Non tutto ciò che è tecnicamente possibile e può apparire come un progresso della
medicina “è per ciò stesso moralmente auspicabile”: così, i vescovi del Belgio, dopo
il sì del Parlamento al progetto di legge che regola la procreazione assistita
Esiste una “frontiera invisibile davanti alla quale il progresso tecnologico deve
inchinarsi: la dignità dell’uomo”: è quanto hanno ribadito i vescovi del Belgio, dopo
il sì della Camera al progetto di legge che regola la “procreazione medicamente assistita”,
già approvato dal Senato nel giugno scorso. Il testo inquadra una pratica comune in
Belgio, tanto da richiamare anche coppie straniere: ogni anno, nel Paese, sono tra
2.500 e tre mila i bambini che nascono con la fecondazione artificiale o in vitro.
La norma prevede che coppie sposate o no, eterosessuali e omosessuali, ma anche donne
sole, possano far ricorso alle tecniche della procreazione assistita e all’uso di
embrioni sovrannumerari e gameti. E’ ammessa la diagnosi pre-impianto e fissata a
45 anni l’età massima per il prelievo degli ovuli di una donna e a 47 per l’inseminazione,
mentre non potranno ricorrere alla procreazione assistita le ragazze con meno di 16
anni, se non per motivi medici. Il provvedimento dà la possibilità del trasferimento
di embrioni sovrannumerari anche dopo la morte del donatore, se quest’ultimo aveva
espresso il consenso, ma la donna dovrà attendere un periodo minimo di sei mesi prima
di praticare l’impianto, che comunque dovrà avvenire al massimo entro due anni. Riguardo
agli ovuli già fecondati, si prevede che le pazienti possano conservare gli embrioni
in sovrannumero per 5 anni, destinarli a esperimenti biomedici, oppure ‘donarli’ a
terzi in forma gratuita e anonima. La destinazione degli embrioni a usi di ricerca
scientifica (con relativa distruzione), era permessa già dal maggio del 2003. I vescovi
belgi, che si erano già espressi contro la legge al momento della sua approvazione
al Senato, hanno sottolineato che l’aspirazione a generare non deve prevalere sull’interesse
del nascituro, e ribadito con forza che “il diritto del bambino è infinitamente superiore
al diritto di avere bambini”. (A cura di Roberta Moretti)