o in vitro. La norma prevede che coppie sposate o no, eterosessuali e omosessuali, ma anche donne sole, possano far ricorso alle tecniche della procreazione assistita e all’uso di embrioni sovrannumerari e gameti. E’ ammessa la diagnosi pre-impianto e fissata a 45 anni l’età massima per il prelievo degli ovuli di una donna e a 47 per l’inseminazione, mentre non potranno ricorrere alla procreazione assistita le ragazze con meno di 16 anni, se non per motivi medici. Il provvedimento dà la possibilità del trasferimento di embrioni sovrannumerari anche dopo la morte del donatore, se quest’ultimo aveva espresso il consenso, ma la donna dovrà attendere un periodo minimo di sei mesi prima di praticare l’impianto, che comunque dovrà avvenire al massimo entro due anni. Riguardo agli ovuli già fecondati, si prevede che le pazienti possano conservare gli embrioni in sovrannumero per 5 anni, destinarli a esperimenti biomedici, oppure ‘donarli’ a terzi in forma gratuita e anonima. La destinazione degli embrioni a usi di ricerca scientifica (con relativa distruzione), era permessa già dal maggio del 2003. I vescovi belgi, che si erano già espressi contro la legge al momento della sua approvazione al Senato, hanno sottolineato che l’aspirazione a generare non deve prevalere sull’interesse del nascituro, e ribadito con forza che “il diritto del bambino è infinitamente superiore al diritto di avere bambini”. (A cura di Roberta Moretti) 







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